Senato, Relazione Forze Polizia: Tutte le operazioni che hanno coinvolto giochi e scommesse

Riguardo la Criminalità Organizzata Calabrese, per il primo semestre 2018, “Sul fronte imprenditoriale, le riconosciute potenzialità criminogene della ‘ndrangheta, proiettata verso ambiti delinquenziali sempre più raffinati, nel contaminare pericolosamente l’economia legale, alterano le condizioni di libero mercato con il monopolio di interi settori, da quello edilizio, funzionale all’accaparramento di importanti appalti pubblici, a quello immobiliare o delle concessioni dei giochi, così come chiaramente emerso dall’inchiesta “Monopoli” conclusa nel mese di aprile con il sequestro di società, unità immobiliari e terreni, per un valore complessivo pari a circa 50 milioni di euro, dislocati tra Reggio Calabria, Roma, Milano e Messina. In proposito, uno spaccato analitico molto interessante viene dalla lettura delle innumerevoli interdittive antimafia, emesse dalle Prefetture-UTG calabresi ex artt. 91 e 100 del Decreto Legislativo n. 159/20116, uno strumento fondamentale per contrastare l’inserimento delle organizzazioni criminali nei rapporti economici tra Pubblica Amministrazione e privati. Ad essere considerate non affidabili sono risultate, nel semestre, società attive nei più svariati settori merceologici: edilizia, movimento terra, produzione e fornitura di calcestruzzo, noli a freddo o a caldo di macchinari, autotrasporti, impiantistica, trasporto e smaltimento rifiuti, servizi energetici da fonti rinnovabili, sale gioco e scommesse online, lavori boschivi e di trasformazione del legno, settore ittico ed agricolo, commercio import-export di veicoli, lavanderie industriali, catering e ristorazione, forniture per centri di accoglienza migranti, consorzi per la valorizzazione e la tutela di prodotti locali (come i vini DOC), tabaccherie ed altro ancora”. E’ quanto sottolineato nel secondo volume della Relazione sull’attività delle Forze di Polizia, sullo Stato dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica e sulla Criminalità Organizzata (Anno 2018) presentata dal Ministro dell’interno Lamorgese e pubblicata al Senato.

Nella provincia di Palermo, “lucroso settore d’investimento si conferma quello dei giochi e delle scommesse, come emerso, anche in questo caso, nella più volte menzionata operazione “Game Over”. L’attività investigativa ha fatto emergere come un importante imprenditore del settore, originario di Partinico, fosse riuscito, con l’appoggio delle famiglie mafiose della provincia, ad imporre il brand di raccolta scommesse della società a lui riconducibile, con sede a Malta. Contestualmente, sono state sottoposte a sequestro numerose agenzie e punti di raccolta delle scommesse che, dislocati sul territorio nazionale, utilizzavano però un network di diritto maltese, facente sempre capo al citato imprenditore. Sul piano generale, tutti i mandamenti mafiosi sembrano interessati al settore, favorendo l’apertura di nuove agenzie di gioco. È quanto si rileva, ad esempio, dall’esecuzione, nel mese di giugno, di un decreto di confisca nei confronti di esponenti di punta della famiglia di Brancaccio, che ha colpito un patrimonio di oltre 10 milioni di euro, composto da aziende e società, alcune delle quali operanti proprio nel settore delle scommesse”. “Dagli esiti delle recenti attività d’indagine, di seguito illustrate è, inoltre, emerso che Cosa nostra trapanese, oltre che nei tradizionali comparti economici, si è significativamente infiltrata nel settore delle scommesse e dei giochi on-line, nonché nel business delle aste giudiziarie legate a procedure esecutive e fallimentari, potendo far leva sul capillare controllo del territorio con il tradizionale e sistematico ricorso all’intimidazione e all’assoggettamento. (…) L’attività investigativa in parola ha anche documentato l’interesse di Cosa nostra per il remunerativo settore dei giochi e delle scommesse on-line. È stato, infatti, dimostrato come l’espansione di una rete di oltre 40 agenzie di scommesse e punti gioco facenti capo ad un giovane imprenditore castelvetranese fosse avvenuta, sia nella provincia di Trapani che nel palermitano, grazie al supporto della famiglia mafiosa di Castelvetrano: questa gli avrebbe garantito protezione nei confronti degli altri sodalizi criminali delle provincie di Trapani e di Palermo in cambio di periodiche dazioni di denaro, dirette sia al sostentamento del circuito familiare del latitante che all’organizzazione mafiosa nel suo complesso”, continua. “Il settore delle scommesse e del gioco continua a porsi, con sempre maggiore frequenza, come un terreno di investimento per le consorterie mafiose, che operano attraverso l’imposizione e la gestione di slot-machine all’interno di esercizi commerciali, spesso intestati a prestanome”, aggiunge la Relazione.

