Consiglio di Stato difende nuovamente le fasce orarie di Napoli. “Tutelare le sale già aperte sarebbe discriminatorio”

Il Consiglio di Stato respinge un altro ricorso contro le fasce orarie adottate dal Comune di Napoli, dopo le due sentenze emesse a inizio settimana. A intentare il ricorso, nella sentenza pubblicata oggi, è stata una sala bingo che ha provato a far valere diversi profili di illegittimità dell’ordinanza – di aprile 2016 – con cui il sindaco Luigi De Magistris  ha consentito alle sale da gioco di accettare giocate per 8 ore al giorno (dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23). La Quinta Sezione ricorda la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge per il contrasto al gioco patologico adottata dalla Regione Puglia, per sostenere che dal decreto Balduzzi “si ricava il principio di legittimità di interventi di contrasto alla ludopatia basati sul rispetto di distanze minime delle sale da giochi da luoghi sensibili”. Il decreto Balduzzi invece non impone che venga pianificata la distribuzione delle sale a livello nazionale, “pianificazione che del resto che non è mai avvenuta, il che rende il relativo meccanismo inoperante”, e questo “non può impedire l’esercizio delle competenze normative regionali”. La sala ha poi provato a sostenere che le fasce orarie non potessero essere applicate a quegli esercizi che già avessero avviato l’attività prima dell’entrata in vigore dell’ordinanza. Il Collegio però richiama un precedente del 2016 della Terza Sezione sulle distanze minime, e spiega che l’esigenza di tutelare le sale già attive “non può essere di impedimento – o di deroga – per l’applicazione generalizzata della disciplina regolamentare a tutela della salute”. Se così non fosse, “si giungerebbe a conclusioni irragionevoli, in primo luogo ad una parziale vanificazione della stessa finalità cui è ispirata la disciplina contestata”. Questo, oltretutto, comporterebbe anche “una inammissibile distorsione del principio di concorrenza tra sale da gioco”. lp/AGIMEG