Scommesse, la sanatoria dei CTD secondo i bookmaker esteri sarà un buco nell’acqua

Il Governo, nella Stabilità, affianca al maxi-prelievo fiscale sui CTD una norma per riassorbire queste agenzie nella rete legale. In pratica, i centri trasmissione dato verranno posti di fronte a una scelta: operare come hanno fatto finora, per conto di bookmaker esteri, e fronteggiare il rischio di una cartella esattoriale tre volte superiore a quella di un’agenzia con concessione; oppure aderire a quella che è già stata definita una sanatoria e potersi allacciare al totalizzatore di un concessionario. La nuova norma prevede che i Ctd paghino 10mila euro entro il 31 gennaio prossimo – somma che però potranno in seguito scalare dal prelievo sulle scommesse – e che si impegnino a rispettare un disciplinare delle scommesse che redigeranno i Monopoli. Le due norme insieme mirano a rompere il sodalizio tra le agenzie parallele e bookmaker, tagliando fuori questi ultimi. Ma le due misure potrebbero non produrre l’effetto sperato dal Governo, almeno secondo le compagnie che controllano le due reti parallele maggiori.

 

Paolo Tavarelli, ex amministratore di SKS365 Group e attuale presidente di FederBet, aveva mostrato una certa disponibilità: “I CTD e gli operatori “.com” hanno più volte espresso la disponibilità ad essere soggetti a una specifica tassazione in cambio di quella legittimazione assente solo in Italia” aveva detto non appena si erano diffuse delle indiscrezioni sulla sanatoria. Tuttavia aveva chiesto una tassazione ad hoc per la rete parallela: “Non dimentichiamo che i CTD e gli operatori “.com” hanno più volte espresso la disponibilità ad essere soggetti a una specifica tassazione in cambio di quella legittimazione assente solo in Italia”. E un coinvolgimento nella stesura delle regole: “il riconoscimento dei CTD da un lato e un progetto di tassazione su cui abbiamo lavorato e sul quale siamo pronti a confrontarci già da oggi con interlocutori qualificati, sono i due cardini sui quali si potrebbe far girare la porta che aprirebbe il mercato italiano ai grandi operatori internazionali”.

 

Più dura la posizione di John Whittaker, ceo di Stanleybet, secondo cui in pratica il condono non ha alcun fondamento giuridico: “I CTD Stanley sono legittimati ad offrire i propri servizi da sentenze vincolanti della Corte di Giustizia e quindi sono entità perfettamente legali o, come recentemente suggerito da qualcuno all’interno dell’amministrazione, ‘diversamente legali’. Per loro non è quindi necessario nessun condono”. Oltretutto, secondo Whittaker, “la gara per i 2000 diritti, svolta in clamorosa violazione del diritto dell’Unione, ha disarticolato il sistema concessorio rendendo qualsiasi operatore di CTD nato precedentemente a tale gara perfettamente legittimato. In queste condizioni trovare CTD che sia possibile definire illegali è arduo”. Insomma, “Nessuno vi parteciperà”, anche perché le norme sul maxi-prelievo – che dovrebbero spingere la rete parallela a aderire al condono – secondo il Ceo di Stanely “verranno disapplicate. Non si possono trattare i CTD diversamente dai concessionari”. E anche Whittaker aveva lanciato una propria ricetta: “Se si vuole risolvere il problema dei CTD costringendoli realmente a pagare l’imposta unica basterebbe semplicemente, senza tanti bizantinismi, che la legge dichiari che i CTD di operatori nati prima dell’ultima gara sono legittimi e che, dalla data di entrata in vigore della legge, e solo da quel momento, devono pagare la stessa imposta a cui sono soggetti i Concessionari di Stato. La Stanley, di fronte ad una posizione di questo tipo, inizierebbe immediatamente a pagare l’imposta unica. E, se lo fa la Stanley, tutti seguirebbero”. lp/AGIMEG