Sulla criminalità organizzata in Campania, “Diverse indagini testimoniano l’interesse di alcune organizzazioni camorristiche, casertane e napoletane, nella gestione delle slot machine e delle scommesse sportive online. Si tratta di attività dalle quali i clan traggono ingenti profitti sia direttamente, riuscendo a gestire tutta la filiera delle operazioni che attengono ai giochi, sia indirettamente, attraverso prestiti a tassi usurari a giocatori affetti da ludopatia. Quello del gioco è solo uno dei tanti settori dai quali si evince che le organizzazioni camorristiche non si limitano, in una logica parassitaria, a consumare reati vessando imprenditori, commercianti e comuni cittadini, ma si sono direttamente inserite nella gestione di attività economiche, interagendo anche con l’economia legale e attraverso circuiti ufficiali”. “Nel Comune di Maddaloni lo scenario delinquenziale risulta in continua evoluzione ed in tale contesto è riemersa anche l’operatività della famiglia MARCIANO, storicamente vicina al clan BELFORTE, che sul territorio ha realizzato – come evidenziato nell’ambito dell’operazione “Golden Game” della Guardia di Finanza di Marcianise – un’ingegnosa e fruttuosa attività estorsiva, imponendo le slot machine ad oltre un terzo dei bar e locali commerciali del territorio comunale. Dalle indagini è emerso, peraltro, il reinvestimento dei proventi derivanti dai traffici di droga e dall’usura proprio nel fruttuoso mercato delle new slot, nel tentativo di monopolizzare in tal modo il settore del gioco sul territorio”, aggiunge la Relazione.

Sulla criminalità organizzata in Puglia si legge: “Appaiono invece ricomposte le frizioni, registrate nel recente passato, tra il clan PARISI e quello dei PALERMITI, entrambi operativi nel quartiere Japigia, con tendenziale espansione verso il sud-est barese, con interessi prevalenti nei settori dell’usura, delle estorsioni, del traffico degli stupefacenti, della ricettazione e del riciclaggio oltre che del gioco d’azzardo. In particolare, il clan PARISI continuerebbe a gestire il business delle macchinette da gioco e delle scommesse on line. (…) Oltre al traffico di stupefacenti, quali principali attività criminali esercitate si confermano anche le estorsioni, il controllo del gioco d’azzardo, l’usura nonché reati contro il patrimonio (furti in appartamento e a rapine) condotte da gruppi specializzati di sodali. (…) Le importanti operazioni eseguite nel semestre hanno, in definitiva, evidenziato i delicati profili evolutivi delle dinamiche criminali nel capoluogo: oltre a condizionare l’economia locale attraverso le pressanti condotte estorsive ed usurarie, i sodalizi più strutturati mirano all’infiltrazione dei circuiti legali dell’economia e della finanza con il reinvestimento dei capitali illeciti in attività imprenditoriali “mafiose”, con propensione particolare al gioco d’azzardo on line”. “Come ulteriore business, la criminalità brindisina è orientata al controllo del settore dei videogiochi, mediante il noleggio e la fornitura di slot machine e video lottery, nonché alla gestione dei servizi connessi alle scommesse, con notevoli flussi di cassa”, aggiunge la Relazione. “Non da ultimo, l’interesse della criminalità organizzata salentina si manifesta anche nella gestione delle attività commerciali di giochi e scommesse anche clandestine. Emblematico, in proposito, il sequestro di beni mobili e immobili e di quote societarie del valore complessivo stimato in 15 milioni di euro, eseguito nei confronti di un’organizzazione con base a Racale, dedita al controllo del gioco d’azzardo mediante la manomissione delle slot machine”.

