Operazione “Galassia”, Cassazione respinge tre ricorsi contro custodia cautelare: “Legami con clan mafioso Santapaola-Ercolano”

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto tre ricorsi contro la misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone indagate nell’operazione Galassia, condotta nel novembre 2018 e che ha consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di smantellare una serie di organizzazioni – 68 i soggetti fermati – che gestiva una serie di siti illegali per la raccolta di scommesse. Ciascuna organizzazione era legata al clan egemone nel territorio e utilizzava la raccolta delle scommesse anche per riciclare i proventi delle attività illecite. Tra i membri di spicco di queste organizzazione i fratelli Plancenti, come spiega la Cassazione: “L’esistenza all’interno dell’associazione mafiosa Ercolano-Santapaola, di un’articolazione diretta dai fratelli Carmelo e Vincenzo Piacenti che vedeva la partecipazione anche dell’altro fratello Giuseppe Gabriele, dedita alla gestione o, comunque, al controllo di attività economiche ed imprenditoriali con particolare riferimento alle agenzie di scommesse operanti sul territorio siciliano. Le evidenze investigative erano costituite dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia che avevano rivelato i rapporti tra i fratelli Piacenti e il clan mafioso Santapaola-Ercolano nell’ambito dell’attività delle scommesse illecite. L’articolato sistema predisposto dai Piacenti – mediante il ricorso a strutture societarie estere di copertura per esercitare in realtà interamente in Italia l’illecita attività di raccolta di scommesse illecite – aveva inoltre comportato la realizzazione di artifici e raggiri idonei ad indurre in errore l’Agenzia delle Entrate, con conseguente mancato versamento dell’Imposta Unica sulle Scommesse per rilevanti importi. Infine, dalle indagini era altresì emerso come i fratelli Piacenti avessero reinvestito parte dei proventi illeciti attività imprenditoriali presenti sul territorio catanese, ma intestate a prestatomi, con conseguente trasferimento fraudolento di beni”. Per i giudici il Tar Catania aveva correttamente evidenziato”come l’organizzazione della famiglia mafiosa Santapaola si fosse nel tempo strutturata in una serie di articolazioni, di “sottogruppi”, ciascuno dotato di propri responsabili e anche di una certa autonomia, pur nella permanenza di uno stretto collegamento e di una altrettanto rigorosa “dipendenza” dalla struttura verticistica della “famiglia”. Uno di questi gruppi aveva visto l’ascesa dei fratelli Piacenti al comando, prima dediti al narcotraffico e poi al settore delle scommesse illecite”. lp/AGIMEG