Relazione DIA, infiltrazioni mafiose anche nel gioco legale. Sicilia, Puglia e Lazio tra le regioni più colpite

“In Sicilia un indicatore di interesse è offerto dalle investigazioni che hanno riguardato la gestione di siti di scommesse sportive on line e il fenomeno del match fixing documentando come anche le tecnologie offrano opportunità di infiltrazione, soprattutto in ambito transnazionale attraverso il sistematico ricorso a piattaforme di gioco predisposte per frodi informatiche, spesso allocate all’estero, che consentono l’evasione fiscale di consistenti somme di denaro”. E’ quanto sottolineato nella relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al primo semestre 2019. “Il sistema, infatti, crea un circuito parallelo a quello legale, non tracciabile, del tutto clandestino rispetto al gioco autorizzato dallo Stato. Imprenditori locali oppure prestanome sfruttano il principio della libertà di stabilimento per costituire società di gaming e di betting in altri Paesi dell’Unione Europea, di fatto operando sul territorio nazionale, eludendo la stringente normativa italiana in materia fiscale ed antimafia e traendo vantaggio e protezione dalle normative meno esigenti previste sotto questi aspetti in altri Stati membri dell’Unione. Indagini giudiziarie hanno evidenziato, ad esempio, un’anomala concentrazione di operatori del settore, nonché di server ed altre strutture operative nell’isola di Malta. Le strategie operative di Cosa nostra tendono, inoltre, sempre più ad infiltrare il settore dei giochi e delle scommesse. Tale comparto risulta d’interesse criminale per la possibilità di realizzare guadagni rapidi ed elevati, superiori a quelli ottenibili con qualsiasi altra attività imprenditoriale. Il rischio di infiltrazioni mafiose non riguarda solo il gioco illecito e le scommesse clandestine, ma anche il mercato del gioco e delle scommesse legali. La penetrazione riguarda la gestione di slot machine, le scommesse sportive on line ed il fenomeno del match fixing220 nonché l’apertura di sale gioco, agenzie e punti di raccolta scommesse”, continua la Relazione in merito alla Regione Sicilia. “In Puglia, le cosche presenti, continuano a dimostrare elevate competenze tecniche e capacità di interazione con le mafie tradizionali è quello del riciclaggio nei settori del gioco d’azzardo e delle scommesse on-line. L’illecita raccolta delle puntate su giochi e scommesse, posta in essere sul territorio italiano attraverso società ubicate all’estero (al fine di aggirare la più rigida normativa sul sistema concessorio-autorizzatorio del nostro Paese), costituisce un indotto di portata strategica, come dimostrato dalle inchieste parallelamente condotte, a novembre del 2018, dalle DDA di Bari (operazione “Scommessa”677), Reggio Calabria (operazione “Galassia”) e Catania (operazione “Gaming offline”) che hanno ricostruito una rete tra criminalità organizzata barese, ‘ndrangheta e mafia siciliana”, aggiunge ancora. Per quanto riguarda la Regione Lazio viene evidenziato che “mentre in passato è stato il soggiorno obbligato a determinare lo spostamento verso nord di esponenti di Cosa nostra, della camorra e della ndrangheta, l’“emigrazione” di oggi, specie quella verso la provincia di Roma, ha certamente lo scopo di riciclare e reimpiegare i proventi illeciti conseguiti nelle aree di provenienza e di avviare nuove attività criminose, principalmente legate al narcotraffico e proiettate anche verso il gioco d’azzardo. L’incremento dei sequestri di patrimoni illeciti, registrato negli ultimi anni sia sul piano penale che su quello di prevenzione, rappresenta un chiaro segnale di questo processo evolutivo, che coinvolge in primo luogo le cosche calabresi, capaci di insinuarsi nel tessuto economico della città. Le operazioni più recenti hanno confermato l’operatività nella Capitale di ‘ndranghetisti affiliati alle ‘ndrine originarie del reggino”. “In Piemonte le organizzazioni mafiose hanno manifestato, nel tempo, forti interessi per i settori più floridi del tessuto economico e finanziario dell’area, con la creazione di attività imprenditoriali nell’edilizia, sia pubblica che privata, nel movimento terra ed inerti, nella gestione delle attività connesse al gioco ed alle scommesse e nell’accaparramento di appalti e servizi appalti pubblici”, aggiunge la Relazione.