In Piemonte, “l’organizzazione ha evidenziato, nel tempo, forti interessi per i settori più floridi del tessuto economico e finanziario locale, con una conseguente creazione di attività imprenditoriali, connesse all’edilizia ed alla movimentazione della terra e degli inerti, spesso funzionali al riciclaggio di capitali illeciti. Parallelamente è stata praticata l’usura, le estorsioni, l’accaparramento di appalti pubblici e il traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di armi. Più di recente, gli stessi gruppi delinquenziali hanno affinato le loro capacità operative specializzandosi nella gestione delle sale da gioco illegali e degli apparati videopoker”.

Mentre sul territorio nazionale: “passando alla criminalità organizzata campana, indagini pregresse hanno evidenziato singole proiezioni extra-regionali campane, attive nel contrabbando, nella contraffazione e commercializzazione di marchi, nell’esercizio abusivo del gioco, anche on line e nel traffico di sostanze stupefacenti. La frontiera con la Francia continua, infatti, a rappresentare uno dei canali di transito della droga importata in Italia, tanto che nel comprensorio di Sanremo sono stati registrati interessi criminali del sodalizio TAGLIAMENTOALBERINO, emanazione del clan napoletano ZAZA, con proiezioni anche in Costa Azzurra. Il capo del gruppo TAGLIAMENTO, presente a Sanremo sin dagli anni ’80, avrebbe stretto accordi operativi con la criminalità marsigliese, con altri esponenti della camorra napoletana e della ‘ndrangheta per la realizzazione di traffici di stupefacenti, per la vendita di prodotti contraffatti, per la gestione la gestione delle scommesse clandestine e dell’esercizio abusivo del gioco, nonché per il controllo dell’usura e delle estorsioni. Con particolare riferimento a Genova, si segnala la presenza, sin dagli anni ’60, di un sodalizio campano che avrebbe importato nella regione il suo know how criminale. Uno degli appartenenti a questo sodalizio è stato coinvolto, nel 2016, nell’indagine “Jack Pot” della Guardia di finanza, che ha riguardato un’associazione per delinquere finalizzata alla gestione delle scommesse clandestine e del gioco d’azzardo, con l’aggravante della transnazionalità. L’attività prevalente dell’organizzazione, radicata nella provincia di Genova, consisteva nella promozione e gestione, su tutto il territorio nazionale, del gioco on line illegale, attraverso la connessione a siti esteri (maltesi, romeni e americani) privi delle prescritte concessioni”. “La criminalità organizzata pugliese e lucana, seppur in assenza di evidenti segnali di infiltrazione criminale, viene alla luce nell’ambito della complessa indagine “’Ndrangames”, che ha colpito l’operatività del clan potentino MARTORANO-STEFANUTTI, individuandone le connessioni operative con la ‘ndrangheta del crotonese nel settore del gioco illegale. A seguito dell’attività investigativa è stato disposto il sequestro preventivo di macchinette elettroniche installate da società riconducibili agli indagati, tra l’altro, presso alcuni esercizi commerciali in provincia di Perugia”. “Le aree più interessate da infiltrazioni dei clan (oltre la Capitale e il suo hinterland) sono quelle del frusinate e della provincia di Latina, territori in cui la criminalità campana ha investito i proventi illeciti nelle più diversificate attività economiche. Oltre al traffico di stupefacenti, i gruppi campani sono interessati alla gestione di esercizi commerciali e di sale giochi, agli appalti pubblici, allo smaltimento di rifiuti e all’edilizia, compresa la gestione di cave e di estrazione dei materiali inerti. (…) Passando alla fascia nord della provincia di Roma, precisamente a Ladispoli, si segnala il provvedimento di confisca, eseguito dalla DIA di beni 25 gennaio 2018 su disposizione del Tribunale di Roma, nei confronti di 5 soggetti, di origine sinti, ritenuti parte di una consorteria criminale di usurai che, nel tempo, aveva accumulato un consistente patrimonio illecito, principalmente in danno di imprenditori locali e giocatori d’azzardo. (…) Nel territorio di Cassino, alcuni soggetti sono risultati interessati principalmente al settore del gioco e delle scommesse (sale bingo, raccolta delle scommesse sportive ed ippiche, i videopoker e le cd. new slot) e a quello dello smaltimento dei rifiuti”, continua la Relazione.

