Sen. Pittella (PD) ad Agimeg: “Le sale giochi garantiscono sicurezza, quindi il Cts non dovrebbe avere difficoltà a dire che si può riaprire”

L’ipotesi riapertura per sale giochi, sale scommesse e sale bingo ad inizio giugno al centro della diretta odierna del direttore Fabio Felici con il senatore Gianni Pittella, capogruppo PD in Commissione Finanze, che in una nota ha indicato la data del 1° giugno per la riapertura del comparto.

Chiuse da oltre 300 giorni, le sale giochi continuano a non avere una data di riapertura. Lei ha dichiarato ‘non voglio venga lasciata indietro nessuna categoria di lavoratori’.
“E’ giusto così. Sembra quasi una sorta di prevenzione ideologica, moralistica, come se il gioco fosse in sé una cosa non moralmente accettabile. Eppure lo Stato affida attraverso delle gare la concessione per la gestione del gioco legale a società che, per esercitarlo, devono attenersi a condizioni stabilite da un rapporto tra Stato e concessionarie. Sono imprese legate allo Stato, che hanno dipendenti che a loro volta hanno famiglie. E’ una categoria imprenditoriale ancora più speciale, in quanto legata allo Stato e per questo reputo inammissibile che non venga consentito alla categoria del gioco pubblico di riprendere in tutta sicurezza”.

Lei fa riferimento ai protocolli, la chiusura del settore del gioco sembra più dettata da una motivazione ideologica che tecnica.
“Al Premier Draghi do tutte le giustificazioni, so che non vi sarà da parte del Governo una prevenzione di carattere ideologico, ma è indubbio che vi sia nel mondo politico quasi una paura ad affrontare questo tema. Il gioco è visto come male assoluto, non si vuole capire che il gioco legale tiene alla larga quello illegale. Non lo dico io, lo dice il capo dell’antimafia Federico Cafiero De Raho, lo dice il Comandante Generale dei Carabinieri Teo Luzi, lo dicono le istituzioni dello Stato che hanno verificato come se si chiude una sala da gioco dove ci sono protocolli e sicurezza da garantire, chi vuole giocare va a farlo nelle case gestite dalla camorra, alimentando il traffico di denaro riciclato. Vogliamo togliere il velo di ipocrisia e dire che le società che hanno una concessione devono poter riaprire? Ho dato una data, quella del 1° giugno, mi auguro possa essere quella, ma se il Governo ritiene che debba essere un po’ più avanti va bene ugualmente.

In tutto questo poi si dimenticano altri temi importanti come la proroga delle concessioni: se non si possono fare gare, infatti, bisogna prorogare le concessioni esistenti. Serve andare verso una nuova legge quadro del settore del gioco e fino ad allora prorogare le concessioni, per poi arrivare alla fine alle gare. C’è poi un altro tema importante per lo Stato, non solo per le aziende, che porterebbe un ulteriore introito di 500-600 milioni di euro. Oggi infatti l’ ingresso alle sale da gioco dedicate è riservato a chi ha la tessera sanitaria, che penalizza il turista straniero in quando anche volendo non può entrare con un semplice passaporto o carta di identità”.

Lei prima ha parlato della data di riapertura, ma se non avverrà a giugno il settore è destinato a scomparire con conseguenti costi sociali. Che sensazione ha in merito alla possibilità di una riapertura il mese prossimo?
“Non mi faccia fare previsioni, ho espresso una data per fare una provocazione e stimolare chi deve decidere a farlo essendo concreto. Penso si possa aspettare un’indicazione che non necessariamente sarà il 1 giugno, ma che sia almeno nei giorni successivi. I concessionari garantiscono la sicurezza, quindi il Cts non avrà difficoltà a dire che si può riaprire con le condizioni dettate dalle condizioni di sicurezza delle sale. Mi auguro che il Premier Draghi, con la sua competenza ed autorevolezza, abbia saggezza su questo tema e che si lascino fuori furori ideologici. Il gioco legale va salvato in quanto attività economica garantita dallo Stato che dà lavoro a 150 mila famiglie, portando nelle casse erariali oltre 10 miliardi di euro, oltre ad evitare che cresca il gioco illegale, fonte di guadagno per la criminalità. Ci sono tante buone ragioni affinché il Premier risponda al nostro appello e ad esigenza di ragionevolezza”. cr/AGIMEG