Relazione DIA su giochi e scommesse: “La criminalità organizzata sfrutta settori che hanno sofferto immobilità commerciale, come il gioco. Soprattutto attraverso siti di gioco non autorizzati”

Il post coronavirus e la crisi economica potrebbero fare crescere i guadagni delle mafie. Questo è l’allarme della Dia, direzione investigativa antimafia, contenuto nella Relazione sull’attività svolta e i risultati conseguiti nel secondo semestre 2019 inviata al Parlamento. Riguardo al settore giochi si legge nella Relazione: “In questo momento appare opportuno mantenere alta l’attenzione sui settori che più di altri hanno sofferto l’immobilità commerciale e che nel recente passato sono risultati nelle mire della ‘ndrangheta. A cominciare dai commercianti al minuto, agli alberghi, ai ristoranti, alle pizzerie, alle attività estrattive, alla fabbricazione di profilati metallici, al commercio di autoveicoli, alle industrie manifatturiere, all’edilizia ed alle attività immobiliari, alle attività connesse al ciclo del cemento, alle attività di noleggio, alle agenzie di viaggio, alle attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco, settori in cui la ‘ndrangheta ha già dimostrato di avere un forte know-how e sui quali potrebbe ulteriormente consolidare la propria posizione. (…) Cosa nostra, nonostante le numerose attività di polizia giudiziaria a suo carico, continua a mantenere il controllo di molte filiere produttive, a partire da quella della distribuzione alimentare, a quella turistico-alberghiera, dell’industria manifatturiera e del ciclo dei rifiuti. A queste attività si affiancano, poi, gli investimenti realizzati nel settore dei giochi e delle scommesse ed in quello immobiliare (anche attraverso il controllo delle aste giudiziarie), nei lavori connessi alla realizzazione degli impianti di energia da fonti rinnovabili e in tutti quei settori che usufruiscono di finanziamenti pubblici statali e comunitari, a partire da quelli a sostegno dell’agricoltura e di promozione dello sviluppo rurale”. “Per quanto riguarda il comparto dei giochi e delle scommesse, con la sospensione delle attività di raccolta “fisica” di gioco è stata registrata un’espansione della domanda nel comparto dei giochi on line. Pertanto, è possibile ipotizzare che la criminalità, organizzata ed economica, possa ampliare la propria offerta nel settore in parola, attraverso piattaforme telematiche e siti di gioco non autorizzati. I risultati di diverse indagini svolte sul settore attestano come la criminalità organizzata si sia dotata di “strutture parallele” con le quali esercita l’offerta illegale di giochi e scommesse, sia attraverso centri scommesse occultati da meri centri di trasmissione dati, sia mediante siti per il gioco e le scommesse on line, i cui server sono spesso posti in Paesi off-shore o a fiscalità privilegiata, che il più delle volte non offrono forme di collaborazione giudiziaria o di polizia”, aggiunge.

