Manifestazione ‘rosa’. Distante (pres. Sapar) ad Agimeg: “I gestori dovrebbero essere trattati da pubblici ufficiali perché tutelano il gioco legale e ad avere quel rispetto che oggi non hanno”. Ecco il VIDEO

Il presidente dell’associazione di categoria Sapar, Domenico Distante, si è recato a Roma per supportare la manifestazione ‘rosa’ del settore del gioco legale e ha rilasciato una lunga intervista al direttore di Agimeg, Fabio Felici sul principale temi per cui si batte l’intero comparto dei giochi.

Nel giro di pochi giorni siete tornati al fianco delle donne per la seconda manifestazione a tutela della dignità del proprio lavoro.

“Le donne sono essenziali per il comparto. Sappiamo che ci sono tantissime titolari d’azienda e lavoratrici all’interno del settore. Quindi è giusto stare accanto a loro per fare fronte comune per far sì che il settore si riprenda la propria dignità”.

A proposito di fronte comune, Agimeg sta lavorando su un documento condiviso con altri settori che stanno vivendo una chiusura prolungata. E’ giusto pensare ad una unità d’intenti?

“Penso che sia giusto che ci sia l’unità tra tutti i comparti, ma è ovvio che ogni settore ha diverse problematiche specifiche. Sono sicuro che con il buon senso possa terminare la fase della chiusura perché tutte le categorie hanno stabilito protocolli di sicurezza e sono tutte pronte ad adottare le misure stabilite. Le piccole-medie imprese erano già prima in sofferenza. Non dimentichiamoci che i gestori degli apparecchi hanno dovuto affrontare due cambiamenti di macchinette e l’aumento del Preu si sono trovati di colpo chiusi. Aggiungo la ferita mai chiusa delle banche e dei conti chiusi senza una ragione e la mancanza di credito fa sì che le imprese cadano. Tutti ci stiamo arrampicando sugli specchi per mantenere in piedi le attività con tanti sacrifici. Senza questo tipo di esercizi commerciali, che sono il baluardo della legalità come confermato da tutte le istituzioni, il gioco finirebbe in mano alla criminalità organizzata perché dove non c’è l’offerta legale c’è quella illecita. Dunque, dalle parole bisogna passare ai fatti. Purtroppo, quest’ultimi non li abbiamo visti e siamo ancora chiusi e noi vogliamo aprire quanto prima. C’è da aprire il discorso dei bandi delle concessioni, poiché è assurdo fare una gara senza che ci siano regole certe su tutto il territorio nazionale. Se non c’è un riordino nessuno si può presentare alla gara. A differenza della scorsa manifestazione, c’è un Governo che ha avuto la fiducia e spero che possa aprirsi un tavolo di confronto con il premier Conte, il Ministro dell’Economia Gualtieri, il sottosegretario Baretta e, infine, con il Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, e cercare di dare una mano ad un settore davvero in difficoltà”.

Lo slogan che gira molto in rete è “Moriremo di fame non di virus”. Secondo te a questo punto non sarebbe ora di prevedere le riaperture delle attività economiche riuscendo a convivere con il virus?

“Sono assolutamente d’accordo. Come in tutte le cose serve buon senso. Basta sedersi intorno ad un tavolo e stabilire delle regole. Noi siamo sempre stati aperti a tutto. Anche per il bar l’apparecchio può essere utile per riuscire a pagare tutti i costi della propria attività. Togliendo tale possibilità succede che molti esercenti non riescono più a riaprire creando ancora più disoccupazione e disagio sociale. Sottolineo che la cassa integrazione tarda ad arrivare e i nostri dipendenti stanno a casa da ottobre oltre gli altri 3 mesi prima dell’estate. Quindi, lo slogan rischia di diventare realtà perché manca il lavoro. Alla luce di tutto ciò tutto quello che chiediamo al Governo è di lavorare, perché noi ora siamo un costo per lo Stato. Quindi, fateci pagare a noi i nostri dipendenti dandoci la possibilità di lavorare con le dovute cautele e le norme che abbiamo già stabilito. Andando avanti così si distrugge tutto ciò che è stato fatto in 40 anni. Dal 2004 il gioco legale è il vanto dell’Italia rispetto a quello degli altri Stati. Siamo riusciti a portare un collegamento a rete di tutti gli apparecchi con i concessionari e i gestori che sono cresciuti e hanno svolto questo lavoro da tanti anni meriterebbero un premio. Noi dovremmo essere dei pubblici ufficiali rispettati. Ognuno dovrebbe potersi prendere la responsabilità di intraprendere questo tipo di attività. Noi siamo la tutela del gioco legale su tutto il territorio nazionale e questo nessuno potrà mai togliercelo. Senza i gestori e gli esercenti non si va da nessuna parte. Tutta la filiera deve stare intorno ad un tavolo per far sì che non vengano cancellate tante imprese e che i lavoratori perdano il proprio posto di lavoro. Sono qui per incoraggiare le donne in piazza, perché la loro presenza fa capire cosa sta realmente accadendo a tutta l’Italia. Sono persone che continuano ad avere dei costi e i crediti d’imposta sono tardivi. Si può tamponare qualche mese, ma ora siamo davvero all’esasperazione”.

Che possibilità ci sono per la riapertura delle attività di gioco il 5 marzo?

“Chiaramente noi vorremmo aprire già domani mattina, ma dalla situazione dei vaccini che mi sembra molto confusionaria e la situazione dei contagi, io pregherei che il 5 marzo sia la data fatidica della riapertura. Comunque, parliamo ancora di altri 45 giorni. Quindi ci sono ancora altri 2 mesi di costi con la speranza di essere ancora in piedi per quella data. Ormai non ci è rimasto più niente, l’unica cosa che abbiamo è l’umiliazione totale nella richiesta della riapertura. Noi vogliamo rispettare tutte le regole e, aggiungo, secondo me già oggi con le dovute cautele e restrizioni potevamo già lavorare per poter far fronte ai propri bisogni e impegni. Questo non è stato fatto e credo che ci sia stato un accanimento a prescindere perché avevamo tutte le carte in regola per riaprire. C’erano molte soluzioni per darci una possibilità. Ovviamente tutto sarebbe diverso perché l’economia e l’indotto girava e non ci sarebbero stati tutti questi cassa integrati. Ora, la cosa fondamentale è la riapertura che già sappiamo che avverrà con un ulteriore aumento di Preu. Infine, ci sarà da riaprire il discorso del riordino dei giochi perché non possiamo avere enti locali che legiferano in modo diverso come in Emilia-Romagna e in Piemonte, oppure come il sindaco di Sanremo che tutela solo i lavoratori del casinò dimenticandosi degli esercenti che sono chiusi da mesi. Non è corretto e non è giusto”.

lp/AGIMEG