Camera, stretta sulle concessioni, pene più severe e card per giocare alle vlt. La risoluzione dell’Antimafia per ridisegnare il mercato dei giochi

Creare maggiori barriere all’ingresso del mercato dei giochi; inasprire l’apparato sanzionatorio sia in ambito penale, sia in quello amministrativo; rafforzare le misure antiriciclaggio prevedendo che vengano tracciate anche le vincite, e che i conti di gioco siano iscritti nella anagrafe dei conti correnti, in modo che Forze dell’Ordine e la UIF della Banca di Italia possano effettuare controlli; ridefinire le politiche antimafia e il ruolo delle autonomie locali, di modo che, in casi di urgenza, i Territori possano limitare o azzerare l’offerta; maggiore vigilanza e riorganizzazione dei controlli sul settore. Sono questi i punti della risoluzione approvata ieri dalla Camera sulla Relazione sulle infiltrazioni mafiose nel gioco lecito e illecito, approvata dalla Commissione Parlamentare Antimafia. Per quanto riguarda le maggiori barriere all’ingresso, nella risoluzione si chiede che non possano ottenere una concessione anche i soggetti che abbiano commesso reati gravi in materia fiscale, contro la Pubblica Amministrazione (peculato, corruzione e concussione interna e internazionale, etc.), e autoriciclaggio. Ancora, si chiede di includere tra le ipotesi ostative anche i delitti tentati, e non solo quelli commessi, e non rilasciare la concessione non solo ai soggetti condannati, ma anche a quelli che abbiano patteggiato la pena. Nella risoluzione si chiede poi di non fare più ricorso a proroghe delle concessioni, e a sanatorie e condoni di illeciti penali, amministrativi o fiscali: questi strumenti “lasciando impuniti i reati, per il fatto che allo stato non esiste un chiaro ed efficace impianto sanzionatorio specifico per il gioco online”.
Per quanto riguarda l’inasprimento delle pene, nella risoluzione si chiede di introdurre sanzioni adeguate per il “giocatore clandestino” per “contribuire a ridurre il bacino di « utenza » da cui le mafie traggono considerevoli profitti nel settore del gioco e delle scommesse. E ancora, si suggerisce di colpire i concessionari per le violazioni commesse dai partner commerciali, in sostanza perché non hanno vigilato adeguatamente sull’operato di questi ultimi, o per essersi appoggiati a soggetti non affidabili. In questo modo scatterebbe una “presunzione di corresponsabilità del concessionario, con conseguente possibilità per lo Stato di recuperare l’importo della sanzione direttamente da quest’ultimo”, e sarebbe il concessionario stesso a dover provare di “aver fatto tutto il possibile per impedire, controllare e costantemente vigilare la condotta del titolare del punto gioco”. Nei casi più gravi, e di fronte a continue reiterazioni, il cocnessionario potrebbe anche incorrere nella sospensione o nella decadenza della concessione. E ancora – in casi di gioco minorile, rischio di diffusione delle dipendenze, o pericolo di infiltrazioni mafiose – il Questore dovrebbe eseerre abilitato a emettere un provvedimento simile al Daspo per chiudere i punti di gioco incriminati. Infine si chiede di inasprire le sanzioni per consentire il ricorso alle intercettazioni telefoniche e per allungare i tempi di prescrizione “per far sì che le indagini, solitamente assai laboriose e complesse, possano giungere a disvelare le effettive dimensioni”.
Per rafforzare le misure antiriciclaggio, nel caso delle Vlt, si chiede di adottare strumenti che “colleghino indissolubilmente” chi ha effettuato la giocata con chi ritira la vincita. L’opzione che si suggeriusce è quella di una card, da acquistare anche nella sala dopo aver esibilito un documento, in cui vengano memorizzate ricariche o vincite. “Al termine della giocata, solo il soggetto a cui il ticket è stato rilasciato è titolato a monetizzare in contante l’eventuale cashout”. Nella risoluzione di prevede espressamente che la card venga utilizzata anche per conservare i dati anagrafici del giocatore. Per quanto riguarda i conti di gioco, si chiede che vengano sottoposti “al medesimo regime antiriciclaggio previsto per i conti correnti”; e che “siano censiti e confluiscano presso la cosiddetta anagrafe dei conti, in modo che l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (UIF) e gli organismi investigativi (DIA e Guardia di finanza) vi abbiano accesso diretto per finalità di antiriciclaggio”.
La risoluzione interviene anche sulle trattative in corso tra Stato e Enti locali per ridefinire l’offerta di gioco, e suggerisce che i territori possano “prevedere che la propria quota di offerta di gioco sia concentrata in un numero limitato di « luoghi di gioco » considerati più sicuri. Ad esempio, potrebbero essere istituite sale da gioco certificate”. Fermo restando quanto evrrà deciso nell’accordo, agli enti locali (” primi sensori sul territorio in grado di percepire situazioni di pericolo del quadro sociale e del diffondersi di illegalità e disagio connesse
al gioco”) dovrebbe essere riconosciuto in ogni caso il potere di intervenire prontamente. In questi casi, “Stato (e le regioni) dovranno, in primo luogo, farsi carico di sostenere l’ente locale, con tempestività e con adeguate risorse”. Di seguito il testo integrale della risoluzione. rg/AGIMEG