“Sempre in relazione all’aggressione ai patrimoni, rileva quella occorsa ad un soggetto catturato il 22 aprile 2019 a Malta da parte della Guardia di finanza in collaborazione con la polizia maltese. Si tratta di un latitante esponente della cosca TEGANO, catturato in esecuzione di un mandato di arresto europeo per i reati di associativi anche di tipo mafioso, scaturito dagli esiti dell’operazione “Galassia”81, condotta dalla Guardia di finanza e dalla DIA nel novembre 2018, allorquando veniva disposto il sequestro di un ingente patrimonio composto da 15 società italiane e 23 società estere (con sede in Austria, Malta, Romania, Svizzera ed Antille Olandesi (Couracao), operanti nel settore dei giochi e delle scommesse), 24 immobili, 7 automezzi, 33 siti nazionali e internazionali di “gambling on line” ed innumerevoli quote societarie e conti correnti nazionali ed esteri, per un valore complessivo di oltre 723 milioni di euro. In tale contesto, il 17 dicembre 2019 la Guardia di finanza ha dato esecuzione ad un ulteriore decreto di sequestro di beni nei confronti di di tre società maltesi, di numerosi conti correnti italiani ed esteri e di due trust radicati a Malta, di cui uno contenente un cospicuo portafoglio finanziario, stimato in circa 400 milioni di euro. (…) Continuano a registrarsi ingerenze delle cosche PESCE e BELLOCCO nelle varie attività illecite perpetrate nel comprensorio di Rosarno-San Ferdinando, dal traffico di armi e stupefacenti all’infiltrazione dell’economia locale e nelle attività portuali, dalle estorsioni all’usura ed alla gestione dei giochi e delle scommesse. (…) Nel locale di Marina di Gioiosa Ionica operano le cosche AQUINO-COLUCCIO e MAZZAFERRO, con proiezioni operative anche sul centro-nord del Paese e all’estero. In relazione a tale ultimo clan, il 30 luglio 2019 la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento di sequestro nei confronti di un soggetto riconducibile appunto alla famiglia MAZZAFERRO, condannato a 14 anni per associazione di tipo mafioso, quale esponente della ‘ndrangheta di Fino Mornasco (CO), attualmente detenuto per un omicidio avvenuto nel 2008 in Cadorago (CO). Il patrimonio sottoposto a sequestro, il cui valore è in netta sproporzione con quanto da questi dichiarato, è costituito da 28 immobili, due società nel comasco (una delle quali gestisce a Cadorago una sala di videogiochi e un’azienda agricola di Oltrona San Mamette, con 20 cavalli), una piccola abitazione, alcuni mezzi di trasporto e due conti correnti”, continua riguardo la criminalità organizzata calabrese.

Ancora, sulla criminalità organizzata siciliana: “nel mese di luglio 2019, l’operazione “Maredolce 2” ha disarticolato un gruppo del mandamento di Palermo-Ciaculli (già Brancaccio), dedito ad una serie di attività illecite ed in particolare, all’estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’operazione ha individuato l’organigramma della famiglia di Corso dei Mille, facente parte del citato mandamento, rivelando la posizione del “reggente” e gli incarichi affidati agli affiliati per la riscossione del “pizzo”. È anche emerso come fossero state intestate “… fittiziamente ad altri attività economiche e beni per conto della famiglia mafiosa di appartenenza con particolare riferimento al settore delle “macchinette” da gioco…” (…) Negli ultimi anni si è registrata, altresì, la volontà e la capacità di Cosa nostra