Slot, Tar Marche: “Su fasce orarie, Comuni e salvaguardino il diritto di impresa”

L’orario di accensione delle slot – imposto da un Comune – “deve essere risultato di un’accurata istruttoria e di una eventuale differenziazione tra i vari periodi di attività, allo scopo di effettuare un giusto bilanciamento tra le esigenze di tutela della sicurezza e della salute pubblica e l’interesse alla libera iniziativa economica”. E’ quanto stabilisce il Tar Marche – ribadendo quanto già affermato dal Consiglio di Stato in una sentenza di inizio agosto scorso – discutendo del ricorso intentato dai gestori di una sala contro l’ordinanza con cui il Sindaco di San Benedetto del Tronto aveva previsto che le slot potessero funzionare esclusivamente dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 18:00 alle 23:00. Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché il Sindaco – nelle more del procedimento – ha adottato una seconda ordinanza, stabilendo che le sale slot possano rimanere aperte dalle 13 a l’una del mattino. Il Tar comunque afferma che nella prima ordinanza il bilanciamento tra la tutela della salute pubblica, e l’iniziativa economica “appare del tutto assente.  Nel testo, dopo una serie di riferimenti normativi e la citazione degli studi sull’argomento, si dà semplicemente atto di dover disciplinare gli orari di funzionamento degli apparecchi di intrattenimento con lo scopo di contrastare l’insorgere di fenomeni devianti nell’utilizzo degli stessi, in particolare tra i giovani. Non vi è alcun riferimento – spiega ancora il giudice – al collegamento tra tali esigenze e la specifica limitazione di orario prevista che, essenzialmente, prevede una lunga pausa di chiusura dalle 13 alle 18 (senza chiarire l’utilità di tale chiusura), senza alcuna differenziazione od eccezione. Come già accennato, il Comune fa altresì riferimento a studi relativi all’impatto del gioco d’azzardo nell’area comunale e comuni limitrofi, anche con specifico riferimento ai giovani tra i 14 e i 23, anni, ma senza che da questi si possa trarre alcun riferimento all’utilità di una limitazione nella misura dell’ordinanza”. Insomma, nella prima ordinanza “è del tutto assente qualsiasi collegamento tra l’istruttoria svolta e gli orari di apertura determinati”, e ne è ulteriore prova il fatto che il Comune con “la nuova ordinanza prevede, dopo ulteriore istruttoria e l’esame delle osservazioni delle associazioni di categoria, un orario totalmente diverso”. Con il secondo provvedimento infatti “pur ribadendo la legittimità dell’impugnata ordinanza, il Comune ha esaminato le osservazioni pervenute da privati e dalle associazioni di categoria e i dati ufficiali sul gioco d’azzardo desunti dalle ricerche citate nella precedente ordinanza, in particolare con riferimento al target primario giovani e anziani, decidendo per una chiusura degli esercizi la mattina, presumibilmente considerato l’orario più a rischio per le fasce sopra menzionate”.rg/AGIMEG