Roma, la Gdf confisca 23 milioni di euro in un’operazione antimafia: i clan imponevano slot agli esercizi autorizzati

Una vasta operazione antimafia ha portato i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma a eseguire un decreto di confisca emesso dal locale Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, nei confronti di 9 appartenenti al clan dei Casalesi per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro. I beni confiscati oggi erano stati già sottoposti a sequestro nel marzo del 2016, e consistono nell’intero patrimonio aziendale di 3 ditte individuali; nelle quote societarie, il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale di 5 società di capitali; in 8 unità immobiliari site in Roma e nelle province di Nuoro e L’Aquila; in un terreno sito in Roma; in 8 autovetture; un motociclo; in rapporti finanziari per un valore complessivo di stima di oltre 23 milioni di euro. Contestualmente il Tribunale di Roma ha disposto, nei confronti di 6 dei 9 proposti, l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di dimora nel comune di residenza per 3 anni.

Le indagini economico-patrimoniali, svolte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Capitale, sono state avviate grazie a una vasta operazione antimafia, condotta dalle Fiamme Gialle di Roma che, nell’ottobre 2013, nell’ambito dell’operazione «Criminal Games», aveva portato all’arresto di diversi esponenti della malavita che erano finiti in carcere per i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di beni, usura, estorsione, rapina, illecita concorrenza con minaccia e violenza e detenzione illegale di armi. L’operazione aveva portato alla scoperta di una connessione e di una joint-venture – nelle settore delle slot machine imposte nel territorio di Acilia agli esercizi commerciali autorizzati – tra esponenti di vertice della criminalità organizzata campana, personaggi della criminalità organizzata romana, legati a loro volta a personaggi appartenenti alla Banda della Magliana.

In particolare, evidenze giudiziarie confermavano come gli esponenti della criminalità campana avessero allargato le illecite attività nel settore delle slot machine dalla Campania al Lazio, coinvolgendo soggetti locali che poi avevano promosso e organizzato un autonomo gruppo mafioso, copia conforme di quello casertano avvalendosi dell’ausilio di un pericoloso gruppo di cittadini albanesi (i cosiddetti «pugilatori»), il braccio armato del gruppo, che li aiutavano a mantenere il potere sul territorio. La «pericolosità sociale» dei protagonisti della vicenda veniva aggravato dagli elementi acquisiti nell’ambito dell’operazione «Vento dell’Est», anch’essa diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e condotta dal G.I.C.O. di Roma che, nel luglio 2015, aveva portato all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare per estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza e traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravati dalle modalità mafiose. In tale contesto, veniva accertato, tra l’altro, un episodio estorsivo ai danni del titolare di un centro scommesse di Guidonia Montecelio, che veniva ripetutamente minacciato di violenza fisica.

Di conseguenza sono stati eseguiti approfondimenti economico-patrimoniali, finalizzati alla ricostruzione del patrimonio direttamente o indirettamente riconducibile dai soggetti monitorati, che hanno consentito di acclarare come i personaggi coinvolti avessero accumulato beni mobili e immobili di ingente valore, in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti percepiti, nonché conducessero un tenore di vita assolutamente incoerente rispetto alle loro possibilità economiche. fm/AGIMEG