New addictions, all’Università di Salerno si parla della dipendenza comportamentale legata al gioco

dai nostri inviati a Salerno Le new addictions è il tema della tavola rotonda che si sta svolgendo questa mattina all’Università degli Studi di Salerno, organizzata dall’Osservatorio Internazione sul Gioco. All’incontro partecipano Adele Minutillo, Istituto Superiore della Sanità, Stefano Sbordoni, avvocato esperto del settore dei giochi, Elisabetta Cesi, Paolo Diana e Francesco Fasolino, dell’Università degli Studi di Salerno. L’incontro rientra nella formazione che l’Osservatorio fa per le scuole superiori. Fabio Felici, direttore di Agimeg, ha aperto i lavori e la professoressa Ornella De Rosa, presidente dell’Osservatorio Internazionale sul Gioco, ha sottolineato come “l’Osservatorio stia facendo un percorso alternanza studio/lavoro e quello della formazione con diverse scuole. L’Osservatorio darà delle Borse di Studio a chi si iscriverà a Scienze della Comunicazione e che ha partecipato a questi incontri di formazione”. La dott.ssa Minutillo, dell’Istituto Superiore della Sanità, ha poi spiegato che “il gioco rientra nelle dipendenze comportamentali, le new addiction. Quando c’è una dipendenza dal punto di vista comportamentale si parla di addiction perché non c’è la mediazione di una sostanza chimica. La persona diventa schiava dell’oggetto verso il quale riversa le sue attenzioni. Negli ultimi anni, il mondo scientifico è riuscito a trovare delle evidenze che il comportamento eccessivo legato al gioco può generare una dipendenza. Nel DSM è stata data una collocazione chiara che permette di fare una diagnosi del disturbo da gioco d’azzardo. Ma sul gioco ci sono anche tanti miti e pregiudizi. E’ considerato giocatore d’azzardo chiunque abbia giocato almeno una volta nell’ultimo anno. I giochi d’azzardo sono quelli che hanno due componenti: il denaro e la casualità e non è quindi implicata l’abilità del giocatore. Quando il comportamento diventa problematico? Quando l’individuo comincia a distrarsi dalle sue attività quotidiane per dedicarsi al gioco e diventa patologico quando chi ha una problematicità riesce ad incontrare degli esperti per andare in cura”. es/AGIMEG