Milano: In quattro quartieri le prime sale-slot dopo i divieti. Viminale, “Le questure si devono attenere al Tulps”

È il 28 gennaio, giorno dell’entrata in vigore della legge regionale 8/2013 per la «prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico», una norma conosciuta come «legge anti slot» che prevede, innanzitutto, che nessuna nuova sala scommesse possa aprire a una distanza inferiore di 500 metri da scuole, luoghi di culto, ospedali e altri luoghi «sensibili». Da quello stesso giorno, però, la questura di Milano, chiesto il parere al ministero dell’Interno, rilascia quattro nuove licenze — da Affori (via Astesani) allo Stadera (via Mede-ghino), dal Corvetto (piazza Bonomelli) al Lorenteggio (piazza Bolivar) — mentre una quinta, che riguarda la sala di corso Garibaldi 49, molto contestata dai residenti, è ancora in attesa. 163 le sale scommesse di Milano perla Questura: 65 agenzie di scommesse, 88 sale da gioco (new slot e vIt), 5 sale bingo e 5 dedicate solo a vlt. Nei prossimi giorni – come si legge oggi su Il Corriere della Sera, edizione di Milano –  ne apriranno dunque cinque, in barba non più soltanto alla propaganda anti-ludopatia ma stavolta anche alle leggi. Ma come è possibile? La questione è intricata, un groviglio di competenze che parte dal ministero, passa dai monopoli di Stato, coinvolge la polizia per abbattersi infine sulle amministrazioni locali. Si provi a fare ordine: nelle scorse settimane, la Questura di Milano, insieme con quella di Lecco, trovandosi davanti la nuova normativa regionale, chiede lumi al ministero all’indomani di una richiesta del governatore Maroni che invitava i funzionari a tenere conto del dispositivo «anti slot nel rilascio delle licenze per le sale scommesse (e cioè agenzie di scommesse, sale bingo, locali di gioco lecito con vincita di denaro ed esercizi con postazioni di new slot e videolottery « vlt»). La risposta del Viminale arriva via circolare: le questure si devono attenere al Tulps, il testo unico leggi di pubblica sicurezza e limitarsi a verificare i requisiti soggettivi e oggettivi del richiedente (requisiti morali, assenza di pregiudiziali contenute nella legge antimafia, agibilità, disponibilità e sorvegliabilità dei locali, contenimento del rumore, rispetto delle norme antincendio). Ergo, niente da fare, la Questura deve attenersi alle disposizioni. Da via Fatebenefratelli ricordano anche i controlli che intervengono già a monte del rilascio della licenza. Il boom di sale scommesse è iniziato circa tre anni fa, spiegano, soprattutto in periferia. Ed è il tentativo di arginare questo fenomeno che ha creato un delicato incrocio di competenze. Le licenze, inoltre, possono comunque essere non rilasciate (oppure successivamente ritirate) come accaduto in cinque casi a Milano (via Padova, via Palmanova, via Valle Antrona, via Filippjno Lippi, via Santa Rita da Cascia, tutti casi dove il cambio del soggetto titolare ha poi permesso l’apertura). Ma queste cinque licenze hanno infiammato la polemica della politica, dal Parlamento (con un’interrogazione della senatrice pd Ricchiuti al ministro Alfano) al Pirellone, fino a Palazzo Marino. Per il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris è la dimostrazione che «la legge regionale fa acqua da tutte le parti». Per l’assessore regionale Viviana Beccalossi, invece, «se dal Comune qualcuno ritiene che la normativa possa essere affinata, aspettiamo proposte concrete. Ma la legge, votata in consiglio regionale all’unanimità, funziona: lo dimostrano alcuni casi degli ultimi giorni, uno a Cantù e uno a Brescia».  rg/AGIMEG