“Un anno di giochi”. Delega e Manovra riscrivono le norme di settore, contenziosi in Consulta e la CGE bacchetta l’Italia. Si chiude un anno intenso per il gioco pubblico

Speciale “Un anno di giochi”. Il 2014 lascia spazio alle novità. Si chiude un anno intenso per il settore del gioco pubblico italiano

 

Il 2014 è stato un anno intenso per il comparto del gioco pubblico italiano. Il Parlamento ha dato senza dubbio il contributo maggiore sia con l’approvazione della Delega Fiscale – anche se si è ancora in attesa dei decreti attuativi – che prevede un riordino completo della disciplina dei giochi; sia con la recente approvazione della Legge di Stabilità 2015, il provvedimento contestato dagli operatori perchè prevede contributi imponenti dal comparto slot e cerca di regolarizzare fiscalmente – attraverso una sanatoria – i centri trasmissione dati che operano in Italia senza un’autorizzazione ottenuta nel nostro Paese. Ma quello agli sgoccioli è stato anche l’anno dei contenziosi e dei ricorsi in Corte Costituzionale, così come in Corte Europea. Ed è stato l’anno in cui due bandi di gara importanti per il settore non hanno avuto alcun esito: prima il bando andato deserto per la privatizzazione del casinò di Venezia, poi l’annullamento del bando di gara per il rinnovo delle concessioni del bingo. im/AGIMEG

 
Speciale “Un anno di giochi”. Dopo un lungo iter si approva la Delega Fiscale. Arriva il riordino della normativa del settore

 

La prima significativa novità per il comparto giochi è rappresentata dall’approvazione della Delega Fiscale, a febbraio. L’articolo 14 della Delega prevede la totale riorganizzazione del comparto giochi. Oltre alla raccolta sistematica della disciplina in un Codice unico, e al riordino del prelievo erariale, la delega incarica il Governo di armonizzare aggi e compensi spettanti ai concessionari; riordinare la disciplina dei controlli e dell’accertamento dei tributi; riorganizzare il sistema sanzionatorio. Ma la Delega è soprattutto lo strumento per risolvere i problemi che si sono evidenziati nel corso di questi anni, a iniziare dal confronto con gli enti locali per stabilire regole uniformi riguardo alla distribuzione sul territorio dell’offerta di gioco. E ancora, per la tutela dei giocatori problematici, prevede la creazione di un apposito fondo, finanziato anche attraverso interventi mirati sui giochi pubblici, volti a incrementare il gettito. Il provvedimento chiede anche una revisione delle norme in materia di pubblicità dei giochi. Infine, viene previsto il rilancio del settore ippico anche attraverso l’istituzione della Lega Ippica Italiana, che avrà il compito – tra le altre cose – di organizzazione degli eventi ippici, controllare la regolarità delle corse, amministrare il fondo per lo sviluppo e la promozione del settore ippico. La Delega però attende ancora i decreti attuativi per essere messa in atto:i provvedimenti sarebbero tuttavia in dirittura di arrivo, come ha confermato alcuni giorni fa il sottosegretario al MEF Pier Paolo Baretta, intervenendo alla Camera: “Subito dopo la pausa natalizia presenteremo il testo del decreto legislativo per applicare l’articolo 14 della delega fiscale”. gr/AGIMEG
Speciale “Un anno di giochi”. Contenzioso sui giochi in prima linea. La Corte Costituzionale chiamata in causa almeno tre volte nell’ultimo anno

 

