Pubblicità giochi, Binetti (Misto) ad Agimeg: “Padoan male informato. La pubblicità su radio e tv continua a esserci”

«Secondo me il ministro, se non è stato mal informato, è stato informato solo parzialmente – dice ad Agimeg l’onorevole Paola Binetti (Misto) replicando alla riposta del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla sua interrogazione sullo stop alla pubblicità dei giochi Noi abbiamo avuto la legge Finanziaria, quella del 2016 per il 2017, in cui erano contenuti due passaggi molto chiari e molto espliciti per uno stop alla pubblicità, sia sulle televisioni commerciali, sia sulle trasmissioni radiofoniche e televisive di tipo generalistico, e a questo doveva seguire un decreto attuativo. Il decreto attuativo, a mio avviso, non è seguito. Però il ministro ha fatto riferimento oggi nella mia risposta, a un altro tipo di decreto attuativo. Ma la sostanza vera è che la pubblicità continua a esserci sulle televisioni, sulle trasmissioni radiofoniche e ovviamente sulla stampa e altro ancora. Noi stiamo combattendo una battaglia durissima perché da un lato il governo non intende rinunciare nemmeno a una lira del gettito fiscale: vedi quello che è contenuto nella legge di Bilancio di quest’anno ma anche nel decreto fiscale che voteremo oggi con la fiducia. Il governo sta assumendo rispetto al gioco la mentalità di chi lo considera una cassaforte privata alla quale può attingere nel modo che preferisce. Anche il modo con cui ha rinnovato le concessioni, senza un vero bando pubblico, dimostra come lo consideri un bene di sua proprietà, dicendo: “Il gioco è mio e ci faccio quello che voglio io”. Viceversa la nostra posizione non è proibizionista o volta ad abolire totalmente e radicalmente il gioco, anche perché sarebbe del tutto impossibile farlo. La nostra è una posizione che vuole prima di tutto privilegiare il giocatore, a partire da quello problematico per arrivare al giocatore patologico. Noi riconsideriamo la dipendenza dal gioco d’azzardo, come ho già detto ieri in Aula, una malattia progressiva, contagiosa e, allo stato attuale dei fatti, quasi incurabile, perché lo Stato dice no. Viceversa, lo Stato si converte in un fattore che facilita la diffusione della patologia, per la semplice ragione che porta soldi nelle sue casse: ma questi soldi da dove li toglie? Dalle tasche delle persone più fragili. E questo non è tollerabile». fm/AGIMEG