Puglia, Emi Rebus contro legge sul gioco: “L’azzeramento dei punti vendita determinerebbe il collasso di un comparto che è baluardo di legalità”

“L’azzeramento dei punti fisici di gioco determinerebbe solo il collasso del comparto, con conseguenti disfunzioni dell’ordine pubblico e della sicurezza, migliaia di perdite di posti di lavoro, senza con ciò trascurare le ulteriori conseguenze di natura eterogenea che si produrrebbero a livello comunale” come “inevitabili contenziosi in materia di locazione, entrate comunali, tasse sui rifiuti e altro ancora, con una pesante ricaduta sull’intero indotto pugliese. In questo contesto non si può non condividere che la presenza dei punti fisici sul territorio costituisca al contrario di quel che si dica, un punto di forza per combattere la ludopatia”. E’ quanto scrive l’associazione Emi Rebus in una lettera presentata questa mattina alla Regione Puglia e ai Consiglieri, in cui si sottolineano i danni della legge regionale pugliese sul tessuto economico. “La ludopatia è una problematica molto complessa e di cui si sa ancora ben poco. Va studiata seriamente e curata con l’ausilio di metodi efficaci ed incisivi. L’odierno scritto, si rivolge all’intera classe politica dirigente della Puglia. Si ribadisce ancora, che non v’è alcuna intenzione di sottostimare gli effetti della patologia, ma davvero non si comprende per quale motivo l’approccio delle istituzioni nei confronti della ludopatia sia così inopinatamente smisurato, oltre ogni limite di ragionevolezza, rispetto alla reale entità del problema”. Per l’associazione infatti la legge regionale n. 43/2013 è illegittima in quanto “il distanziometro si concretizzerebbe in una autentica e penetrante restrizione, idonea a generare la scomparsa di un intero comparto dal territorio regionale, comprimendo irreversibilmente i diritti di libertà di iniziativa economica privata nonché il valore del lavoro quali principi consacrati dalla Costituzione e dallo Statuto delle Imprese. Non meno importante è la rilevata omissione riscontrata nella norma regionale lì dove il legislatore pugliese ha trascurato di regolare le modalità di ricollocamento dei punti fisici di gioco e se quest’ultimi possano un domani vantare un diritto di prevenzione rispetto ad eventuali luoghi sensibili che si insedino successivamente ad una distanza inferiore ai cinquecento metri da predetti punti”. Nella missiva si ricorda inoltre come “gli esercizi che accettano scommesse sono soggetti al controllo dell’autorità di pubblica sicurezza ai sensi dell’art. 88 del TULPS, controllo pacificamente svolto in vista della prevenzione dei reati e del mantenimento dell’ordine pubblico, tramite la verifica dei requisiti oggettivi e soggettivi del richiedente l’autorizzazione, elementi che consentono di poter scientemente definirli come presidio di legalità sul territorio. A ciò si aggiungano le stringenti norme antiriciclaggio al cui rispetto i titolari dei punti fisici di gioco sono tenuti. Infine ogni titolare di un punto fisico di gioco nonché il personale operante nei ridetti punti è tenuto a frequentare corsi di formazione sui rischi del gioco patologico e sulla rete di sostegno”. La lettera si conclude affermando “la piena disponibilità, senza alcuna eccezione, nella lotta alla ludopatia ma non si può altresì prescindere dall’evidenziare le conseguenze nefaste e altrettanto inutili che il distanziometro produrrà alle ragioni dell’intero comparto, per la qualcosa si manifesta il più ampio dissenso, invitando nel contempo la classe politica dirigente ad un atto di responsabilità”. cr/AGIMEG