di infiltrare il settore, altamente remunerativo, dei giochi e delle scommesse legali, anche on line. (…) Si rammenta, altresì – pur non registrandosi nel semestre specifiche attività operative – come l’interesse mafioso sia rivolto anche verso la gestione dei rifiuti, l’accoglienza turistico alberghiera, il ciclo del cemento, l’intermediazione immobiliare, ed infine verso la raccolta delle scommesse e dei giochi on line. L’infiltrazione in tali tipologie di attività consente a Cosa nostra di accrescere la capacità di controllo del territorio, di riciclare denaro provento di altre attività illecite, ed infine di offrire opportunità di lavoro ai propri accoliti. (…) Anche l’operazione “Camaleonte” testimonia, nel semestre in esame, la persistente tendenza alla riorganizzazione ed alla ricostituzione dei propri ranghi, tipica delle consorterie gelesi, nonché la vocazione per gli “affari” illeciti che sembra attirare, come sopra descritto, professionisti ed imprenditori senza scrupoli. L’indagine, in particolare, ha colpito noti imprenditori di Gela, che nel tempo avevano sviluppato, con esponenti mafiosi della famiglia RINZIVILLO, cointeressenze economico-finanziarie finalizzate allo stabile reinvestimento di capitali provenienti dalle attività criminali della consorteria. È emerso come il riciclaggio sia stato realizzato anche mediante l’acquisto da parte dell’organizzazione criminale di scontrini vincenti del gioco del lotto, oltre che mediante investimenti in opere d’arte, cavalli, polizze vita e titoli di stato sottoscritti da prestanome. (…) Per quanto riguarda il capoluogo di provincia, la già menzionata operazione “Beta”, del luglio 2017, ha documentato, nel cuore della città, l’operatività e la posizione di indiscussa supremazia di una “cellula” di Cosa nostra catanese, nei confronti della quale i clan locali – stabili nei singoli quartieri secondo una consolidata geografia – tendono a non entrare in contrasto. Questa “cellula” era espressione del sodalizio denominato “ROMEO – SANTAPAOLA”, che, in maniera silente, ha proiettato i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria e della pubblica amministrazione. La successiva indagine “Beta 2”, dell’ottobre 2018, ha meglio delineato gli ambiti di interesse del sodalizio, che aveva esteso la propria egemonia anche sulla distribuzione dei farmaci in Sicilia e Calabria, nonché sulla gestione illecita di giochi e scommesse on line. (…) Sempre nell’ambito del popoloso quartiere Giostra, gli esiti della recente operazione “Predominio” hanno disvelato la riorganizzazione di una pericolosa compagine delinquenziale dedita alle estorsioni ed al traffico di sostanze stupefacenti. In particolare, è emerso che alcuni ex collaboratori di giustizia avevano ripristinato i contatti con la criminalità organizzata di origine, entrando in contrasto con i clan tradizionali per il controllo del territorio. L’attività del ricostituito gruppo criminale era finalizzata “…al controllo mafioso del quartiere di Giostra, anche mediante la commissione di una serie indeterminata di delitti contro la persona ed il patrimonio, tra cui estorsioni e spaccio di stupefacenti, tutti diretti al conseguimento di profitti ingiusti che confluivano in una cassa comune, nonché all’acquisizione in modo diretto o indiretto della gestione o comunque del controllo di attività economiche, specie nel settore delle sale giochi””.

