Dopo le fasce orarie di Arcene, il Tar Lombardia boccia anche quelle di Castel Rozzone: “Comuni devono tener conto delle perdite delle sale”

“La riduzione degli orari di gioco non deve mai spingersi fino al punto da cancellare il valore economico della concessione”. E’ infatti “necessario trovare un equilibrio che massimizzi l’interesse pubblico riducendo al minimo le perdite per i privati, e di conseguenza per le finanze pubbliche”. Il Tar Lombardia, sezione di Brescia, torna sulle ordinanze sul gioco adottate nell’Ambito Territoriale del Treviglio: già una decina di giorni fa aveva bocciato le misure adottate dal Comune di Arcene, adesso – con una sentenza pressoché identica – censura anche quelle di Castel Rozzone.
In sostanza secondo i giudici, anche se i Comuni hanno il diritto di intervenire per contrastare la diffusione del gioco patologico, non possono arrivare a estromettere il gioco, o a rendere antieconomica la gestione delle sale. “Anche in presenza di una situazione di ludopatia diffusa e documentata” scrivono infatti, “gli interventi limitativi devono calcolare le conseguenze negative sul fatturato dei concessionari. Per questa ragione, sono in ogni caso da preferire misure incentivanti, o accompagnate da compensazioni, come suggerisce anche l’art. 5 della LR 8/2013″.
Ma poi sottolineano anche che nel Comune di Castel Rozzone “non vi è un’emergenza sanitaria, in quanto sono soltanto 3 i residenti in cura presso i Servizi per le Dipendenze per problemi legati al gioco d’azzardo patologico“. Secondo il Comune vi è numero decisamente maggiore di soggetti problematici (70 persone) che tuttavia non hanno avviato un percorso terapeutico, ma per il Tar sottolinea che si tratta di stime: “la consistenza del fenomeno è solo ipotetica. Il dato è quindi utile per impostare politiche di sensibilizzazione rivolte ad alcuni segmenti della popolazione, ma troppo disomogeneo e impreciso per costituire il fondamento di misure limitative del gioco, che hanno un sicuro e immediato effetto negativo sull’attività economica dei gestori”. Inoltre puntualizza anche che per fornire questa stima viene usata una definizione (‘Viene definito tale un giocatore con un comportamento di gioco che crea conseguenze negative per sé, per le persone a lui vicine [rete sociale] o per la comunità, e può aver perso il controllo del suo comportamento [punteggio 8+ sul PGSI – Problem Gambling Severity Index]’) che “descrive con un unico parametro una condizione che normalmente è complicata da altri fattori individuali, e dunque richiederebbe un’analisi caso per caso”. lp/AGIMEG