Giochi, GdF Catania: commercializzava e installava slot machine “truccate”, sequestrati beni per 30 milioni di euro a imprenditore

Su proposta della Procura Distrettuale, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito il provvedimento di sequestro di prevenzione emesso dal Tribunale di Ragusa per beni del valore di oltre 30 milioni di euro nei confronti di un imprenditore ritenuto contiguo a “Cosa Nostra” catanese dopo un’iniziale affiliazione alla “Stidda”. I beni, illecitamente accumulati, derivano, secondo l’accusa, dalla monopolizzazione, fin dagli anni novanta, del settore della commercializzazione e installazione degli apparecchi da gioco “truccati” nel Ragusano. L’uomo era già noto alle forze dell’ordine. Era stato condannato in primo grado, nel 2015, a 5 anni di reclusione per tentato omicidio. Nel 2014 aveva minacciato un collaboratore di giustizia ed era stato condannato dal Tribunale di Catania a 6 mesi di reclusione per minaccia aggravata dal metodo mafioso. L’illecita attività, portata avanti per decenni dall’imprenditore, è testimoniata anche dall’esito di diversi controlli amministrativi che hanno portato al sequestro di numerosissime “macchinette” illegali, con conseguente revoca delle licenze per la gestione degli apparecchi da gioco. Tuttavia, l’uomo continuava a permanere nel settore attraverso la creazione di società le cui quote venivano affidate al figlio e alla figlia della convivente. Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania hanno interessato gli anni dal 1991 al 2015. Gli accertamenti di polizia economico-finanziaria, supportati anche dalle convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato una sproporzione tra i redditi dichiarati dal nucleo familiare dell’imprenditore e le sue acquisizioni immobiliari. In ben 12 annualità su 25 monitorate, non è stato dichiarato alcun reddito al Fisco. cdn/AGIMEG