Domenico Dragone (A.d. The Betting Coach): “Basta alla discriminazione del settore giochi. Basta alla politica che fa campagna elettorale, è ora che agisca nel bene comune, aprendo tavoli di confronto”

“Lo stop della pubblicità sui giochi prevista dal Decreto Dignità rischia di diventare la “ciliegina sulla torta”, di una serie di operazioni mediatiche atte non solo a indebolire un settore già da tempo sotto attacco, ma orientate a favorire soprattutto l’ascesa politica di movimenti che del gioco stesso e della sua distruzione hanno fatto un vero e proprio “cavallo di battaglia”, raccogliendo sempre più consensi e voti da parte di gente mal informata e totalmente estranea al fenomeno”. Queste le parole di Domenico Dragone, amministratore di “The Betting Coach”, la startup web sviluppata per dar supporto e voce alla componente esercenti. “La ludopatia è un problema grave e presente su tutto il territorio ma credo che le manovre fin qui attuate non siano servite a nulla, anzi i continui “botta e risposta” tra politici e provider, senza un vero incontro organizzato, abbiano solamente fomentato fobie e paure nella popolazione creando un insano allarmismo sfociato in atti discriminatori e aggressivi, verso le fasce più deboli di addetti ai lavori e piccoli imprenditori”. “Facendo un’analisi attenta del fenomeno ludopatia, possiamo affermare con certezza, che il proliferarsi di tale condizione degenerativa negli anni è stata catalizzata da un altro fenomeno ben più conosciuto e grave: la disoccupazione, che ha colpito soprattutto uomini e donne di giovane età i quali, nel gioco e nelle dipendenze hanno trovato la via più semplice ma sbagliata per dar un senso alle loro “giornate vuote”. Applicare le nuove leggi definite dal Decreto Dignità, in un settore giovane come quello dei giochi, non farà altro che aumentare il tasso di disoccupazione territoriale e affidargli eventuali redditi di cittadinanza e/o sostegni economici, potrebbe rivelarsi un errore ancor più fatale e controproducente per l’intera società. Nel Decreto, si parla di aumento del Preu su slot e vlt. Non tutti sanno che con questo termine viene indicata una percentuale calcolata sull’incasso di ogni singola slot che viene corrisposta dai concessionari alle casse dell’erario. Tale prelievo è alla base della definizione finale della percentuale di vincita che ogni singolo apparecchio potrebbe erogare al giocatore. Discutibile e evidentissimo quindi nasce un controsenso, che porta a chiedersi se tutelare un giocatore vuol dire non metterlo in condizione di vincere qualcosa in più. A mio modo di vedere, è ancor più grave che un governo palesemente contrario al mondo giochi, pensi di ottenere per suo tramite, introiti facili che per correttezza si dovrebbero escludere a priori”.
“Vietare la pubblicità invece, è un atto estremo, proibizionista e anticostituzionale, caratteristica di regimi dittatoriali e non democratici che penalizza non solo il gioco legale favorendo quindi l’illegale, ma rischia di colpire tutti i protagonisti economici collegati al settore, anche quelli coinvolti in maniera marginale e meno continuativa.
“Un governo che opera per il bene dei cittadini”, a queste parole più volte pronunciate dai ministri del partito Cinque Stelle, mi sento di replicare dicendo che è assurdo parlare di bene comune quando il perseverare delle loro scelte discutibili e sbagliate in breve tempo porterà al collasso dell’intera economia nazionale, favorendo nuovi periodi di crisi, ben più gravi di quelli attuali. Credo sia arrivato il momento di fare chiarezza, soprattutto dopo settimane di dure battaglie mediatiche costruite sulla base di numeri e statistiche che non spiegano realmente come stanno le cose: il mondo nei giochi negli ultimi anni ha ottenuto un boom economico esagerato, non di certo perché i giocatori sono aumentati o si sono “rovinati” come qualcuno erroneamente generalizza, ma perché ci son state tante famiglie che nei giochi hanno investito capitali importanti e che oggi rischiano di perdere alla luce di quanto legiferato”, continua. “La legge regionale che già da tempo impone chiusure forzate dei punti vendita, rappresenta una forma di esproprio forzato di aziende dove lo Stato con le sue tasse sul gioco, fin a qualche istante prima era socio occulto. Parliamo di aziende avviate con risparmi e mutui di cittadini che hanno il diritto di lavorare come tutti e che oggi si ritrovano danneggiati e discriminati da un sistema politico incurante e ingiusto che impone in alternativa, il delocalizzarsi dei punti in periferia”. Conclude Dragone: “Il distanziometro, quindi, rischia di diventare un pericolo per la sicurezza di tutti, perché avviando in periferia attività come sale slot e centri scommesse, si favorisce la creazione del giusto “humus” per abili delinquenti, specialisti in furti e rapine, i quali sarebbero incentivati nel compiere azioni dannose, dalla presenza di facili vie di fuga e luoghi meno sorvegliati e strategicamente meglio posizionati. A comporre il settore giochi non ci sono solo lobby, ci sono uomini e donne bloccate in un limbo senza futuro. Ogni giorno questi cittadini, svolgono il proprio lavoro nella speranza che tutta questa “guerra” possa finalmente terminare e quindi possano iniziare a guardare oltre progettando futuri con meno preoccupazioni”. lp/AGIMEG