DNA su operazione scommesse online illecite: “Sistema criminale si fondava su accordo tra associazioni mafiose ed imprenditori del settore”

Le attività investigative condotte dalle forze dell’ordine che questa mattina hanno portato alla cattura di 68 indagati ed al sequestro preventivo su beni e disponibilità per circa 180 milioni di euro, quale profitto dei reati contestati, nonché su compendi aziendali e beni strumentali per circa 800 milioni di euro, quali beni pertinenziali a tali reati, hanno permesso di accertare l’esistenza di un sistema estremamente organizzato ed esteso di raccolta illegale di scommesse. I punti di raccolta sul territorio, riporta la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, previ accordi intercorsi tra gli imprenditori ed i rappresentanti delle “famiglie mafiose”, venivano di norma gestiti da esponenti da queste ultime prescelti, che fungevano anche da garanti del rispetto dei patti con riguardo alla ripartizione degli introiti. Le indagini, condotte anche con il contributo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno consentito di acclarare che il “sistema criminale”, di fatto, aveva reso possibile la commissione di plurime condotte illecite connesse alla gestione di imprese (in Italia e all’estero) dedite all’acquisizione di licenze e concessioni governative, utilizzate per le attività di giochi e scommesse a distanza, effettuate aggirando la normativa nazionale di settore, quella fiscale e quella anti-riciclaggio, e si fondava su di un accordo di reciproco vantaggio tra le associazioni criminali di stampo mafioso dell’area barese, reggina e catanese ed imprenditori del settore che beneficiavano, grazie al controllo del territorio assicurato dai primi, di una posizione quasi monopolistica. Il centro gravitazionale del circuito descritto era rappresentato dalle società riconducibili ai noti marchi di scommesse, per le quali è stata accertata la soggiacenza a condotte e modalità operative di stampo mafioso o comunque finalizzate ad agevolare gli interessi delle “famiglie” Santapaola-Ercolano e Cappello, operanti nella provincia di Catania, Tegano operante nella città di Reggio Calabria, Piromalli/Pesce/Bellocco, operanti nella piana di Gioia Tauro, famiglia Martiradonna facente parte del clan Parisi, operante nella provincia di Bari. La ricostruzione dei cospicui capitali e delle possidenze detenute all’estero è stata effettuata anche attraverso l’attività investigativa del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e i canali messi a disposizione, con estrema proficuità, dal Comando Generale – II Reparto della Guardia di Finanza. Sotto il costante coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia è stata inoltre posta in essere una penetrante attività d’indagine volta a disvelare, in Italia ed all’estero, le ingenti disponibilità finanziarie e patrimoniali dei sodalizi indagati che oggi sono oggetto di sequestro. Grazie all’interazione con le Autorità giudiziarie straniere tramite EUROJUST ed in particolare con il Prosecutor’s Office for Organized Crime serbo, le autorità giudiziarie svizzere ed i Magistrati di collegamento in Italia dei Paesi Bassi e del Regno Unito, sono stati individuati e colpiti da provvedimento beni e disponibilità finanziarie nel Regno Unito, Romania, Serbia, Svizzera, Austria, Malta, Germania, Lussemburgo, Albania, Isole di Man, Curaçao (Antille Olandesi), Saint Lucia (Isole Vergini Britanniche) e Repubblica delle Seychelles. Con riguardo al territorio italiano, i provvedimenti ablativi hanno colpito beni e complessi aziendali siti in Puglia, Calabria, Sicilia, Lazio, Lombardia, Abruzzo e Toscana. es/AGIMEG