Per quanto concerne la criminalità italiana all’estero: “Un altro settore di rilievo per la ‘ndrangheta è quello del gioco, come emerso nell’operazione “Gambling” del 2015, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria”. “Malta, oltre ad essere stata utilizzata come luogo di rifugio di alcuni latitanti, grazie ad un regime fiscale agevolato è ormai considerata un “hub europeo del gambling”, che vede la presenza di molti soggetti stranieri con forti interessi nell’isola. Sotto questo profilo, appare evidente come sia cresciuto l’interesse verso Malta della criminalità italiana e, nello specifico, di quella di matrice calabrese interessata alle attività di riciclaggio, in particolare, appunto, attraverso il gioco d’azzardo, anche online. È quanto si è, da ultimo, riscontrato nell’ambito dell’operazione “Jonny” del 2017, dove la cosca ARENA di Isola Capo Rizzuto (KR), attraverso la gestione di centri scommesse tra Crotone e Catanzaro, si era inserita nel giro delle scommesse utilizzando una società maltese, attiva in Italia con oltre 500 agenzie e con ramificazioni in tutto il mondo. Con un’altra operazione, denominata “Doppio Jack” e conclusa sempre nel 2017, è stato possibile disarticolare un’associazione che, attraverso l’utilizzo di una società e di un server ubicato a Malta, controllava il gioco on-line in Toscana, Lazio, Veneto, Marche e Emilia Romagna. L’attività ha portato all’arresto di 7 persone, responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo e truffa ed al sequestro di beni di quasi 9 milioni di euro. Nel semestre in esame, è stata scoperta un’organizzazione che gestiva una rete di agenzie di scommesse, capeggiata da un personaggio definito il “re delle scommesse online”, a seguito dell’inchiesta “Game Over”, coordinata dalla Procura palermitana. L’indagine ha portato all’arresto di 30 soggetti, accusati di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, truffa ai danni dello Stato ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Tra le persone coinvolte vi era un ricercato – nei cui confronti la polizia maltese ha eseguito, a marzo 2018, un mandato di arresto europeo su richiesta italiana – ritenuto il referente aziendale degli indagati nell’isola maltese, in quanto ricopriva incarichi amministrativi in due società di quel Paese”, continua la Relazione.

A Roma: “un ruolo di rilievo è stato giocato, nel tempo, da elementi di spicco della ex “BANDA DELLA MAGLIANA”, della camorra e della mafia siciliana, dediti al traffico internazionale di stupefacenti, alle estorsioni, all’usura, al controllo del gioco d’azzardo ed al conseguente riciclaggio dei profitti illeciti nell’acquisizione di molteplici attività imprenditoriali e commerciali del litorale romano. (…) Per quanto riguarda le operazioni di riciclaggio, i comparti maggiormente interessati sono la gestione di esercizi commerciali (anche in aree di prestigio, quali il centro storico della Capitale), il mercato immobiliare, i servizi finanziari e di intermediazione, la gestione di sale giochi, gli appalti pubblici, l’edilizia e le attività connesse”. “Le intese tra gruppi di origine territoriale diversa riguardano non solo il riciclaggio e i traffici di stupefacenti ma anche il settore dei giochi. In proposito, si richiama l’operazione “Imitation game”, del gennaio 2016, che ha riguardato una complessa struttura associativa transnazionale, dedita al controllo del gioco d’azzardo on line, capace di continuare ad agire nonostante gli interventi repressivi che si sono succeduti nel tempo”, aggiunge la Relazione. cdn/AGIMEG