Decreto Dignità, Bergamini (FI): E’ draconiano, nasconde il fatto che lo Stato italiano gestisce il gioco d’azzardo

“Vorrei chiedere l’attenzione del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico perché negli emendamenti in esame c’è un’occasione per lei: quindi cerchiamo di non farvela sprecare”. LO ha detto ieri, intervenendo nella discussione sul Decreto Dignità che si è svolta a Montecitorio, l’on. Deborah Bergamini (FI). “C’è un’occasione perché qui si tocca un tema spinoso del decreto-legge “dignità”, un tema che lei nelle settimane che sono trascorse non ha esitato a rendere un tema visibile: ha difeso fortemente il divieto di pubblicità che viene imposto al gioco d’azzardo dall’articolo 9. Tuttavia, siccome noi non rinunciamo al nostro ruolo di opposizione, non rinunciamo all’esercizio del buonsenso, non rinunciamo alla pratica del realismo e anche un po’ dell’intelligenza, ci permettiamo di insistere sul fatto che l’atteggiamento che mostrate con l’intervento in oggetto è sbagliato. Avete fatto un provvedimento draconiano, cercando di nascondere – io invece la svelo perché è chiara a tutti – la grandissima ipocrisia di Stato che giace intorno al gioco d’azzardo. Qualcuno di noi è a favore della patologia del gioco d’azzardo? No. Qualcuno di noi non vuole combattere tale grave patologia che peraltro ha costi pesanti per lo Stato e costi pesanti per decine di migliaia di famiglie? No. Però facciamo pace con il cervello. Lo Stato italiano prende 10 miliardi di euro, fa cassa con 10 miliardi di euro dal gioco d’azzardo: è un dato. Lo Stato italiano gestisce il gioco d’azzardo. Voi addirittura prevedete di coprire finanziariamente alcune ricadute del provvedimento in esame con i proventi dal gioco d’azzardo e poi che fate? Dite: sì, però noi siamo contro; noi vogliamo assolutamente impedirne la pubblicità nel modo più assoluto e appunto draconiano. Mettete mele con pere, tutto insieme – le schedine, le lotterie nazionali, le slot, i gratta e vinci – con un divieto assoluto. Una modalità, una metodologia che attraversa tutto il perimetro del provvedimento. Castigate l’economia, castigate i settori merceologici, castigate le imprese, castigate la pubblicità ma io dico: ma se non volete cambiare idea nell’interesse degli italiani ma cambiate almeno idea nel vostro interesse o pensate che nessuno si accorga di quel che state facendo, che rimanga tutto dentro l’ologramma a cui state consegnando il Parlamento con l’atteggiamento di totale incomunicabilità che state mantenendo? Dunque, guardiamo le cose come stanno: ci fate dei bei soldi dal gioco d’azzardo e poi stabilite di vietarne la pubblicità ma allora perché non vietate il gioco d’azzardo: vietatelo, no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? No, i soldi servono però ci puliamo la coscienza e facciamo un provvedimento spot: mai parola fu più azzeccata perché stiamo parlando di pubblicità. Nell’emendamento in esame proviamo a darvi l’occasione di fare per davvero il cambiamento: ma quel cambiamento che volete fare al Paese se non lo fate tra di voi, come pensate di produrlo? Guardate le cose per quello che sono e non per quello che credete che siano. Qui ci sono proposte migliorative che dicono che è conclamato che l’assenza di pubblicità non fa smettere di giocare ma spinge verso il gioco illegale perché questo è quello che accade (oppure sono tutti rimbecilliti in Europa perché in Europa la pubblicità è consentita e noi non la vietiamo). Ci sono studi che dimostrano che, laddove si vieta la pubblicità di un’attività che pure è lecita, perché lo Stato italiano la ritiene lecita, noi spingiamo verso l’illegalità, quindi indirettamente verso tutto quel sottobosco malavitoso e camorristico che ci guadagna dal gioco d’azzardo. Allora perchè, perché questa ipocrisia? Vi faccio un esempio: le slot machine pesano per il 50 per cento del mercato del gioco d’azzardo e per il 70 per cento delle abitudini di gioco dei ludopati: eppure non fanno pubblicità perché si vede che non ne hanno bisogno. Allora va cambiato l’atteggiamento e voi dovreste apprezzare l’atteggiamento delle opposizioni in quest’Aula, voi che l’opposizione l’avete fatta in modo ben diverso quando eravate all’opposizione e ce lo ricordiamo, offendendo, minacciando, criticando, i tetti, i sit-in, tutto avete fatto. Noi ci ricordiamo di voi quando siete entrati qui in Parlamento, zainetto e giubbotto: volevate aprire i palazzi del potere come una scatoletta del tonno, ma in quella scatoletta vi ci siete chiusi e il tonno vi piace, eccome se vi piace! E vi piace talmente tanto, ora, inamidati, incravattati, eleganti…