Cassazione nega il risarcimento all’ideatore di un gioco poi “copiato” con il Totobingol. “Non utilizzava soluzioni innovative”

La Prima Sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso intentato da un privato che chiedeva un risarcimento all’allora Aams e al Mef, l’uomo sosteneva infatti di aver ideato un gioco – chiamato “Zeronovanta” – che consisteva nel pronosticare in che minuto sarebbero stati segnati i goal del campionato di calcio; le Amministrazioni poi avevano lanciato un gioco pressoché identico – il Totobingol, ormai scomparso – senza riconoscergli alcun diritto.
Per la Suprema Corte, tuttavia, il gioco “Zeronovanta” e le soluzioni che adotta non possedeva alcuna originalità. Non conteneva infatti una “soluzione originale di un problema tecnico”, ma al contrario, si collegava “a concorsi già noti, mutandone semplicemente gli eventi da pronosticare o i relativi simboli o la schedina di gioco”. Non può essere ritenuta infatti una soluzione originale di problemi tecnici “un’applicazione mera di calcolo di combinazioni matematiche già note rispetto a concorsi pronostici in competizioni sportive”.
La Cassazione ricorda che già la Corte d’Appello aveva ribadito che il gioco “implica uno schema tecnico analogo a quello attuato dalla formula del “Superenalotto”, senza effettiva rilevanza dell’ambito distintivo degli eventi sportivi. E questo perché è da escludere, nella formula impiegata, ogni effettivo collegamento della soluzione tecnica con le partite di calcio”. Lo stesso ideatore del resto aveva riconosciuto che “pronosticare il minuto in cui in un gruppo predeterminato di partite verrà segnato il primo goal ‘è quasi tanto azzardato quanto pronosticare quali numeri usciranno per primi su un gruppo predeterminato di ruote del lotto'”. E ancora sottolinea che “neppure in questa sede il ricorrente ha spiegato in qual senso, invece, la sua ideazione si sarebbe dovuta considerare come soluzione originale”. lp/AGIMEG