Giochi, Regione Liguria pensa a proroga entrata in vigore legge anti slot: i Comuni insorgono

E’ battaglia tra Comuni e Regione Liguria in tema di gioco d’azzardo. La legge regionale 17 del 30 aprile 2012 – provvedimento che impone distanze minime e divieto di pubblicità – dovrebbe entrare in vigore il 1* maggio 2017 e mentre la Regione pensa di cambiarla prorogandone l’avvio, i sindaci insorgono. La legge dava 5 anni di tempo ai locali per adattarsi e ora che mancano due mesi alla scadenza gli esercenti hanno fatto appello all’assessore regionale allo Sviluppo economico, Edoardo Rixi, stimando che senza slot perderebbero il 30% degli incassi, e dunque almeno 2.500 occupati in Regione: perché diventerebbe off limits per le slot, ad esempio a Genova, il 96% del territorio. “È un tema importante, su cui i cittadini non criticano le amministrazioni, ma lavorano al loro fianco – ha spiegato l’assessora genovese alla Legalità, Elena Fiorini, come riporta il quotidiano La Repubblica -. Una proroga sarebbe vissuta come una presa in giro, una dimostrazione della politica che rimanda i problemi invece che risolverli”. Per il deputato ligure del Pd e coordinatore dell’intergruppo parlamentare sul tema, Lorenzo Basso, “non possono chiedere all’ultimo che le regole vengano cambiate. La Regione non si fermi: proprio ora che sta nascendo una riforma nazionale che lascia agli enti locali la possibilità di stabilire luoghi e orari, che riduce il numero delle slot e delle lotterie istantanee. Mentre la proposta dal governo di istituire ‘mini casinò’ esenti dalle legislazioni locali è stata accantonata”. Quanto al futuro degli esercenti, “ci sono molti modi per sostenerli – spiega il sindaco di Sori, Paolo Pezzana –. Noi scontiamo la Tari a chi le toglie o non le installa. Ma nei quartieri, se un esercizio è in difficoltà perché si è liberato di una macchinetta, si può mobilitare la comunità per aiutarlo, andando a comprare lì piuttosto che altrove. Prorogare invece quei termini è come tenere aperta una fabbrica che inquina e uccide, per timore di perdere occupazione”. dar/AGIMEG