 

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI

“La spiccata vocazione transnazionale della criminalità organizzata italiana si riflette anche nel settore delle scommesse on-line, ambito di altissimo interesse che, attraverso la gestione diretta o indiretta delle società concessionarie, consente elevati profitti a fronte di rischi limitati. L’infiltrazione mafiosa riguarda la gestione di slot machine, le scommesse sportive on line nonché il fenomeno del match fixing, cui si affianca anche l’ambito del gioco in concessione da parte dello Stato”, aggiunge la Relazione della Dia. “La criminalità campana risulta presente nel territorio francese. Sempre in Costa Azzurra, alcuni soggetti riconducibili al clan ZAZA sarebbero attivi nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nelle pratiche usurarie ed estorsive, nelle scommesse clandestine e gioco d’azzardo”, continua. “Le tracce principali della camorra in Olanda riguardano la presenza di alcuni clan dediti, in particolare, al traffico di stupefacenti, grazie a propri referenti stanziati sul posto, nonché alla vendita di marchi contraffatti e alla gestione di case da gioco avviate grazie al riciclaggio di denaro proveniente dai traffici illeciti”, sottolinea. In Austria, “l’operazione “Galassia”, anch’essa condotta dalla DIA e dalla Guardia di finanza, ha confermato la tendenza della ‘ndrangheta a reinvestire i capitali all’estero, in questo caso nel settore del gioco illegale. L’indagine ha portato al sequestro di un ingente patrimonio in Italia, Austria, Malta, Romania, Svizzera e Antille Olandesi. L’operazione “Last Generation”, conclusa nel mese di giugno 2019, ha dimostrato, tra l’altro, che la cosca GALLACE di Guardavalle (CZ) reinvestiva i proventi del narcotraffico proprio in Austria, avvalendosi della presenza di un soggetto legato all’organizzazione”. In Romania, “la criminalità organizzata italiana, dopo la caduta del muro di Berlino, ha utilizzato gli sbocchi commerciali offerti dalla Romania facendo di quel luogo una realtà ove porre in essere varie forme di riciclaggio, anche tramite società e server presenti in Romania finalizzati all’esercizio abusivo del gioco e delle scommesse in Italia”. Per quanto concerne Malta, “è uno Stato con una normativa che consente di realizzare in modo agevole le attività connesse al riciclaggio di capitali illeciti, concretizzate dalle organizzazione mafiose, in particolar modo, nel settore delle scommesse on line. Situata al centro del Mediterraneo, tra la Sicilia e la costa del Nordafrica, Malta rappresenta anche uno snodo per svariati traffici illeciti, come quello dei prodotti petroliferi provenienti dai Paesi interessati da una forte instabilità politica. Le varie attività investigative condotte recentemente indicano che Cosa nostra e la ‘ndrangheta sfruttano maggiormente le opportunità offerte dal settore delle scommesse illegali. È del 27 gennaio 2019 il sequestro di quattro società con sede a Malta riconducibili ad un imprenditore che avrebbe realizzato una rete di agenzie di scommesse abusive in collegamento con l’articolazione di Cosa nostra di Partinico (PA). La misura ablativa scaturisce dagli esiti dell’operazione “Game Over” che nel gennaio 2018 aveva portato alla luce una rete di agenzie di scommesse abusive, dedite ad attività di riciclaggio di denaro proveniente dal gioco illecito, realizzato con la costituzione di società con sede all’estero e, appunto, anche a Malta. Il successivo mese di aprile 2019, a Malta è stato rintracciato e arrestato un latitante barese, cugino dei fratelli MARTIRADONNA, che, a seguito della inchiesta “Galassia” della D.D.A. di Reggio Calabria condotta, nel novembre 2018, dalla DIA e dalla Guardia di finanza, era ritenuto al vertice di un’associazione criminale attiva nel settore del gaming on line. Lo stesso garantiva gli interessi economici della cosca reggina TEGANO e della famiglia catanese SANTAPAOLA-ERCOLANO, gestendo l’illecita raccolta di scommesse attraverso una società di Malta, intestata a un prestanome. L’attività