Esclusiva Agimeg – Penali slot: Corte dei Conti, “Concessionarie non hanno tenuto un comportamento scriteriato, ma hanno causato uno sperpero di risorse pubbliche che devono risarcire”

“Non può parlarsi di “accaparramento” di apparecchi da parte dei concessionari, ovvero di “decisione scriteriata”, come ritenuto dai primi Giudici”. Lo scrive la Terza Sezione d’Appello della Corte dei Conti, nella sentenza con cui ha accolto in parte i ricorsi di Hbg e BPlus contro la sentenza sulle maxipenali delle newslot, le due compagnie sono state condannate a pagare rispettivamente 72 e 335 milioni di euro, invece di 200 e 845 milioni. Per i giudici d’appello, comunque, “Ciò non faceva venire meno l’obbligo di completamento della rete entro il 31 ottobre del 2004”, entro tale data le compagnie avrebbero in pratica dovuto collegare alla rete di controllo della Sogei, “tutti gli apparecchi muniti di nulla osta di esercizio e istallati”, e non soltanto quelli “indicati nella dichiarazione iniziale”. Per la Corte, inoltre “il servizio è stato realizzato e non sussiste quindi alcuno sperpero di risorse finanziarie”, le difese delle compagnie in giudizio hanno battuto sul fatto che la rete avrebbe comunque consentito di contrastare l’evasione fiscale e acquisire entrate erariali. ma per i giudici, l’ “inutile impiego delle risorse finanziarie (…) è relativo alla ritardata attivazione, all’omessa realizzazione dei previsti collegamenti in rete nei tempi prescritti, al mancato rispetto dei livelli di servizio”. Obblighi “espressamente previsti al fine di assicurare il controllo pubblico sul fenomeno del gioco lecito, e la loro inosservanza ha impedito la verifica della conformità del gioco alla normativa vigente, nonché di elaborare strategie di intervento in caso di uso illegale degli apparecchi”. Il Collegio per effettuare il calcolo della penale parte da quello che definisce come “risorse finaziarie pubbliche stanziate per il servizio affidato in concessione”, ovvero la somme delle giocate, meno le somme destinate alle vincite, il Prelievo erariale e il canone concessorio. In sostanza arriva così a una quota dell’11,2% delle giocate raccolte dal singolo concessionario, per il calcolo della penale, la Corte poi decurta in via equitativa tale somma in considerazione del fatto che gli obiettivi pubblici sono stati in parte raggiunti. Per quanto riguarda Hbg srl, come si evince da una nota dei Monopoli dell’aprile 2014 il prelievo erariale versato dalla concessionaria “ammonta a circa 310 milioni di euro, sicchè il totale della raccolta può determinarsi per Hbg in circa 2296 milioni di euro. Le risorse pubbliche stanziate per il servizio affidato in concessione pari all’11,2% del totale della raccolta, ammontano quindi a circa 257 milioni di euro. Escludendo il 30% di tali risorse in quanto ritenute utilmente impiegate per il contrasto all’evasione fiscale e l’acquisizione di entrate erariali, e reputando equo che per una percentuale determinabile del 60% le risorse stanziate per il controllo del gioco lecito non siano state inutilmente impiegate (…) può ritenersi che per il  residuo 40% le somme sono state stanziate senza alcuna utilità e configurano danno da addebitarsi ad Hbg che deve essere quindi condannata al pagamento di euro 72 milioni”. Nel caso di Bplus, le risorse finanziarie pubbliche stanziate per il servizio , secondo la Corte ammontano a 958 milioni di euro, una somma “inferiore al dato evidenziato proprio da B Plus nei due prospetti allegati all’appello avverso alla sentenza, pari a euro 1.056.942.868 – 522.494.855 per il 2004-2005 e 534.448.013 per il 2006). “Alla luce dei dati sulle percentuali di apparecchi collegati e di  quanto detto in ordine al malfunzionamento del gateway, si reputa equo ritenere che , nella misura che può essere determinata intorno al 50% le risorse finanziarie pubbliche stanziate per il servizio di controllo del gioco lecito non possono ritenersi inutilmente impiegate. Al contrario per il restante 50% le risorse finanziarie pubbliche sono state stanziate senza alcuna utilità. “Ne consegue che tale quota di risorse pubbliche costituisce danno che va addebitato a Bplus la quale deve essere quindi condannata al pagamento di euro 335 milioni”. gr/AGIMEG