Il contenzioso sui giochi è sempre ricco, e nel 2014 il comparto è finito diverse volte di fronte alla Corte Costituzionale. A giugno è arrivata la sentenza sulla norma che affidava al Tar Lazio la competenza esclusiva sui ricorsi riguardanti il rilascio dell’88 Tulps a centri collegati ai bookmaker esteri, in modo da garantire un orientamento giurisprudenziale univoco sul rilascio della licenza. La norma – l’art. 135, lett. q-quater), del codice di procedura amministrativa, introdotto con la legge 44 del 2012 – è stata però bocciata dalla Consulta: “le deroghe alla ripartizione ordinaria della competenza territoriale devono essere valutate secondo un «criterio rigoroso»”. La Corte non ha trovato giustificazioni valide per legittimare il trattamento “di favore” riconosciuto ai giochi, e quindi ha affermato che “la probabilità che si formino pronunce contrastanti tra i vari uffici giudiziari dislocati sul territorio non è superiore a quanto accade nella generalità delle controversie attribuite alla cognizione dei giudici amministrativi, rispetto alle quali l’uniformità della giurisprudenza viene garantita, in sede di gravame, dal Consiglio di Stato, ed in particolar modo dalla sua Adunanza Plenaria”. A luglio, la Consulta si è pronunciata anche sulla cosiddetta ” win tax”, la tassa introdotta nel 2012 che si applica alle vincite di alcuni giochi, se superano i 500 euro di importo. Nel caso delle videolottery, era necessario adeguare i sistemi di gioco per conteggiare la tassa; i Monopoli avevano imposto ai concessionari di intervenire entro i 1° settembre 2012, termine che però le compagnie sostenevano fosse impossibile rispettare. La Corte ha dichiarato non fondata la questione, ma ha salvato la posizione delle concessionarie, affermando che l’obbligo di versare il prelievo non sarebbe sorto fino all’effettiva omologa dei sistemi di gioco. L’omologazione infatti è un “presupposto necessario per la nascita dell’obbligazione tributaria”. Una pronuncia che comunque ha evitato ai concessionari il rischio di pesanti sanzioni. E sempre a luglio, la Consulta ha affrontato anche la questione dei poteri dei sindaci di limitare l’offerta di gioco, un percorso intrapreso dagli enti locali già nel 2013 con l’introduzione di “distanziometri” per le sale giochi, orari di accensione delle slot, orari di apertura degli esercizi commerciali, o incentivi irap per i locali che fanno a meno di apparecchi da intrattenimento. Al centro della questione, questa volta, le ordinanze sulle distanze minime e sui limiti orari adottate dai Comuni di Santhià e Rivoli, nel torinese. Il Tar Piemonte chiedeva venisse dichiarata l’illegittimità dell’art. 50, comma 7, del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, laddove non riconosce esplicitamente ai sindaci il potere di adottare ordinanze finalizzate al contrasto delle ludopatie. Una richiesta che però la Consulta ha respinto con una sentenza interlocutoria: il Tar Piemonte non ha infatti considerato “l’evoluzione della giurisprudenza amministrativa” con cui è stata fornita un’interpretazione della norma controversa “compatibile con i principi costituzionali evocati, nel senso di ritenere che la stessa disposizione censurata fornisca un fondamento legislativo al potere sindacale in questione”. In altre parole, la questione è stata affrontata in diverse occasioni dai giudici amministrativi – tra cui anche il Consiglio di Stato, pochi mesi prima – e molti hanno affermato che “il sindaco può disciplinare gli orari delle sale giochi e degli esercizi nei quali siano installate apparecchiature per il gioco e che ciò può fare per esigenze di tutela della salute, della quiete pubblica, ovvero della circolazione stradale”. gr/AGIMEG

 

Speciale “Un anno di giochi”. 2014 senza gare: deserta quella per la privatizzazione del casinò di Venezia, annullato il bando per le concessioni del bingo

 

