Riordino giochi: perché conviene sfruttare il treno della “Riforma Fiscale”. Ecco gli obiettivi da perseguire per il NUOVO MODELLO DEL GIOCO PUBBLICO

Il riordino del settore dei giochi è, come direbbero a Roma, simile alla “sora Maria”: tutti la vogliono ma nessuno la “pia”.

Ne parlano in continuazione gli addetti ai lavori e qualche politico che si interessa della materia ma, all’atto pratico, di iniziative concrete non se ne vedono (per ora).

Anche le proposte pervenute ad ADM da parte degli operatori, a prescindere, per il momento, dal “merito” di alcune di esse, dotate senza dubbio di una qualche validità, denotano un elemento in comune, vale a dire la frammentarietà del settore (del resto, un riflessione seria sull’argomento non può essere improvvisata). Manca, infatti, da tempo, una strategia condivisa da parte dei principali attori della filiera essendo, purtroppo, naufragato, il tentativo di creare una “Confindustria” dei giochi.

Come noto, il DEF 2021 prevede, tra i disegni collegati alla manovra di bilancio,  anche il “DDL riordino settore dei giochi”. Sappiamo anche che le precedenti analoghe previsioni, contenute nelle manovre degli anni 2019 e 2020, non sono mai andati a buon fine.

Perché dovremmo essere ottimisti quest’anno? Soprattutto tenendo conto che l’agenda di Governo già prevede una serie di “super-riforme” che lasceranno davvero poco tempo per altre iniziative.

Tra le riforme previste sia dal DEF 2021 sia, soprattutto, dal programma di Governo, quella su cui si sta ragionando concretamente, anche a livello Parlamentare è la riforma fiscale, di cui Draghi ha anche parlato nel suo discorso di insediamento.

Ci sono, quindi, buone possibilità che la legge delega della riforma fiscale – alla quale poi dovranno seguire i decreti delegati – giunga effettivamente in porto, delineando così i contorni di quello che sarà il Fisco del futuro.

Un esercizio di sano realismo potrebbe essere quello di sfruttare il treno “Riforma fiscale” per agganciarci il vagone “Riordino giochi”, come peraltro venne fatto nel 2014.

Anche in quella occasione, quando venne varato il d.d.l. di delega fiscale, che prese poi corpo nella legge 11 marzo 2014, n. 23, venne aggiunto l’art. 14, relativo alla delega sui giochi pubblici.

Una volta ottenuta la delega, sarebbe poi compito del Ministero competente (Economia e Finanze) predisporre il decreto delegato che conterrebbe, in armonia con le previsioni della legge delega, la nuova struttura normativa dei giochi pubblici.

Questa operazione è quella che venne portata a termine nel 2015, sotto la guida del sottosegretario Pierpaolo Baretta, salvo poi arenarsi all’ultimo miglio, per volontà del Governo che non emanò il decreto delegato, pronto e rifinito.

In un ottica di questo tipo, cioè di legge delega sui giochi, quali dovrebbero essere i principi e criteri direttivi da approvare in via parlamentare e, poi, da attuare con il decreto delegato?

A nostro giudizio, i principali obiettivi da perseguire sono i seguenti:

1) conferma del sistema concessorio, da modulare anche diversamente rispetto all’attuale (si vedano i precedenti interventi su tale aspetto);

2) rapporti con le autonomie territoriali e previsione di forme di compartecipazione al gettito;

3) contrasto al gioco illegale e alle frodi a danno dello Stato (e dei concessionari);

4) misure tecniche e normative per la riduzione del disturbo da gioco patologico;

5) mappatura di tutti i concessionari e della relativa filiera, secondo un modulo piramidale, anche di responsabilità e controlli;

6) riduzione graduale dell’offerta di gioco mediante il contingentamento dei punti di vendita, prevedendo, realisticamente, una riduzione delle entrate da gioco (da coprire con riduzioni di spesa o aumento di entrate).

Una proposta di questo tipo potrebbe costituire l’ossatura della legge delega sui giochi, da concretizzare poi con il decreto delegato, con il quale si andrebbe a delineare il quadro dettagliato del modello dei giochi pubblici del futuro. rf/AGIMEG