In Campania, e nella provincia di Caserta “per quanto attiene ai settori illeciti d’interesse, si conferma quello dei giochi e delle scommesse illegali”. Nella provincia di Salerno “effetti diversi hanno avuto quei provvedimenti sulle organizzazioni storicamente più radicate che, nonostante i significativi successi operativi, conseguiti sul piano investigativo, processuale e di ablazione patrimoniale, si sono mostrate in grado di rigenerarsi. Questa capacità è confermata dalla perdurante presenza nel territorio provinciale di “indicatori” tipici della presenza camorristica: ci si riferisce al costante ricorso a particolari metodologie delittuose (danneggiamenti mediante attentati dinamitardi e/o incendiari in danno dell’imprenditoria locale, estorsioni), alla natura dei delitti consumati e perseguiti (traffico, anche transnazionale, di stupefacenti, estorsioni, usura, controllo del gioco d’azzardo, riciclaggio di capitali illeciti, interposizione fittizia di persona nell’esercizio di impresa, truffe ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti) e, non da ultimo, al costante tentativo di assumere il controllo, diretto ed indiretto, della vita politica e, di conseguenza, della gestione di importanti interessi economici”.

Per quanto riguarda la criminalità pugliese e lucana – aggiunge la Relazione: “nel settore del gioco, le famiglie mafiose PARISI e CAPRIATI hanno acquisito una posizione dominante”. Nella provincia di Bari: “Attività investigative e di analisi condotte nel semestre hanno evidenziato una cristallizzazione dei rapporti fra i principali clan baresi, che sembrano aver orientato i propri obiettivi criminali verso affari più sofisticati, quali, ad esempio, quelli connessi alle scommesse on-line e al gioco d’azzardo, da sempre strumenti efficaci per il riciclaggio di denaro e per la gestione delle estorsioni. (…) Proprio le recenti lotte intestine, sfociate in una vera e propria faida nel quartiere Japigia, sembrerebbero far vacillare quell’alleanza tra i clan PARISI e CAPRIATI, di cui si era avuta conferma con l’inchiesta “Scommessa” (novembre 2018), che fece, tra l’altro, luce sulla loro spiccata operatività nella gestione del gioco illegale e delle scommesse. (…) Il clan CAPRIATI – particolarmente attivo nelle estorsioni, nel traffico di stupefacenti e nel gioco d’azzardo – sembra risentire delle frizioni interne dovute ai tentativi di scalata da parte di giovani leve – desiderose di colmare i vuoti determinati dalla detenzione di elementi di vertice – e alle mire espansionistiche dell’avverso clan STRISCIUGLIO, con il quale si contende, da molti anni, l’egemonia anche nel Borgo Antico. (…) Il clan MERCANTE-DIOMEDE, dedito alla gestione del traffico di droga, alle estorsioni e al gioco d’azzardo, ha diverse aree di influenza sia nel capoluogo che nell’hinterland. (…) Il clan STRISCIUGLIO si conferma dedito alla gestione dei traffici di droga, all’usura, alla ricettazione e alle estorsioni, quest’ultime attuate anche con l’imposizione di servizi di guardiania. Non mancano, poi, interessi nel riciclaggio e nella distribuzione delle apparecchiature da gioco ed intrattenimento. (…) Non meno rilevanti sono le interdittive antimafia, emesse nel semestre dal Prefetto di Bari nei confronti di due imprese, di cui una operativa nel settore del commercio all’ingrosso di rottami senza deposito e l’altra attiva nel settore delle sale giochi e dell’installazione di apparecchi e congegni per il gioco lecito”. Nella provincia di Lecce: “tra i canali di indebito arricchimento si segnala una particolare specializzazione nel comparto del gaming illegale, settore che sarà approfondito nello specifico Focus. Trattasi di un “polmone” vitale, particolarmente permeabile da parte della criminalità organizzata, da cui anche i sodalizi salentini traggono ampio “ossigeno” in termini di guadagni illeciti, quasi paragonabili a quelli derivanti dal traffico di stupefacenti. Distraendo ingenti somme di denaro dalle casse dello Stato, infatti, i sodalizi mafiosi dimostrano sempre più sofisticate capacità organizzative nella gestione di ogni segmento della filiera del gioco e delle scommesse, inserendosi abilmente nelle falle del sistema normativo internazionale, alterando le regole di mercato e manomettendo il sistema legale. In questo contesto, gli illeciti profitti derivanti dalle pratiche di usura, riciclaggio, estorsione ed imposizione degli apparati di gioco sono direttamente proporzionali alla maggior offerta del gioco legale cui si aggiungono quelli provenienti dall’analogo e parallelo binario del gioco d’azzardo e clandestino. Significativo, al riguardo, è l’ingente sequestro di beni, del valore di circa 7 milioni di euro, operato dalla Guardia di finanza di Lecce il 21 ottobre 2019, nell’ambito dell’inchiesta “Hydra”, nei confronti di esponenti di un sodalizio di tipo mafioso vicino al clan PADOVANO di Gallipoli. Le indagini hanno evidenziato la sua contiguità “ad ambienti della criminalità organizzata salentina al fine di realizzare un vero e proprio controllo del territorio nel settore degli apparecchi e dei congegni da intrattenimento, dei cui software e hardware essi opererebbero la sistematica alterazione e/o manomissione allo scopo di ridimensionare l’effettivo volume delle giocate e, dunque, consentire manovre evasive rilevanti ai fini della connessa imposizione tributaria”, nonché “la strategia perseguita per allontanare dal mercato altri imprenditori del settore, anche mediante il ricorso a metodi intimidatori, con conseguente assoggettamento degli operatori concorrenti nonchè degli esercenti pubblici esercizi”. Con lo stesso provvedimento è stato confiscato, altresì, un patrimonio del valore di circa cinque milioni di euro costituito da immobili, quote societarie e conti correnti”.

