Riciclaggio, Razzante, Settore dei giochi a rischio, ma ce ne sono altri più esposti

Le mafie puntano a riciclare denaro attraverso “Investimenti immobiliari, l’acquisto di aziende – soprattutto del settore turistico – investimenti nel settore della sanità e dello smaltimento dei rifiuti, e ancora delle energie e delle fonti rinnovabili. Poi, molto dopo, viene anche il gioco”. E’ l’elenco che traccia il prof Ranieri Razzante, presidente AIRA (Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio), consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e docente di Legislazione antiriciclaggio all’Università di Bologna. “Ovviamente, non si può arrivare a dire che tutto il settore del gioco è in mano alla mafia” spiega ancora Razzante a Agimeg, “la mafia semmai ha una penetrazione in questo settore, al pari di quella che ha in altri come quello dei compro-oro, dei money tranfer, dei negozi di abbigliamento”. Razzante precisa che sono due i modi in cui le organizzazioni criminali si servono dei giochi per riciclare denaro: “Le organizzazioni criminali possono immettere nell’industria del gioco denaro di provenienza illecita, che poi viene distribuito ai cittadini sotto forma di vincita. In questo modo, nel mercato legale viene immessa moneta illegale. Il secondo modo è l’infiltrazione nella catena del gioco”. Si tratta di soggetti che si inseriscono tra il concessionario e l’esercente, e impongono a quest’ultimo ad esempio “di istallare slot manomesse per evadere il prelievo fiscale e di pagare le vincite con denaro da riciclare”.  E quindi il Presidente dell’AIRA assicura che “la legge italiana in materia di giochi è la più rigida, e le indagini approfondite che vengono effettuate rendono molto difficile per chi ha secondi fini aggiudicarsi una concessione”. Innegabile che il settore faccia gola alle organizzazioni criminali – “sono attività ramificate, e che pertanto consentono di polverizzare la propria presenza sul territorio” – e che “consenta di infiltrarsi più facilmente che in altri. Ma non si deve credere che il fenomeno sia imponente, o che le organizzazioni criminali abbiano smesso di investire in altri settori – come quello alberghiero, ad esempio, che per loro è molto più redditizio – per spostarsi in quello dei giochi”. Razzante ricorda poi che sono state adottate tutta una serie di misure proprio per contrastare il fenomeno, dal certificato antimafia che devono produrre tutti i soggetti che hanno una partecipazione del 2% in una concessionaria, all’ingente mole di revoche operata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che “testimonia come i controlli vengano fatti”. Ma per Razzante, comunque, il sistema può essere migliorato con l’adozione di alcune misure come dei “meccanismi di incentivazione che spingano gli operatori del settore a segnalare maggiormente le operazioni che possono essere legate a fenomeni di riciclaggio”. gr/AGIMEG