L’anno agli sgoccioli è stato protagonista dell’annullamento del bando di gara del bingo, e della gara per la privatizzazione del casinò di Venezia andata deserta. Ad aprile, infatti, non ha ricevuto alcuna offerta, la gara per la privatizzazione della casa da gioco veneziana che avrebbe portato nelle casse del Comune circa 508,5 milioni di euro nel corso delle gestione trentennale, così come scritto nel bando. Il Comune stava valutando diverse ipotesi, come una trattativa privata con i soggetti interessati, ma la soluzione più plausibile sembrava un bando-bis, con un ribasso della base del 15-18%. A giugno tuttavia , il sindaco Orsoni è rimasto coinvolto nello scandalo Mose, e la questione della privatizzazione della casa da gioco è stata accantonata, ora in mano al commissario Zappalorto. Nulla da fare, però, anche per la gara del bingo. A ottobre, infatti, il Tar Lazio ha annullato il bando di gara per le concessioni del gioco del bingo. Per il giudice sono illegittime quelle previsioni che “prescrivono che i concorrenti debbano versare metà dell’importo dell’offerta economica complessiva (e non già dell’importo a base d’asta) alla data di presentazione della domanda di partecipazione”. Simili norme infatti “violano il più generale principio della segretezza delle offerte economiche”, si leggeva nella sentenza. Legittima invece la decisione di non prevedere una distribuzione territoriale delle sale: la norma analoga che era stata prevista nel 2000 per le agenzie di scommesse “contrasta con i principi comunitari vigenti in materia, da ultimo ribaditi dalla sentenza della Corte di Giustizia U.E., 16 febbraio 2012 in cause riunite C-72/10 e C- 77/10, i quali, per la loro portata generale, appaiono applicabili anche alla fattispecie in esame”. La gara metteva in palio 228 concessioni, con base d’asta di 200mila euro a diritto, e avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato ben 45,6 milioni di euro. gr/AGIMEG

 

Speciale “Un anno di giochi”. Anche nel 2014 l’Europa bacchetta l’Italia. La CGE boccia la tassa sulle vincite ai tornei di poker all’estero

 

Niente tassazione sulle vincite realizzate dai giocatori nei casinò esteri. Lo ha deciso a ottobre la Corte di Giustizia Europea che ha ritenuto discriminatoria la normativa italiana che “assoggetta all’imposta sul reddito le vincite da giochi d’azzardo realizzate in case da gioco situate in altri Stati membri, e esonera invece dall’imposta suddetta redditi simili allorché provengono da case da gioco situate nel territorio nazionale di tale Stato”. Tutto parte dall’inchiesta “All-In” che vede protagonisti alcuni giocatori di poker che non avevano denunciato le vincite conseguite all’estero: il Fisco italiano le considerava come “altri redditi” e le assoggettava alla normale aliquota Irpef, chiedendo in alcuni casi oltre il 40% dell’importo. La sentenza della Corte Europea, tuttavia, non ha chiuso la questione: molti giocatori avevano versato il “dovuto” al Fisco, dopo averlo denunciato di propria iniziativa, o dopo aver ricevuto una cartella esattoriale. Per i primi la strada è più facile, verrà rimborsato entro 4 anni dalla denuncia dei redditi. Gli altri invece si dovranno attivare per sovvertire il provvedimento che ha chiuso la contestazione.(segue) gr-im/AGIMEG

 

Speciale “Un anno di giochi”. Approvata la manovra finanziaria. Ecco la stangata fiscale per gli operatori

 

