Stabilità, Baretta (sottosegr. Mef) “Al bando per le scommesse potranno partecipare anche gli ex ctd ma solo se aderiranno alla nuova Sanatoria. Per le slot riduzione delle macchinette e accordi con enti locali per le sale. Sulla pubblicità, si può abolire”

Sono tanti i punti affrontati da Pier Paolo Baretta, sottosegretario del Mef, nel corso di un’intervista rilasciata questa mattina a Radio24. Dalla gara delle scommesse che comprenderà complessivamente 15.000 punti vendita ed alla quale potranno partecipare anche gli ex ctd che aderiranno ad una nuova Sanatoria che verrà riaperta, alla riduzione di 100 mila slot sul territorio, all’abolizione della pubblicità sui giochi, fino ad un accordo con gli enti locali e regioni per una “spartizione delle competenze” sulle sale giochi (al Governo quella di stabilire quante macchine installare in ogni punto, a regioni ed enti locali quella di decidere la dislocazione delle sale), Baretta ha illustrato con chiarezza quale sarà il futuro del settore del gioco. Il sottosegretario del Mef ha cominciato illustrando la prossima gara delle scommesse: “siamo scesi a 15.000 – ha detto -. Facciamo chiarezza sui numeri. 17.000 sono i diritti assegnati, effettivamente operanti sono 16.000 perché alcune sale ippiche per esempio si sono ridotte in questo anno. Poi ci sono circa 5.000 di quelle cosiddette irregolari ed ecco da dove nasceva il numero di 22.000: 17 mila regolari e 5.000 irregolari. Però nonostante questo numero che avrebbe portato al mercato complessivo, la scelta che abbiamo fatto e che io considero corretta, è quella non solo di aderire al massimo del mercato, ma addirittura di ridurlo rispetto al potenziale attuale, quindi nemmeno 17 mila, nemmeno 22 mila, siamo scesi a 15 mila”. Quindi 15 mila comprese le sanatorie di quelle irregolari? Saranno là dentro nei 15 mila? “Se vogliono sì, se non vogliono li perseguiremo in quanto irregolari”. Sul tema delle slot machine, in Italia ce ne sono oltre 400 mila. Una ogni 140/150 abitanti. “Sono troppe”, ha ribadito Baretta. Ma si interverrà anche su questo? “Sì. Noi abbiamo un piano – ha proseguito il sottosegretario – che abbiamo messo a punto perché abbiamo la delega per sistemare il settore. Il primo obiettivo è ridurre di circa 100 mila macchinette. Questo pensiamo di farlo in più modi”. In quanto tempo? “Appena questa proposta – ha risposto Baretta – dovesse diventare operativa per legge. Adesso in Senato si sta avviando la discussione. Lo possiamo fare in più modi. Il primo ad esempio ampliando il numero dei metri quadrati per ogni distanza tra una macchina e l’altra. Il secondo stabilendo un numero massimo. Massimo 6 in ogni locale indipendentemente dalla dimensione. E poi la terza cosa molto importante, è quella di collegarle tutte al totalizzatore centrale. Oggi ci sono molte macchinette che non sono collegate e quindi non sono controllabili”. Ma rimarrà tutto all’Agenzia dei Monopoli o potrebbe passare, come qualcuno dice, direttamente a voi, cioè al Ministero dell’economia. E’ allo studio questa ipotesi? “L’Agenzia dei Monopoli – ha sottolineato Baretta – è esattamente un’agenzia del Ministero e avendo competenza è come l’Agenzia delle Entrate. Il controllo politico è assicurato, questo è fuori discussione. E la linea di fondo che il Governo sta apportando è quella di ridurre l’offerta”. Gli introiti complessivi in manovra però quali sono? Da questa voce il Governo quanto ha messo a budget? “Abbiamo messo in budget due voci – ha spiegato il sottosegretario – una da 500 milioni per l’aumento della tassa ed una da altrettanti 500 milioni dal rinnovo delle concessioni”. Saranno più care le concessioni? “C’è un aumento della percentuale e quindi diventano obiettivamente un po’ più care. Anche perché le riduciamo. Il problema è che non bisogna dimenticarsi mai che dietro questo c’è sì da regolare il gioco pubblico e quindi anche ridurre l’offerta, ma bisogna combattere quello illegale che è pronto ad aspettare ogni nostra incertezza ed approfittarne. Quindi la battaglia è su due fronti: difendere la gente dai rischi del gioco esagerato o della ludopatia e contemporaneamente combattere la malavita”. Chi ha introiti dai giochi dovrebbe versare le tasse allo Stato. “Esattamente – ha detto Baretta – su 84 miliardi giocati, ovviamente il 75-80% torna in vincita e lo Stato ha un risultato importante: sono quasi 9 miliardi le entrate dal settore dei giochi legale. Però è evidente e noi ne siamo convinti che c’è stato negli ultimi anni un eccesso anche sul gioco pubblico per questo vogliamo regolarizzarlo ed il primo segnale è la riduzione del bando delle scommesse, poi andremo con le macchinette e anche con le sale perché l’ultimo punto è il tema delicato con gli enti locali. La mia proposta è quella di trovare un accordo con le regioni e con gli enti locali stabilendo, ad esempio, un rapporto tra il numero degli abitanti adulti e il numero delle sale possibili. La dislocazione la decidono poi gli enti locali, non la decide certo il Governo”. Sulla questione della pubblicità. “Tutte le proposte di legge – ha ribadito Baretta – che sono oggi presenti in Parlamento sia quelle singolarmente sull’aspetto pubblicitario sia quelle che affrontano l’intera riforma del settore, affrontano questo argomento. Quando ho cominciato ad occuparmi del problema, mi sono reso conto che la questione della pubblicità è molto controversa perché in Europa non esiste una legislazione omogenea. Sono arrivato alla conclusione, nella mia proposta, che si può abolire la pubblicità. Lo Stato italiano può prendere questa decisione con tranquillità”. Credo che si potrebbe vivere tranquillamente senza: “Sì, senza pubblicità sì”. Su 400 mila macchinette ne verranno tolte circa 100 mila, quindi ne scenderanno un 25%. Anche gli introiti per lo Stato quindi si ipotizza che scenderanno del 25%?. “Non proprio del 25% – ha sottolineato il sottosegretario – perché poi si può benissimo contrattare con i concessionari che gestiscono, come facciamo con la Legge di Stabilità con un aumento seppure parziale (delle tasse, ndr), però che lo Stato debba mettere in conto una riduzione delle entrate se decide di ridurre l’offerta di gioco, questo è poco ma è sicuro”. Ma quando entreranno meno soldi dalle macchinette, lo Stato dovrà prendere i soldi da un’altra parte. “No, probabilmente può anche ridurre altre spese. Nella spending review ma anche nello stesso settore del gioco. Per esempio tutta la parte pubblicitaria che una parte la fa anche lo Stato, ad esempio per il gioco del Lotto. Non è necessario quindi che la riduzione di un’entrata comporti in automatico un aumento delle tasse”. es/AGIMEG