Continua la Relazione, per il Lazio e la Provincia di Roma: “Torna ad essere emblematico, in proposito, un passaggio della Relazione del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019, in cui viene riportato che “…si affermano forme complesse di investimento delle ricchezze mafiose: attraverso la penetrazione di un tessuto socio-economico nuovo e ricco di potenzialità, come quello romano, famiglie della camorra e cosche della `ndrangheta vi stanno esportando interi “affari”, delocalizzando e più spesso replicandovi attività, quali, in particolare, la commercializzazione delle sostanze stupefacenti ovvero la gestione delle sale gioco e delle slot machines. …”. Proprio nella gestione delle sale da gioco sembra essersi realizzata la più proficua convergenza di interessi tra le varie consorterie mafiose. Al riguardo, diverse attività investigative hanno evidenziato come, pur all’interno di accordi tra le varie organizzazioni, ciascuna di queste abbia agito secondo uno specifico modus operandi. La camorra sembra aver espresso una maggiore specializzazione nel settore dei giochi e delle scommesse, attraverso una gestione “diretta” delle attività. La ‘ndrangheta e Cosa nostra tenderebbero, invece, ad operare attraverso più sofisticate schermature societarie e prestanome difficilmente rintracciabili. Più defilata è apparsa, invece, l’azione della criminalità pugliese. A fattor comune per tutte le matrici criminali, l’infiltrazione nel settore dei giochi e delle scommesse è risultata funzionale sia alla produzione di nuovi capitali, sia al riciclaggio di quelli derivanti da altre attività illecite. Da quanto sopra esposto, è evidente che per quanto nel Lazio, e nella Capitale in particolare, operino organizzazioni di diverso peso e spessore criminale, non sembra possibile attribuire una qualche forma di supremazia di un gruppo rispetto ad un altro. (…) Ma il riciclaggio non è l’unico interesse criminale perseguito dalle consorterie mafiose, che nella Capitale sviluppano ulteriori attività criminali che generano a loro volta nuove ricchezze illecite da riciclare: tra queste la filiera del gioco, lecito e illecito, rappresenta un settore in grade espansione. (…) In tali territori anche la criminalità campana investe i proventi illeciti nelle più diversificate attività economiche, quali la gestione di esercizi commerciali e di sale giochi, il mercato immobiliare, i servizi finanziari e di intermediazione, gli appalti pubblici, lo smaltimento di rifiuti, l’edilizia (con le collaterali attività di gestione di cave, di estrazione dei materiali inerti, etc.), senza ovviamente tralasciare il settore degli stupefacenti”. Nella provincia di Latina: “Sono inoltre praticati il riciclaggio ed il reimpiego dei capitali nei settori dell’edilizia e del commercio, ove le risorse risultano investite soprattutto nel circuito agroalimentare e della ristorazione, nonché nell’acquisizione e nella gestione delle sale da gioco”. Nella provincia di Frosinone: “L’incidenza criminale registrata nel frusinate è prevalentemente determinata dall’operatività di proiezioni dei sodalizi campani, con particolare riferimento alle storiche presenze del clan VENOSA ed alle proiezioni del clan dei CASALESI e del clan MALLARDO. Riscontri investigativi hanno inoltre, nel tempo, evidenziato gli interessi, oltreché dei CASALESI, anche dei MISSO e dei MAZZARELLA nel settore del gioco, attraverso il riciclaggio di denaro in settori quali il bingo, la raccolta delle scommesse sportive ed ippiche, i videopoker e le cd. new slot. Nel particolare comparto è recentemente emersa anche una proiezione della criminalità lucana”.

Nella provincia di Torino: “noto procedimento “Big Bang”, che ha colpito un’associazione di tipo mafioso a Torino, riconducibile alla ‘ndrina CREA, che operava al fine di commettere estorsioni e gestire il gioco d’azzardo. (…) L’ultimo filone, invece, ha riguardato gli interessi dei membri del locale di Volpiano nel settore dei giochi ed ha permesso, altresì, di ricostruire numerose fittizie intestazioni di beni a vantaggio della famiglia AGRESTA. L’indagine ha altresì coinvolto una serie di “colletti bianchi”, tra i quali un noto legale torinese”.

In Liguria: “Per quanto riguarda le altre mafie nazionali, nel corso del semestre non sono emerse risultanze investigative circa la presenza, nel territorio ligure, di strutture articolate e stanziali riconducibili alla criminalità mafiosa siciliana o campana, per quanto permanga l’operatività di singole proiezioni extraregionali di famiglie o sodalizi, risultate attive nelle pratiche estorsive ed usurarie, nella contraffazione e commercializzazione di marchi, nell’esercizio abusivo del gioco anche online e delle scommesse clandestine, oltre che nel traffico e spaccio di stupefacenti”.