investigativa, eseguita contemporaneamente ad altre due operazioni della DDA di Catania e Bari, aveva consentito di disvelare l’interesse delle consorterie mafiose delle varie matrici nel settore dei giochi on line, con la costituzione di una rete di società operanti tra l’Italia, Malta, la Romania, Curacao e le Isole Vergini. Non è da sottovalutare il dato Eurostat sull’aumento del PIL, che vede Malta come la prima delle 28 nazioni dell’UE, con un incremento medio nel decennio (2007-2017) del 4,2%”. Negli Stati Uniti, “la Cosa Nostra sarebbe composta dalle cinque “famiglie” di New York (BONANNO, COLOMBO, GAMBINO, GENOVESE e LUCCHESE), dalla “famiglia” DE CAVALCANTE di Newark, da La Cosa Nostra del New England e di Filadelfia nonché dal Chicago Outfit. Le attività criminali dell’organizzazione in argomento sarebbero costituite dal narcotraffico (gli U.S.A. emergerebbero tuttora come il principale Paese di destinazione delle spedizioni di cocaina intercettate in Sud America), dalla gestione del gioco d’azzardo illegale, dalla corruzione, dalle estorsioni, dalle frodi, dal traffico d’armi, dal riciclaggio dei proventi illeciti, dall’infiltrazione negli ambiti imprenditoriali, dalla contraffazione e, per il raggiungimento delle proprie finalità, da omicidi ed attentati”. Mentre in Canada, “la criminalità organizzata di origine italiana conferma la propria presenza in Canada prevalentemente nelle
zone di Montreal (Cosa nostra) e Toronto (‘ndrangheta). Entrambe le proiezioni sarebbero attive nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni, nell’usura, nel gioco d’azzardo, nel riciclaggio dei proventi illeciti e nell’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici”. La visione classificatrice di Giovanni Falcone, nelle pagine di “Cose di Cosa Nostra”, “trova un’importante conferma nelle evidenze info-investigative raccolte nel semestre. Esse rappresentano la cartina di tornasole di un agire mafioso che continua a muoversi tra attività criminali “di primo livello” e “di secondo livello”, intendendo le prime le azioni illegali “essenziali”, che si esprimono attraverso la “pressione” e il controllo capillare del territorio e che generano una forte liquidità di denaro. Sono esse le vere “fonti primarie” in cui rientrano le estorsioni, l’usura, i sequestri di persona, il traffico e lo spaccio di stupefacenti, il contrabbando di tabacchi, il traffico di armi, il gioco e le scommesse quando attuati su circuiti completamente illegali e, con specifico riguardo alla criminalità straniera, la prostituzione, la tratta degli esseri umani, le rapine e i furti e tutto ciò che concorre, in termini di manovalanza criminale, al perfezionamento di tali attività. (…) Le “attività” criminali che Falcone definiva “eventuali”, appaiono oggi sempre più “necessarie” per la “nuova” mafia imprenditrice, perché offrono il vantaggio di destare meno allarme sociale, coinvolgendo imprenditori, professionisti e pubblici funzionari. Allo stesso tempo consentono alla mafia di inquinare l’economia legale e di espandersi oltre regione e all’estero, facendole assumere le caratteristiche proprie di un’impresa. Si tratta di “attività” complesse, in molti casi legate al riciclaggio e al reimpiego di capitali, che si nutrono dell’infiltrazione nella pubblica amministrazione e della gestione degli appalti, della grande distribuzione, del ciclo dei rifiuti, del gioco e delle scommesse”. Le attività di giochi e scommesse “se da un lato possono essere qualificate “di primo livello” (quando si sviluppano su canali del tutto illegali), dall’altro vanno ricomprese in quelle “di secondo livello” quando, pur essendo svolti con finalità criminali, si realizzano su piattaforme di gioco legali o nei confronti di operatori legali del settore”. “In Puglia – aggiunge la Relazione -, le attività volte a riciclare i proventi illeciti da parte della criminalità organizzata hanno tra l’altro riguardato, nel semestre, il settore dei giochi e quello della gestione dei rifiuti. La Guardia di finanza, nel mese di febbraio, ha constatato il trasferimento fraudolento a dei prestanome di immobili e di alcuni centri scommesse con sede a Bari. Beni riconducibili ad un gruppo operativo nel quartiere Japigia, il cui capo famiglia era stato arrestato al termine dell’operazione “Scommessa”, conclusa a novembre 2018, accusato di esercizio e raccolta abusiva di scommesse, anche per via telematica. (…) In Toscana, tra i segnali mafiosi registrati nel semestre vale la pena di richiamare il tentativo, da parte di referenti
