Mira (Avvenire) ad Agimeg: “Questa emergenza è l’occasione per una “cura dimagrante” e revisione dell’offerta di gioco. Le slot il gioco che provoca più rischi di dipendenza perché troppo diffuse anche in luoghi dove non dovrebbero stare”

Durante la diretta Facebook organizzata mercoledì da Agimeg, è intervenuto anche Tony Mira, capo redattore ed inviato speciale del quotidiano Avvenire. Alla domanda del direttore di Agimeg Fabio Felici sull’attuale situazione delle imprese, comprese quelle del settore del gioco, Mira ha risposto che:“I provvedimenti presi sia dal Governo sia da Adm vanno nella direzione della tutela maggiore della salute dei cittadini. Evitare tutte le occasioni di uscire di casa e soprattutto di trovarsi in luoghi piccoli con molte persone. Queste limitazioni mi sembrano assolutamente ovvie ed in questo momento le precauzioni non mi sembrano mai eccessive. Il sacrificio viene chiesto a tutti, poi possiamo discutere sull’importanza o meno delle attività legate al gioco, ma credo che evitare di andare a fare attività che sono ludiche da una parte e di spesa dall’altra, si possa anche fare. Credo che non ci debba essere nessuna polemica e critica nei confronti di queste misure. Poi, seguendo anche la mia posizione personale sull’azzardo, se si fa a meno di questa attività è un bene anche per tante persone che potrebbero spendere questi soldi in un altro modo”. Ma l’imprenditoria del settore non merita anche delle tutele? Dare un momento di svago non è proprio un “diavolo” da cacciare. “Credo che alcuni provvedimenti presi, come il rinvio di alcuni adempimenti onerosi per le aziende, siano giusti, così come l’entrata sul mercato delle Awpr ed il rinvio di alcuni pagamenti. Sicuramente però rispetto ad altre attività viene considerata di tipo ludico. Giustamente deve essere tenuto presente che in questo settore ci sono tante imprese e per questo il Governo farà provvedimenti per tutelare le attività economiche anche con facilitazioni. Questo però potrebbe essere anche un momento di riflessione per affrontare una revisione più generale, ovviamente quando sarà finita l’emergenza, del mondo del gioco d’azzardo. Avere una maggiore presenza di vera attività ludica, legata al divertimento vero e meno di quella che è prettamente di tipo aleatorio e relativa al colpo di fortuna. Si potrà rivedere anche il mondo delle scommesse che oggi rimane comunque attivo con l’online. Purtroppo tutti i settori ne usciranno con le ossa rotte ma si potrebbe trovare anche qualche stimolo per migliorare questo settore legato al mondo dello sport. Dopo le prime resistenze legate ai grandi affari che ci sono dietro al mondo dello sport e soprattutto dietro a quello più ricco del calcio, si è capito che ci sono cose più importanti e ci potrà essere modo di rivedere tanti aspetti di un mondo che è strettamente legato a quello del gioco d’azzardo. Ovviamente la posizione del nostro giornale è quella che questo settore non è tra le attività più importanti del nostro paese e, soprattutto con grandi errori fatti nel passato, ha fatto dei danni che si possono riparare, ma il futuro potrebbe anche presentare delle occasioni per uscirne meglio”. E’ un settore che porta nelle casse dello Stato 10 miliardi per la collettività, con 200mila addetti e forse intervenire con la mannaia non fa bene a nessuno. La tua posizione è uguale per tutti i giochi o ci sono giochi che possono essere praticati in modo più tranquillo? “Ogni gioco ha la sua problematicità diversa, ma è chiaro che le cosiddette macchinette sono quelle che provocano le maggiori conseguenze e rischi perché sono quelle che possono portare a modalità di tipo compulsivo anche perché sono quelle più diffuse, anche in luoghi dove non dovrebbero esserci. Anche per quanto riguarda il mondo delle scommesse bisogna essere molto attenti e forse anche qui si è esagerato allargando troppo le possibilità di scommettere, facendo diventare il mercato grande ed allettante. E sappiamo bene che è il settore dove le mafie stanno facendo più affari, abbandonando in parte proprio le macchinette. Ogni tipologia di gioco ha quindi dei problemi diversi. Anche con i Gratta e Vinci secondo me si è esagerato, non tenendo conto che attira delle fasce di giocatori molto deboli