La Relazione prosegue con la Lombardia: “Da segnalare i riflessi, nella provincia di Mantova, dell’operazione “Cerbero”1414 della DDA di Torino che, il 7 novembre 2019, si è conclusa con l’arresto di numerosi indagati, contigui alle famiglie ‘ndranghetiste AGRESTA e ASSISI attive in Piemonte, indiziati per traffico di stupefacenti aggravato dalle modalità mafiose. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa e traffico internazionale di ingenti quantità di stupefacenti, provenienti dal Brasile, con l’aggravante della finalità mafiosa. Si evidenzia, in particolare, che i proventi del traffico venivano reimpiegati, tra l’altro, anche nel noleggio di slot machine e nel gioco d’azzardo. Per eludere i controlli, le aziende erano intestate fittiziamente a diversi prestanome. Tra gli arrestati figura un soggetto originario di Vibo Valantia ma residente a Mantova, indiziato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata ex art. 416 bis.1 c.p., con un ruolo di primo piano nel narcotraffico, forte – secondo quanto rivelato da un collaboratore di giustizia – del presunto grado di “camorrista” all’interno della cosca BONAVOTA di Vibo Valentia. Lo stesso, dapprima presente nelle compagini societarie e, successivamente, in forma verosimilmente “occulta” nella titolarità di alcune società attive a Mantova nel gioco d’azzardo e nelle scommesse, è stato oggetto di interdittive emesse dalla Prefettura di Mantova. Altri due indagati, originari della Calabria e residenti in Lombardia, sono stati raggiunti dalla misura restrittiva, avendo fornito di sostanza stupefacente la cosca volpianese”.

“Riguardo all’infiltrazione della criminalità calabrese in diversi settori economici, tra cui quello del gioco on-line, il 29 ottobre 2019 è stata emessa la sentenza di appello nell’ambito della nota inchiesta “Black Monkey” della DDA di Bologna che, nel 2013, aveva rivelato le modalità di infiltrazione della ‘ndrangheta nel territorio emiliano romagnolo proprio nel settore del gioco online illegale”, si legge riguardo la provincia di Bologna.

In Toscana “la criminalità cinese gestisce importanti giri di affari legati allo sfruttamento della prostituzione, anche all’interno di circoli e locali notturni, nonché bische clandestine e sale per il gioco d’azzardo”. “Nella provincia di Prato è, infine, presente la criminalità cinese, che è diventata “toscana” nella misura in cui ha trovato nell’area un proprio identificativo territoriale, gestendovi importanti giri di affari illegali, legati soprattutto all’imprenditoria tessile e dell’abbigliamento, nonché ai settori del gioco e delle scommesse clandestine, cui si ritiene possano essere ricondotte anche ipotesi di riciclaggio (vista la possibilità di utilizzare lo strumento delle slot come sistema di “lavaggio” del denaro sporco contante)”, aggiunge.

Per l’Umbria: “Si rammenta, inoltre, l’indagine “’Ndrangames”, del 2017, che ha permesso di rilevare gli interessi economici del clan potentino MARTORANO-STEFANUTTI (con connessioni operative con la ‘ndrangheta del crotonese nel settore del gioco illegale), verso esercizi commerciali pubblici della provincia di Perugia, ove erano installate apparecchiature elettroniche per il gioco d’azzardo, poi sequestrate”.

Per la provincia di Pescara, “la vicinanza geografica con la Campania e la Puglia accresce il rischio di infiltrazione criminale da parte di gruppi originari di quelle regioni. Altrettanto rilevante è la presenza di una comunità rom, ormai da tempo stanziale nel capoluogo. Anche in questo caso, si registrano, da parte di alcuni esponenti di quella comunità, attività illecite quali lo spaccio di stupefacenti, l’usura, il gioco d’azzardo, le truffe, le estorsioni e il riciclaggio”.

Nella provincia di Cagliari: “Altre indagini hanno fatto emergere l’interesse nel mercato del gioco e delle scommesse on line (c.d. betting) delle famiglie pugliesi, che attraverso il controllo delle giocate riuscivano ad accumulare capitali da reinvestire in immobili ed in posizioni finanziarie all’estero per il tramite di prestanome”.

