Scommesse, Cassazione conferma condanna a affiliato ai Mallardo. Giuste ricostruzioni su giro affari agenzie gestite per il clan

LA Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un soggetto che gestiva – attraverso dei prestanome – alcuni centri di scommesse per conto del clan camorristico Mallardo. L’uomo aveva provato a difendersi sostenendo che non fossero state fornite prove adeguate sul fatto che il clan percepisse degli ingenti profitti dalle agenzie in questione. Del resto – secondo l’uomo, i profitti delle agenzie erano “risibili da essere assolutamente inidonei ad integrare gli ingenti profitti”. In sostanza, l’accusa non avrebbe dimostrato che l’imputato contribuiva al rafforzamento dell’associazione.

Secondo la Suprema Corte, tuttavia, la ricostruzione effettuata dai giudici di merito è corretta. A iniziare dal fatto che siano bastati i soli profitti della raccolta legale – alcuni pentiti avevano fatto riferimento anche a ingenti ricavi dalle scommesse illegali – a determinare un guadagno ingente. I giudici territoriali hanno ricostruito  che il giro d’affari di un’agenzia in partticolare fosse di 374mila euro nel 2008, e di 455mila nel 2009, “per poi stimare l’utile conseguito dalla stessa società alla luce della commissione di circa il 10% riconosciuta alle agenzie che operano nel sistema delle scommesse sportive”. E quindi la Cassazione conclude che “La sentenza impugnata ha coerentemente ritenuto tale utile (che veniva diviso al 50 % tra l’imputato d il clan) consistente e quindi idoneo a fornire un significativo contributo alla vita ed al rafforzamento del clan. lp/AGIMEG