“Insostenibile” il progetto una “mega struttura amministrativa, come era l’ex Ministero delle Finanze, organizzata per dipartimenti, che si occupavano di Entrate, Territorio, Dogane, Demanio e Commissioni Tributarie”; sarebbe invece preferibile un “modello aziendale delle Agenzie Fiscali, quali strutture specialistiche dotate di autonomia gestionale e finanziaria”. E’ quanto sostiene il Salfi in un documento depositato nel corso dell’audizione che si è tenuta ieri in Commissione Finanze al Senato. Il Salfi si rende conto che una simile operazione non possa essere definita una semplice “razionalizzazione della spesa, quanto piuttosto di una vera e propria controriforma che ‘riporta indietro il pendolo della storia’, con esiti tutt’altro che scontati”, e denuncia che “è mancata la volontà politica di intervenire per correggere le criticità che nel frattempo si erano manifestate, ed oggi si cercano “presunte” economie di scala, a scapito della specializzazione e della misurata efficienza del settore. Un grave errore che potrebbe risultare irreparabile per uno strategico settore già destinatario di tanti interventi di carattere generale, ovvero tutte le misure individuate per il pubblico impiego, che hanno depotenziato lo strumento aziendale e che mettono a rischio gli importanti e qualificati risultati attesi”. Ancora, l’operazione condotta con la spending review “appare “disallineata” rispetto alle analisi del Ministro Giarda, incaricato della spending review, e che non ha coinvolto in alcun modo esperti del settore, politici e non. Altre sarebbero, a nostro parere, le sovrapposizioni su cui intervenire e quindi molto si potrebbe fare ed ottenere, ad esempio, sul versante del coordinamento tra Agenzie Fiscali e Guardia di Finanza, oppure sulla coesistenza operativa di Agenzie e Inps nella riscossione delle entrate”.
In questo discorso, il Salfi fa anche riferimento “al delicato settore dei giochi che richiede il massimo grado di attenzione e per questo era stata prevista, per legge, la nascita di una specifica Agenzia”. E continua: “appaiono perlomeno ingenerose le accuse rivolte ai Monopoli sul versante dell’efficienza nel contrasto ai giochi illeciti, nella misura in cui l’Autorità politica non ha fornito alla struttura gli idonei strumenti per esercitare i compiti assegnati, ovvero la struttura doveva ancora ‘decollare'”. Secondo il Salfi, quindi, è il caso di affidare alle Dogane – oltre alle competenze che aveva in origine – anche la gestione delle accise sui tabacchi, attualmente in capo ai Monopoli. “Il settore Giochi, calato come una specie di “corpo estraneo” all’interno di una organizzazione gestita, al centro, per funzioni omogenee (gestione del tributo – accertamento- controllo, etc.), finirebbe per essere un’attività gestita quasi in subappalto, anche alla luce del meccanismo di azione sul territorio, incentrato sullo strumento della Convenzione con la Guardia di Finanza”. lp/AGIMEG