Il 2014, sarà un anno che gli operatori del giochi difficilmente dimenticheranno. Soprattutto perchè, a pochi giorni dal termine, la Camera ha approvato in via definitiva la manovra finanziaria 2015. Sanatoria per i centri scommesse non autorizzati a operare in Italia, nuovo bando del Gioco del Lotto anticipato al 2015, contributo di 500 milioni di euro dai concessionari degli apparecchi da intrattenimento (slot e vlt) con abolizione dell’aumento del preu a carico degli stessi, inasprimento delle sanzioni per le slot non allacciate alla rete dei Monopoli, fondo anti-ludopatie da 50 milioni annui: queste sono le principali novità sui giochi approvate con la Legge di Stabilità 2015. Intento principale della legge è la regolarizzazione fiscale dei CTD, i centri trasmissione dati che raccolgono scommesse senza possedere una licenza nel nostro Paese. “I soggetti coinvolti dovranno presentare entro il 31 gennaio prossimo una dichiarazione di impegno alla regolarizzazione fiscale per emersione (secondo un modello che l’Agenzia delle dogane dovrà preparare entro il 5 gennaio) con la domanda di rilascio di titolo abilitativo, nonché di collegamento al totalizzatore nazionale, anche mediante uno dei concessionari di Stato per la raccolta di scommesse”. La regolarizzazione prevede un versamento mediante modello F24 della somma di 10mila euro, da compensare al momento del versamento dell’imposta unica. Per quanto riguarda gli apparecchi da intrattenimento – slot e videolotterie – il governo ha scelto di cancellare l’aumento del prelievo erariale, ma ha inserito un contributo di 500 milioni di euro annui che dovranno versare i concessionari entro i mesi di aprile e ottobre di ogni anno in proporzione al numero di apparecchi ad essi riferibili. Una delle principali novità contenute nella legge di Stabilità è anche l’indizione della gara del Gioco del Lotto, anticipata al 2015. Il testo di legge prevede che il gioco sia affidato a un unico concessionario – come attualmente – con una durata della concessione di nove anni ma “non rinnovabile”. La base d’asta sarà di 700 milioni di euro (350 milioni dovranno essere versati all’aggiudicazione nel 2015; altri 250 nel 2016 all’atto di effettiva assunzione del servizio e il residuo entro il 30 aprile nel 2017). Il governo inoltre, ritocca l’aggio del concessionario e lo fissa al 6% ovvero lo 0,36 punti percentuali in meno. La Stabilità, però, chiarisce anche che qualora raccolta e gettito di alcuni giochi subiscano una flessione “nell’arco dell’ultimo triennio non inferiore al 15% all’anno” il Ministero dell’Economia, su proposta ADM, possa adottare “ogni misura utile di sostegno all’offerta di gioco, incluse quelle che riguardano il prelievo, la restituzione in vincita e la posta di gioco”. Ma la manovra sarà ricordata anche perchè “a decorrere dall’anno 2015, una quota pari a 50 milioni di euro è annualmente destinata alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d’azzardo come definita dall’Organizzazione mondiale della sanità”. Una quota delle risorse, nel limite di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, è destinata alla sperimentazione di modalità di controllo dei soggetti a rischio di patologia, mediante l’adozione di software che consentano al giocatore di monitorare il proprio comportamento generando conseguentemente appositi messaggi di allerta, “al fine del monitoraggio della dipendenza dal gioco d’azzardo e dell’efficacia delle azioni di cura e di prevenzione intraprese”. im/AGIMEG

 

Speciale “Un anno di giochi”. Nel 2014 raccolta a 82,7 miliardi, in calo del 2,3% sul 2013
Come è accaduto nel 2013 anche nel 2014 il settore dei giochi chiuderà il bilancio annuale in flessione. Si scende a quota 82,7 miliardi in calo del 2,3% rispetto all’anno precedente; flessione che riguarda un po’ tutto il settore. Fatta eccezione per le scommesse che a fine anno avranno generato, si stima, un volume di gioco di 5,3 miliardi (i Mondiali di calcio sono stati decisivi) e il Lotto (6,5 miliardi di euro), la raccolta degli apparecchi da intrattenimento (slot e vlt) si dovrebbe fermare intorno ai 46 miliardi. Seguono i Gratta e Vinci (9,2 miliardi) mentre il comparto del gioco online ha generato volumi per 12,4 miliardi tra giochi da casinò e poker. Un trend che ovviamente pesa anche sulle casse dell’Erario: allo Stato andranno 7,8 miliardi (-3,8%), contro i quasi 8,2 miliardi del 2013. La flessione della spesa netta (calcolata dalla differenza tra il volume di gioco complessivo e quanto viene restituito in vincite) risente dei dati generali: alla fine dei conti gli italiani nei 12 mesi, secondo le stime di Agimeg, avranno speso 16,5 miliardi, e anche in questo caso il confronto rispetto al 2013 fa registrare una flessione del 3,5% (nel 2013 erano 17,1 miliardi. lp/AGIMEG