Giochi, Di Bernardo (GDF) ad Agimeg: “Da 3 anni stavamo monitorando l’attività illegale di società che lavoravano tra Malta e l’Italia”

“Tutto è partito da un controllo effettuato su una sala nel 2013, nel quale trovammo diverse slot machine irregolari perché non collegate ai Monopoli. Nel corso dell’indagine che scaturì da quell’episodio, abbiamo avuto i segnali di un’organizzazione ben più vasta e nel 2014 è partita l’indagine Doppio Jack, che ha portato agli arresti e ai sequestri annunciati ieri dal Procuratore di Firenze”.
Così Vittorio Di Bernardo, il capitano della Guardia di Finanza che ha coordinato l’operazione con la quale è stata scoperta un’organizzazione di gioco clandestino in almeno 14 sale che ufficialmente risultavano delle associazioni sportive dilettantistiche, ad Agimeg.
Due degli arrestati sono risultati soci di una società maltese che gestisce una piattaforma di giochi on line, licenziata a Malta ma collegata a siti con domini “.it”. Ma la stessa piattaforma, poi, veniva utilizzata da parte dei vertici dell’associazione per delinquere per attività illegali. Quindi, con collegamenti a siti “.com”.
Il gioco clandestino veniva effettuato con dei pc e i cosiddetti totem che risultavano essere dei semplici terminali per navigare in Internet, come in qualsiasi Internet point. In realtà, si collegavano a una piattaforma di gioco situata su server dislocati a Malta ma che, a quanto pare, potevano controllare anche per modificare le vincite a seconda delle necessità.
“Poteva succedere che in una sala facessero vincere più di quanto veniva raccolto” spiega ancora Di Bernardo “perché in questo modo incrementavano il movimento attirando più giocatori. Così come succedeva che, a un certo punto, bloccassero le vincite per un po’, e i giocatori che si trovavano in sala in quel momento erano destinati a non vincere nulla”.
Le sale erano spesso intestate a dei cinesi, che però risultano essere dei prestanome perché quasi mai a gestirle erano effettivamente i titolari e di solito la sala era diretta da italiani o altri cittadini europei. Il gestore, o comunque chi si trovava alla cassa, usava un applicativo sul proprio pc per gestire i conti gioco dei giocatori che pagavano e riscuotevano le vincite in contanti. Nell’applicativo, venivano conservati i dati di tutti i movimenti degli ultimi tre giorni. In pratica, il giocatore si ritrovava con un conto gioco caricato con i soldi che consegnava alla cassa della sala, anziché usare carte di pagamento come si deve fare in tutti i siti di gioco con i quali ci si collega da casa o dal proprio smartphone. gpm/AGIMEG