Pastorino (FIT) a Agimeg: “Sindacati, lavoratori e piccole imprese uniti per la tutela del lavoro. Caso unico in Italia”

La manifestazione che si è tenuta a Torino il 17 settembre di fronte al consiglio Regionale sembra aver segnato una svolta nel confronto tra i politici da tempo impegnati per limitare l’offerta di gioco, e gli operatori del settore. A organizzare il sit-in sono state infatti la Federazione Tabaccai e il Sindacato Totoricevitori, ma di fronte a Palazzo Lascaris c’erano anche CGIL, CISL e UIL, e molto raramente imprenditori e lavoratori manifestano insieme per difendere le stesse posizioni. E il caso del Piemonte non sembra destinato a rimanere il solo. Agimeg ne ha discusso con Giorgio Pastorino, presidente della Fit

Perché i sindacati hanno deciso di scendere in piazza con voi?

In realtà da uno scontro. Ma prima di tutto bisogna ricordare che quando – anni fa – le Regioni hanno iniziato a varare le leggi contro il gioco, i sindacati in un primo momento sono rimasti in disparte. Successivamente hanno preso le difese dei politici locali. Quando abbiamo fatto la prima manifestazione di Torino, il rappresentante di una Sigla sostenne sostanzialmente che la Fit voleva difendere degli interessi di categoria. Quando ebbi modo di replicare, feci notare che il diritto alla salute va tutelato, non si discute; però non solo distanze e fasce orarie non risolvono il problema, ma c’è anche il fatto che le leggi regionali rischiano di provocare una vera e propria emergenza lavoro. E su questo i sindacati avrebbero dovuto riflettere.

A cosa si riferisce esattamente?

Se una grande azienda minaccia di licenziare centinaia di lavoratori, i sindacati – giustamente – entrano subito in agitazione. Nel nostro caso, ci sono migliaia di piccole aziende, alcune sono a conduzione familiare, altre hanno un dipendente. Tutti posti di lavoro che le leggi regionali sul gioco mettono a rischio. Il singolo licenziamento non fa notizia, ma complessivamente è come se a effettuare i licenziamenti collettivi fossero decine di grandi aziende. Senza contare che nel nostro caso non ci sono ammortizzatori sociali.

Il confronto quindi è iniziato così. E la politica come ha reagito?

Di certo è rimasta colpita. Di solito imprese e lavoratori si battono per difendere posizioni differenti, succede molto raramente che scendano in piazza insieme. E sicuramente chi credeva che i sindacati in questo campo si fossero schierati in difesa delle leggi regionali è rimasto spiazzato.

Ma potrete contare sui sindacati anche in altre Regioni, o magari addirittura sul piano nazionale?

A giugno con i Sindacati – insieme anche a Federbingo e Sistema Gioco Italia – abbiamo costituito un tavolo di lavoro, che poi è sfociato nella richiesta al Ministero dello Sviluppo Economico di attivare un tavolo di crisi.

Il Consiglio Regionale Piemonte discuterà a breve se rimodulare la propria legge, ma le posizioni sembrano ancora distanti. Nelle altre Regioni invece cosa sta succedendo?

Ci sono segnali decisamente positivi, il 2018 sembra finalmente aver segnato un’inversione di tendenza. La Liguria aveva inizialmente deciso una proroga di un anno, poi ne ha accordata una a tempo indeterminato, in attesa di una regolamentazione nazionale. Puglia e Abruzzo hanno fatto slittare l’entrata in vigore delle proprie leggi al 2020, ma anche loro attendono una regolamentazione nazionale. La Toscana, due settimane fa, ha emesso una circolare esplicativa per chiarire che le limitazioni si applicano solo alle nuove aperture. In Calabria si è deciso di esentare dal rispetto delle distanze le tabaccherie, che danno maggiori garanzie nella lotta alle organizzazioni criminali. Certo, non possiamo dire che tutti i problemi siano risolti, ma qualcosa si sta muovendo.

rg/AGIMEG