Decreto Dignità, Polverini (FI) su emendamento Trano: “Si vuole combattere il gioco, ma si prelevano fondi dal gioco stesso”

“La misura del prelievo erariale unico sugli apparecchi di cui all’articolo 110, comma 6, lettera a) e lettera b), del testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931. n. 773, è fissata, rispettivamente, nel 19,25 per cento e nel 6,25 per cento dell’ammontare delle somme giocate a decorrere dal 1o settembre 2018, nel 19,6 per cento e nel 6,65 per cento a decorrere dal 1o maggio 2019, nel 19,68 per cento e nel 6,68 per cento a decorrere dal 1o gennaio 2020, nel 19,75 per cento e nel 6,75 per cento a decorrere dal 1o gennaio 2021, nel 19,6 per cento e nel 6,6 per cento a decorrere dal 1° gennaio 2023.

6-bis. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo propone una riforma complessiva in materia di giochi pubblici in modo da assicurare l’eliminazione dei rischi connessi al disturbo del gioco d’azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell’erario, e comunque tale da garantire almeno l’invarianza delle corrispondenti entrate, ivi comprese le maggiori entrate derivanti dal comma 6”. E’ quanto prevede una nuova riformulazione di un emendamento all’articolo 1, del deputato del M5S, Raffaele Trano, approvato nel corso dell’ultima seduta nelle Commissioni riunite di Finanza e Lavoro. Durante la discussione, Simone Baldelli (FI) ha commentato l’emendamento, richiamando l’attenzione “sull’estrema vaghezza e, di fatto, mancanza di contenuto della norma di copertura, che sembra prefigurare una sorta di delega al Governo per una riforma complessiva in materia di giochi”. Secondo Baldelli appare “necessario modificare tale disposizione, anche per dare certezza della compensazione delle minori entrate recata dall’articolo aggiuntivo”. Il sottosegretario Davide Crippa ha invece ribadito che l’intervento in materia di giochi è funzionale alla copertura delle minori entrate contributive recate dalla proposta. Ettore Rosato (PD) ha precisato di essere concorde con quanto affermato dai deputati del suo gruppo che lo hanno preceduto, ponendo alcune questioni sulla copertura del provvedimento. “Il decreto si propone di combattere la ludopatia – ha detto – principio giusto e condiviso dal Partito Democratico, ma o la ludopatia è una questione che vale un investimento esiguo oppure è un problema serio per il quale ci vorrebbe un’adeguata copertura. L’articolo aggiuntivo Trano 1.011, come riformulato, tassa i giochi con una conseguente diminuzione delle entrate erariali. Riguardo al comma 6-bis, il Governo non ha presentato un proprio emendamento, perché avrebbe dovuto sottoporlo al vaglio della Ragioneria generale dello Stato la quale non avrebbe mai potuto autorizzare una copertura basata su entrate solo ipotetiche”. Baldelli (FI), ritornando sulla questione del comma 6-bis, ha ribadito che “non è una delega”, ma, a suo avviso, “neanche una copertura finanziaria. Il comma va scritto in modo adeguato per un testo normativo, dove non si può far riferimento all’assicurazione dell’eliminazione dei rischi connessi al disturbo del gioco d’azzardo e alla garanzia della invarianza delle entrate”. Il sottosegretario Massimo Garavaglia ha tranquillizzato le Commissioni che tutte le proposte di riformulazione avanzate dal Governo, prima di essere presentate, sono state adeguatamente valutate sotto il profilo della copertura degli oneri finanziari. Renata Polverini (FI) ha sottolineato come il comma 6-bis sia scritto male, perché prevede di combattere il gioco d’azzardo con un prelievo sul gioco d’azzardo medesimo, consigliando alla maggioranza e al Governo di ascoltare le riflessioni dell’opposizione, al fine di evitare di produrre norme che non fanno onore al Parlamento. lp/AGIMEG