Geronimo Cardia (Pres. ACADI) ad Agimeg: “Non basta il rinvio del Preu e pagamenti vari a poter permettere la sopravvivenza del settore. Bisogna già pensare ad un abbassamento della tassazione appena si potrà riaprire il mercato”

“Il comparto dei giochi è diventato in questi anni sempre più importante per il nostro Paese, generando un gettito erariale annuo di oltre 10 miliardi di euro – quando l’IMU sulla prima casa, per fare un esempio, si attesta sui 4,5 miliardi – e dà lavoro in modo diretto a 70.000 persone. In questo momento di crisi dovuto all’emergenza coronavirus, purtroppo ho trovato posizioni di chi non vuole considerare le imprese del gioco tra quelle che meritano aiuto. Posizioni impensabili, tanto più che i vari Governi hanno ricorso alla tassazione del gioco, soprattutto gli apparecchi da intrattenimento, per trovare risorse alle proprie politiche economiche. Aumenti di tassazione che si sono prolungati negli anni e che lo stesso Ufficio Parlamentare di Bilancio ha considerato non sostenibili per la filiera”. E’ quanto ha dichiarato l’Avv. Geronimo Cardia, presidente di Acadi, nella diretta facebook con il direttore  di Agimeg, Fabio Felici, su cosa occorra nell’immediato al settore del gioco pubblico per cercare di reggere l’impatto dell’emergenza Coronavirus.
“Come comparto, al di là delle problematiche concorrenziali che sono endemiche in ogni settore, i temi fondamentali sono unanimemente condivisi, come la questione territoriale – ci sono regioni che di fatto impediscono quello che lo Stato vuole, ovvero la presenza del gioco sul territorio – o la contrarietà ai continui aumenti di tassazione.  Per uscire dalla crisi tutti i soggetti sono fondamentali per la filiera, per noi è importante tenere a bada ogni conseguenza che può danneggiare il sistema concessorio. Serve fare squadra, ognuno nel proprio perimetro di azione. Come prima cosa bisogna mettere in sicurezza i pagamenti dei soggetti passivi di imposta, trasferendo in avanti gli obblighi contributivi di versamento, dando così liquidità alle imprese. Serve chiedere il rinvio del pagamento del Preu, che oggi è calcolato sugli acconti: in sostanza oggi pago ciò che domani preleverò dagli utenti che andranno a giocare sul territorio, ma ci si dimentica che oggi a causa delle misure per fronteggiare l’epidemia è tutto chiuso. Serve inoltre dare strumenti al nostro comparto, come gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione per poter resistere sino alla fine dell’emergenza. Dobbiamo chiedere il credito di imposta per chi paga il canone di locazione: il padrone del negozio in cui vendiamo il nostro prodotto di gioco non deve avere la totale decurtazione del suo canone, anche lui ha suoi costi da sostenere. Chiediamo che lo Stato dia almeno il 60%, concesso già ai bar, ma è giusto che lo abbiano anche le sale scommesse. Servono poi forme di finanziamento agevolate. Dobbiamo combattere per riaprire – ha affermato ancora l’avv. Cardia – non dobbiamo abbassare la guardia, dobbiamo capire quali provvedimenti possano dare liquidità alle nostre aziende ed essere pronti al momento delle riaperture. Oggi l’agenda sanitaria detta i tempi dell’agenda politica: una volta passata la fase critica, l’agenda sanitaria dirà alla politica se si può ripartire. Come prima cosa alla ripartenza chiediamo che la tassazione imposta nei mesi scorsi venga abbassata, se lo Stato davvero ci vuole aiutare. Tutte le proroghe chieste sono funzionali alla sopravvivenza del sistema, per tutti, dalla filiera ai concessionari. Se riapriamo dobbiamo continuare a tenere caldi temi vitali come la lotta ai distanziometri che espellono il gioco legale dai territori”, ha concluso Cardia. cr/AGIMEG