Relazione Dia secondo semestre 2017: giochi e scommesse illegali tra gli interessi della criminalità organizzata

Da quanto emerge dalla Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia per il semestre luglio-dicembre 2017, c’è anche il gioco illegale fra gli ambiti di interesse della criminalità organizzata. Le regioni interessate sono diverse: a partire dalla Calabria, dove la ‘ndrangheta “continua a rappresentare un’organizzazione di tipo mafioso, fortemente strutturata su base territoriale, fondata sulle famiglie, intese quale vincolo di parentela, e tendenzialmente refrattaria al fenomeno del pentitismo”. “Le evidenze giudiziarie ed investigative” del semestre dimostrano e confermano, inoltre, la ramificazione della criminalità organizzata calabrese, costantemente proiettata verso la moltiplicazione della ricchezza e l’esercizio del potere. La riconosciuta capacità di infiltrazione ha permesso alle cosche di ostacolare lo sviluppo del territorio (contaminando l’economia legale) e di condizionare le Istituzioni locali, come confermato dallo scioglimento, nel semestre, di  sette consigli comunali calabresi. Come emerso da alcune delle inchieste concluse nel semestre, tra cui l’operazione “Banco Nuovo”, l’organizzazione ha considerevolmente affinato le tecniche, migliorando la penetrazione e condizionamento della pubblica amministrazione. I molti episodi di corruzione dimostrano come il fenomeno si leghi, spesso, alla mafia, diventando l’uno indispensabile all’altro, con il pubblico funzionario che cerca il consenso elettorale o un illecito guadagno, e la cosca che vuole accaparrarsi le commesse pubbliche. I sodalizi di ‘ndrangheta hanno confermato, la propensione a diversificare gli investimenti, ampliando il proprio raggio d’azione nei diversi settori imprenditoriali: la grande distribuzione, la ristorazione, il turismo, l’edilizia, il movimento terra, lo smaltimento dei rifiuti, le energie rinnovabili, quello sanitario, delle scommesse e del gioco on line e l’accaparramento dei fondi comunitari, cui se ne potrebbero aggiungere, con il tempo anche altri, in considerazione della “spiccata capacità delle cosche di saper cogliere, sempre in anticipo, le opportunità offerte dal mercato”, sottolinea la Dia. In Sicilia, “fra le attività preferite dalle consorterie per aumentare i propri guadagni ci sono le scommesse, la gestione delle sale giochi ed anche competizioni senza autorizzazione”. Significativa la chiusura dell’ippodromo di Palermo da quale sarebbe emerso il condizionamento delle famiglie sulla gestione di alcuni servizi. I giochi e le scommesse, sono gli ambiti verso il quale la criminalità mafiosa mostra interesse, in quanto è un settore che produce guadagni rapidi ed elevati. I volumi d’affari vengono ulteriormente moltiplicati ricorrendo a piattaforme di gioco, spesso allocate all’estero, che consentono di evadere fiscalmente ingenti somme di denaro. Viene, così creato un sistema clandestino rispetto al gioco autorizzato dallo Stato. Tutti i mandamenti risultano interessati al settore, tanto che molte famiglie spingerebbero per favorire l’apertura di nuove agenzie, nel proprio territorio. In tal modo, Cosa nostra “si adopera anche per assumere direttamente il controllo dei centri scommesse più avviati”, è ciò che emerge dalla relazione. In Campania “risultano fortemente strutturati altri sodalizi che, nel tempo, hanno creato dei veri e propri apparati imprenditoriali, in grado di influenzare ampi settori dell’economia, locale e nazionale (giochi, ristorazione, comparto turistico-alberghiero, edilizia, rifiuti), mostrando una resilienza tale da riuscire ad assorbirei continui colpi dello Stato, rimanendo comunque operativi”. Nel Lazio “la strategia di Cosa nostra di operare adottando una politica criminale di basso profilo, trova riscontro anche nel Lazio, ove i clan siciliani continuano ad avvalersidelle notevoli disponibilità finanziarie per ingerirsi nel tessuto sociale ed imprenditoriale. Le mire imprenditoriali di cosa nostra investono in primis Roma, il suo hinterland, il litorale ed il Sud Pontino, risultando funzionali soprattutto al riciclaggio di capitali. I settori di maggiore interesse sono quelli dell’edilizia, della ristorazione, delle sale da gioco e dell’agroalimentare”. La Dia poi focalizza l’attenzione sulla mafia cinese e la provincia di Prato, che “secondo una recente analisi risulterebbe la provincia italiana con la spesa pro capite più alta in slot machine e videolottery. Tale dato conferma l’elevata propensione al gioco tradizionalmente manifestata proprio dalla comunità cinese, sia in ambito legale che illegale (come dimostrato anche dal rinvenimento, da parte delle Forze di polizia, di numerose bische clandestine), con profili di criticità per la evidente riconducibilità di tale fenomeno al riciclaggio, vista la possibilità di utilizzare lo strumento delle slot come sistema di ‘lavaggio’ del contante, provento di attività illecite”. Nella relazione anche Malta viene presa in considerazione: “La normativa tributaria vigente a Malta, particolarmente vantaggiosa sotto il profilo fiscale, ha destato l’interesse delle consorterie calabresi, sempre più dedite a svolgere attività di riciclaggio, in particolare attraverso il gioco d’azzardo on line. Il 16 novembre 2017 la Guardia di finanza di Firenze, con l’operazione ‘Doppio Jack’ coordinata dalla Procura del capoluogo toscano, ha individuato un’associazione criminale che, tramite una società ed un server ubicato a Malta, controllava il gioco on line in Toscana, Lazio, Veneto, Marche ed Emilia Romagna. L’attività investigativa ha portato all’arresto di sette persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo e truffa, oltre a diversi sequestri per un valore complessivo di quasi 9 milioni di euro. Negli ultimi tempi, anche Cosa nostra e camorra hanno proteso i loro interessi verso la nazione maltese. Si segnalano, poi, i sequestri di somme di denaro contante, operati dalla Guardia di finanza e dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, di stanza nell’area portuale di Pozzallo (Rg), con i quali sono stati intercettati diversi tentativi di trasferire liquidità in territorio maltese”. mo/AGIMEG