Giochi: Sisal entra nei “radar” dei fondi USA

Sisal è finita nel mirino dei principali operatori del private equity. Anche perché il gruppo attivo in Italia nel settore del betting e gaming è già in mano ai fondi d’investimento: dal 2006 il 97% della società è controllata da Permira, Apax e Clessidra. Ora l’azienda guidata dal top manager Emilio Petrone, sarebbe finita nel radar dei grandi player del private equity americani. In particolare, i primi nomi di potenziali soggetti interessati al deal, che circolano sul mercato italiano, sono quelli di Apollo, specializzato soprattutto in operazioni dove ci sono da ristrutturare debiti bancari, Blackstone e Carlyle. Oltre a questi big del private equity d’Oltreoceano su Sisal ci sarebbe l’interessamento del fondo Pai Partners, attento al business e al settore del gaming. Lo apprende MF-Milano Finanza da fonti vicine al dossier. Certo è che, secondo le indiscrezioni che circolano nelle sale operative, l’avvio di una data room e della successiva due diligence potrebbe essere fissato a breve, nei prossimi mesi, subito dopo l’estate. Il nodo sul quale verte la valutazione di Sisal resta sempre l’indebitamento finanziario. Comunque la società guidata dall’ad Petrone, per recuperare profittabilità e tagliare ancora l’indebitamento netto (è calato di oltre 20 milioni dal 2013 al 2014), «ha messo a punto un incisivo piano di razionalizzazione dei costi operativi individuando opportunità di riduzione delle attività di marketing e comunicazione, dei costi di gestione della rete distributiva, delle attività gestite dalle direzioni di staff e del costo del lavoro», si leggeva nella relazione al bilancio dello scorso anno. «E’ stato anche definito un analogo piano di riduzione dei progetti d’investimento, finalizzato a compensare l’impatto della legge di stabilità sulla liquidità del gruppo nel suo complesso e delle società che lo compongono». E proprio grazie a questi interventi, il management conta, sotto il profilo finanziario, «di raggiungere una capacità di gestione equilibrata», oltre a generare cassa nel corso del 2015. Un cash flow «tale da consentire comunque l’effettuazione di ulteriori e significativi investimenti per un totale di oltre 40 milioni», specifica ancora la relazione di bilancio dello scorso anno. lp/AGIMEG