Inchiesta “Black Monkey”: il processo rimane a Bologna. Respinta la richiesta di non accettare le parti civili

Si è svolto ieri a Bologna il processo che ha visto 23 imputati per associazione mafiosa nella cosiddetta inchiesta “Black Monkey”. I difensori hanno provato nuovamente a far spostare il processo a Roma, ma il Tribunale ha respinto la richiesta. Nella seconda udienza del processo al boss della ‘ndrangheta Nicola Femia, ai suoi due figli Rocco Maria Nicola e Guendalina e agli altri 20 imputati, i difensori hanno anche provato a diminuire la lunga lista di parti civili costituitesi, adducendo che non per tutti si può provare un danno subito: oltre al giornalista minacciato Giovanni Tizian, la Regione, il Comune di Modena, Libera, Associazione Sos Impresa e Ordine dei giornalisti, costituitisi in udienza preliminare, in apertura del processo si sono aggiunti Provincia di Modena, Comuni di Imola e Massa Lombarda, Agenzia delle Dogane, ministeri di Giustizia e dell’Interno, Confindustria Sistema Gioco Italia. Anche in questo caso, però, i giudici hanno respinto le richieste. L’inchiesta è partita dalle indagini della Guardia di Finanza sulla banda capitanata da Femia, che faceva affari col gioco d’azzardo illegale. L’operazione è scattata a gennaio del 2013 ed ha portato all’arresto di 29 persone a Bologna e in Emilia Romagna. lp/AGIMEG