Report “Fondazione Magna Carta”: “Effetto ‘Laffer’ per i giochi, da un aumento della tassazione scaturirà un calo del gettito erariale”

Può l’innalzamento della pressione fiscale sui giochi, proposto in questi giorni di campagna elettorale da alcuni esponenti politici, incrementare il gettito erariale? A rispondere a questa domanda è il report della “Fondazione Magna Carta”. Nella storia economica italiana, ogni qual volta lo Stato ha necessità di reperire maggiori introiti aumenta la tassazione su prodotti come sigarette, benzina e giochi. Le accise hanno infatti il vantaggio di produrre gettito immediato e a prescindere dall’innalzamento dei prezzi, lo Stato considera l’elasticità di determinati settori come rigida, nel senso che i consumatori continueranno ad acquisire quel dato bene. Ma non sempre le cose vanno in questo modo. Nel 2017, ad esempio, il Tesoro aveva programmato di incassare dalle accise sui tabacchi oltre 11 miliardi di euro, mentre a fronte di un innalzamento della tassazione, le entrate sono scese a 10,5 miliardi. Di fatto, il Tesoro ipotizzava che i produttori reagissero alle nuove imposte aumentando il prezzo del prodotto, scaricando l’onere sui consumatori, ma così non è stato e si è trovato di fronte a un calo delle entrate erariali.
Un discorso analogo può essere fatto anche per il comparto dei giochi pubblici, che garantisce 10 miliardi di entrate erariali l’anno. Il gettito fiscale infatti non è una funzione lineare, ovvero all’aumento della tassazione non necessariamente corrisponde un aumento del gettito. L’aumento della tassazione di un bene provoca anzi un effetto distorsivo sul comportamento dei consumatori, che si risolve tendenzialmente in una diminuzione del consumo di quel dato bene. Riduzione del consumo che comporta una diminuzione della base imponibile e quindi del gettito. In altre parole, le entrate per lo Stato diminuiscono anziché aumentare. E’ il noto ‘effetto Laffer’, dal nome dell’economista americano che per primo sintetizzò, nella celebre curva a U rovesciata, gli effetti dell’aumento della tassazione rispetto al gettito generato. In pratica, l’aumento di un’aliquota provoca, soprattutto nel caso in cui si parta da un livello di tassazione già particolarmente elevato – come potrebbe essere nel caso degli apparecchi da intrattenimento, con le slot già tassate al 19% – una riduzione anziché un aumento di gettito. Insomma, è tutt’altro che matematico che innalzando la tassazione aumenti il gettito erariale.
Da queste considerazioni deriva la necessità dell’istituzione anche in Italia di un ‘Calendario fiscale’. Il nostro Paese infatti risulta ad oggi al 43esimo posto nel Global Competitiveness Index 2017-2018 stilato dal World Economic Forum: l’incertezza giuridica e regolatoria rendono l’Italia un posto poco appetibile per le aziende. Invece l’adozione di un ‘Calendario fiscale’ potrebbe rappresentare un principio cardine, nel quale le tasse siano certe, preventivabili e non modificabili in corso d’opera. La creazione di un Fisco che preveda un confronto fra policy-makers e imprenditori del settore è necessario per aumentare la capacità attrattiva del sistema Italia, consentendo alle società estere di programmare investimenti nel medio/lungo termine, mentre all’Erario di poter contare su entrate certe e prevedibili ogni anno. Di fatto, servirebbe ridurre ogni tipo di discrezionalità normativa e trovare un punto di incontro tra esigenze diverse per il raggiungimento di obiettivi condivisi, che vanno dalla tutela del gettito erariale alla difesa della salute al garantire la concorrenza fra gli operatori. Senza dimenticare che un inasprimento indiscriminato della pressione fiscale lascerebbe spazio a una crescita esponenziale dell’illegalità. cr/AGIMEG