delle cosche calabresi, di aprire un’attività di ristorazione sulla spiaggia di Marina di Grosseto. Tentativo sventato grazie al sequestro della società eseguito dalla Guardia di finanza nel mese di marzo. Una strategia d’azione che punta a sfruttare le potenzialità economiche e a destare il minor allarme sociale che in Toscana appartiene anche alle organizzazioni straniere. Tra queste, quella cinese rappresenta una realtà che si
è consolidata nel tempo, operando specialmente nel settore tessile. Proprio un imprenditore del settore è stato colpito, nel mese di maggio, da una confisca eseguita dalla DIA di Firenze. L’uomo, operante nella zona di Prato, aveva accumulato un consistente patrimonio grazie alla gestione del gioco d’azzardo all’interno di capannoni industriali, al contrabbando di merce e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. “Sul fronte imprenditoriale, la ‘ndrangheta, come noto, riesce ad alterare le condizioni di libero mercato con il monopolio di interi settori, da quello edilizio, funzionale all’accaparramento di importanti appalti pubblici, a quello immobiliare o delle concessioni dei giochi e, non ultimo, quello dei rifiuti”, aggiunge. La DIA: “In data 21 gennaio 2019, la DIA ha eseguito un provvedimento di sequestro1908 di beni emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione- su proposta del Direttore della DIA e sotto il coordinamento della DDA di Reggio Calabria, nei confronti di un imprenditore reggino molto noto nel settore della grande distribuzione alimentare e del commercio di autovetture. È stata riconosciuta la sua pericolosità sociale per la stretta vicinanza con la ‘ndrangheta ed, in particolare, con le cosche LIBRI e DE STEFANO. Le attività svolte dalla DIA, grazie ad accurate investigazioni patrimoniali, svolte sull’intero patrimonio dell’imprenditore, hanno consentito di acclarare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati. L’ingente patrimonio sottoposto a sequestro, il cui valore complessivo supera i 20 milioni di euro, consiste in: • 11 aziende (4 per l’intero capitale sociale e patrimonio aziendale e le altre 7 solo per le quote riconducibili all’uomo), con sede legale a Reggio Calabria ed una a Rende (CS), attive nei settori della grande distribuzione alimentare, del commercio automezzi, delle costruzioni, dell’immobiliare e delle sale da gioco; • 20 immobili, per l’intera proprietà o in quota, facenti parte del patrimonio personale proprio e dei suoi familiari; • consistenti disponibilità finanziarie. In data 23 gennaio 2019, nelle località di Leonforte, Nissora, Agira ed Acireale, è stato eseguito il sequestro di beni per un valore stimato di circa 7.500.000, riconducibili ad un imprenditore edile già condannato per reati di natura socio-economica e per traffico illecito di dati, nonché imputato per reati fiscali e legati al gioco d’azzardo. Il provvedimento scaturisce dalle proposta di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA nel maggio del 2018. in data 28 maggio 2019, in Prato, è stata eseguita la confisca di beni per un valore complessivo di 1,42 milioni di euro, nei confronti di un imprenditore tessile cinese gravato da numerosi pregiudizi penali, tra cui reati collegati all’immigrazione illegale, al gioco d’azzardo ed all’importazione di merce di contrabbando. Il provvedimento, che consolida in forma pressoché speculare il sequestro operato nel settembre del 2017, scaturisce dalla proposta di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA nell’ottobre del 2016”, conclude la Relazione. lp/AGIMEG