come le persone anziane. Certo gli oltre 10 miliardi che incassa lo Stato non sono pochi, per questo motivo tutti i vari Governi non sono mai riusciti a trovare una regolamentazione e si è andati avanti con iniziative singole o parziali. Quando l’affare è così grosso, è chiaro che è anche difficile intervenire e quando ci sono difficoltà, si può arrivare ad avere buoni risultati ma ne abbiamo visti anche di pessimi. Le modalità di gioco sono diverse ed ognuna ha conseguenze positive o negative differenti. Non si riesce a fare una riforma perché ci sono resistenze di tutti i tipi, non ultima quella legata alle entrate statali dal settore. Vedendo quindi cosa succede in questi mesi senza il gioco, si può capire come si può resettare il sistema. Noi come giornale non siamo totalmente proibizionisti ma abbiamo sempre detto che l’attuale offerta è eccessiva, fatta male e più attenta ai soldi che alla salute dei cittadini. Sono sicuro che nel settore ci sono imprese sane, ma nella bolla che si è creata in questi anni sono venuti fuori anche personaggi che sono assolutamente da tenere lontano che però hanno convissuto e ancora convivono nel settore. C’è una parte borderline del settore e soprattutto in alcuni territori dove regna ad esempio la Camorra. Quando giri per le strade dove c’è questa realtà e vedi negozi che offrono gioco ti viene almeno il dubbio se, quando vengono aperti questi esercizi, si sappia realmente chi c’è dentro. Sappiamo anche bene quanti di questi soldi sono stati legati ad altri eventi luttuosi, non ultimo quello del terremoto de L’Aquila. Spero solo che per recuperare dei soldi da questa emergenza non si pensi di allargare ulteriormente il settore. Sarebbe un errore clamoroso. Una “cura dimagrante” non farebbe male anche a questo settore. Anche altri segmenti di mercato, quando sono cresciuti eccessivamente, che hanno poi accettato un restringimento nelle regole e nella correttezza, ci hanno solo guadagnato”. Durante la diretta Facebook alcuni utenti hanno domandato perché su altri settori, come quello del tabacco, non ci sono stati gli stessi attacchi mediatici che ha subito il gioco. E poi giocare alle slot non è un modo come un altro per praticare il gioco? Infine che anche le aziende di questo settore meritino le giuste tutele in questo momento di emergenza. “ Non è che se una cosa fa male l’altra ha qualche giustificazione. Se una cosa fa male, fa male e basta. L’eccesso di tutto fa male” – ha sottolineato il capo redattore di Avvenire –  Personalmente non capisco cosa ci possa essere di interessante a stare da soli davanti ad una macchina, ma se a qualcuno piace padrone di farlo. Un’altra cosa era, ad esempio, come succedeva una volta, con un gruppo di amici che si riunivano in un bar per compilare insieme la schedina del Totocalcio o il rito di un’estrazione del Lotto. Su altri giochi, tipo slot o gratta e vinci non ci vedo un gran divertimento. Per quanto riguarda le aziende in difficoltà un aiuto va dato a tutti visto che dietro ci sono lavoratori e relative famiglie, ma ci sono delle priorità visto che ci sono settori più determinati rispetto al gioco”. L’eccesso non fa bene a niente. Non ti pare però che il gioco abbia un eccesso di critiche di stampa contraria? Il settore ha sicuramente le sue colpe, ma l’opinione negativa non è sbilanciata? “Non mi sembra tanto sinceramente. Per anni non ci siamo occupati di queste tematiche, però è anche vero che è un settore che ha avuto una delle più elevate crescite degli ultimi anni e dal punto di vista giornalistico suscita interesse. Prima della grande riduzione della normativa sul fumo, sui giornali questa tematica c’era abbondantemente. Poi se la gente continua a fumare malgrado le norme molto severe che ci sono sul fumo, è una scelta personale. Credo quindi che sia legato proprio al boom che c’è stato in questo settore. Per tanto tempo sui giornali però non se n’è parlato. Adesso però i numeri sono davvero molto elevati e non si può far finta che i problemi o le criticità non ci siano. Non mi sembra però che ci sia un eccesso di interesse, anzi ci dovrebbe essere un interesse più corretto nel senso che si dovrebbe anche raccontare meglio le cose. Mi sembra che a volte ci sia un eccesso di superficialità”. lp/AGIMEG