Giochi, Astro: “La Conferenza Stato-Enti Locali chiarisca i malintesi sul problema del Gap. Il gioco lecito sta per implodere”

“La risoluzione del problema del Gioco D’Azzardo Patologico (G.A.P.), sia che lo si intenda come “problema dal difficile e complesso contorno”, sia che lo si percepisca come “il dramma nazionale”, è una sola. Abolizione totale e totale proibizionismo di ogni suo prodotto, da quello più storico e tradizionale alle ultime novità, Casinò compresi, che per “belli” che siano non possono essere un “veleno in deroga”. Solo vietando ogni forma di gioco, e dispiegando un esercito dedicato all’attività di repressione delle attività che illegalmente lo continuerebbero a proporre (e degli utenti che continuerebbero a fruirne) si “risolve” il problema sanitario del G.A.P. (così come per sconfiggere un virus occorre prima di tutto distruggere il focolaio per garantire l’efficacia al vaccino)”, è quanto si legge in una nota di Astro.”Ogni altra “mossa” intermedia sarebbe frutto di un malinteso: o il G.A.P. non è una malattia ad estensione epidemiologica così grave da imporre una reazione sanitaria, oppure – se si tratta della nuova peste – non si può tollerare la legalità di un solo suo “veicolo di infezione”. In Italia, e solo in Italia il G.A.P. è stato mediaticamente consacrato (e a questo punto non interessa più se a torto o a ragione) come “la malattia” della nostra società, il fiume carsico che ne corrode il suo interno con estenuante persistenza. E stiamo ancora parlando di “limitarlo ? di condensarlo nelle sale ? di riportarlo nei Casinò stile Europa dell’est ? di conservarlo ad ore alterne ? Come si può pensare di diffondere “l’Ebola” solo in zone lontane da scuole e ospedali, o nelle ore lontane dall’entrata delle scolaresche ? Come ammettono tutti gli Amministratori Locali che hanno introdotto restrizioni (e che non accettano il fallimento socio-sanitario delle misure adottate), l’aumento dei malati di GAP e del gioco illegale, censiti dopo il varo delle misure “di contenimento orario e allontanamento metrico”, sono dovuti alla necessità di dover adottare divieti “più stringenti”. Si è quindi scoperto che: allontanando di 3-500 metri una slot lecita, l’utente o si sposta metricamente, o va sull’on line (che è “open e free, se illegale), oppure resta dov’è, se il “suo” bar ha reperito un “dispositivo alternativo” per farlo giocare; spegnendo il gioco legale per mezza giornata, l’utente aspetta il turno, oppure va sull’on line illegale, oppure utilizza il dispositivo di cui sopra, adottando solo restrizioni al fenomeno, senza far scomparire il fenomeno stesso (nella sua accezione legale e illegale), “l’infezione non si arresta, e anzi si aggrava per resistenza ai farmaci blandi”. La (quasi) teutonica concretezza e precisione della Provincia Autonoma di Bolzano è un esempio per tutti: niente slot nei bar posti nelle aree sensibili ? non serve se non si impone lo sgombero anche dai tabacchi e dalle sale, così la nuova legge provinciale in materia dispone “lo sfratto” a tutti gli apparecchi leciti ovunque siano installati, e presto vieterà anche la distribuzione degli altri prodotti di gioco se “il ceppo” non risulterà sconfitto. In questa sede non si affronta il “se” il G.A.P. sia o meno “quella malattia” che alcuni descrivono con determinati dati e determinate meccaniche di contrazione. Si affronta un tema “industriale” prima, e socio-sanitario poi. L’amianto in edilizia reggeva il settore delle costruzioni, ma nel 1992 è stato vietato, e ne è stata imposta la rimozione, perché non tollerabile, e parimenti al gioco, se non compatibile con la società italiana (che tristezza), non può essere permesso di “far ammalare”, benché a ore alterne o a distanze determinate”, prosegue così la nota. “Come all’edilizia si è detto di “buttare” capitali ingenti per trovare nuovi materiali (sovvenzionandola), così all’industria del gioco si deve poter dire (sovvenzionandone la rottamazione) che deve chiudere e dedicarsi al gioco senza alea o senza vincita in denaro. Va detto! Se non lo si dice allora il G.A.P. smette di essere “quella emergenza” per essere qualcosa di diverso, magari sempre grave, ma comunque di diverso. Il malinteso va chiarito, e non solo perché c’è un “bando che balla” (motivazione che chiunque respingerebbe con sdegno), ma perché “in ballo” c’è – da un lato – la salute della cittadinanza e – dall’altro lato – una industria che non sa più come garantire 100.000 addetti e un indotto di altrettanti esercizi commerciali. Va detto! Perché non si può “barattare la salute per l’Erario”, così come non si può barattare “un finanziamento” alle Amministrazioni Locali con il futuro di 200.000 famiglie. Ecco cosa ci si attende dalla Conferenza Stato-Enti Locali: la fine di un malinteso che è già costato al settore 5 miliardi di minor ricavi in 2 anni e mezzo, senza sapere a quale “scopo” gli stessi siano stati devoluti, e la “proclamazione” della verità. Il gioco lecito resta perché non è la peste, e quindi gli si restituisce la dignità calpestata in questi ultimi 4 anni, ricavi compresi (ovviamente dietro innalzamento delle procedure di sicurezza), oppure viene tolto perché è un virus. Si decida e si paghino le conseguenze e gli indennizzi della decisione, ma si esca “dal malinteso”. Il gioco lecito sta per implodere, ma resisterà sino a quando non verrà pronunciata la sua “sentenza” e non sarà noto il nome del suo Giudice”. cdn/AGIMEG