“Emblematica, in tal senso, un’operazione del 12 ottobre 2019, con la quale 3 cittadine cinesi sono state denunciate per riciclaggio, perché individuate all’aeroporto di Fiumicino con al seguito 2,7 milioni di euro occultati all’interno di valigie. Le indagini sono scattate dopo che erano stati accertati frequenti viaggi da e per la Cina. Si segnala, inoltre, il giro d’affari illegale che ruota attorno ai giochi e alle scommesse clandestine. Al riguardo, nel dicembre 2019 la Polizia di Stato, nel corso delle attività di rilevazione delle bische clandestine nella zona industriale della provincia pratese, ha tratto in arresto, con l’accusa di estorsione, un cinese gestore di una casa da gioco non autorizzata e denunciato altri 55 connazionali. L’arrestato era peraltro già stato individuato nell’ambito di altre indagini relative alla “guerra” fra bande per il controllo della prostituzione. Va inoltre evidenziato che il gioco d’azzardo, ed in particolare modo quello delle slot machines, verrebbe utilizzato come sistema per riciclare del denaro contante ottenuto illecitamente”, sottolinea la Relazione riguardo la criminalità cinese.

Nei Paesi Bassi la camorra ha sfruttato il territorio quale canale per i propri traffici di stupefacenti, oltre che per la vendita di prodotti contraffatti e per la gestione di case da gioco. In Romania: “Dopo la caduta del muro di Berlino, la presenza della criminalità organizzata italiana, prima fra tutte quella ‘ndranghetista, è andata progressivamente aumentando. In particolare, le ‘ndrine – in primis la GRANDE ARACRI – hanno utilizzato il territorio rumeno per il traffico di stupefacenti, per le attività di riciclaggio, nonché come
luogo da dove gestire il gioco d’azzardo illegale on line”. A Malta: “oltre a sfruttate il sistema economico-finanziario maltese per operazioni di riciclaggio, le organizzazioni mafiose, in particolare la ‘ndrangheta e Cosa nostra, stanno sfruttando sempre di più il Paese per stabilire società e server utili per realizzare affari illeciti nel settore delle scommesse on line. A tal proposito si richiama un’indagine conclusa nel mese di agosto dalla Guardia di finanza nei confronti delle cosche reggine, che controllavano una società maltese (ma con stabile organizzazione in Italia) operante nel settore del gioco on-line. Sono stati scoperti ricavi omessi per quasi 4 miliardi di euro ed una base imponibile ai fini dell’Imposta Unica sulle Scommesse pari ad oltre 1 miliardo di euro”. “Le attività criminali dell’organizzazione americana spaziano dal narcotraffico (gli U.S.A. emergerebbero tuttora come il principale Paese di destinazione delle spedizioni di cocaina intercettate in Sud America) alla gestione del gioco d’azzardo illegale, dalla corruzione politica alle estorsioni, dalle frodi alla contraffazione, dal traffico d’armi al riciclaggio dei proventi illeciti, dall’infiltrazione negli ambiti imprenditoriali fino alla commissione di omicidi ed attentati. (…) Anche nel semestre in esame, si conferma la presenza in Canada della criminalità organizzata italiana; Cosa nostra prevalentemente nelle zone di Montreal; la ‘ndrangheta a Toronto e Thunder Bay. Entrambe le organizzazioni sarebbero attive nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni, nell’usura, nel gioco d’azzardo, nel riciclaggio dei proventi illeciti e nell’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici”, continua la Relazione. “Per quanto attiene al riciclaggio, le organizzazioni criminali brasiliane investirebbero i proventi illeciti nel Paese, utilizzando istituti di credito, i mercati finanziari, le reti finanziarie informali, le società di comodo, i giochi illegali, i beni mobili ed immobili, le opere d’arte ed altri beni di lusso. Queste organizzazioni avrebbero solide basi anche nei paradisi fiscali”. In Bolivia “il florido mercato degli stupefacenti alimenta il riciclaggio di denaro, cui concorre anche l’estrazione illegale di oro, gli scambi di valuta effettuati attraverso canali non ufficiali e il gioco d’azzardo illegale”. cdn/AGIMEG