Nevola (La Sentinella) ad Agimeg: “Il frazionamento degli orari di gioco è controproducente, la politica è solo in cerca di consensi”

dal nostro inviato a Torino – “L’Università di Sidney ha portato alla luce uno studio molto dettagliato facendo una sperimentazione scientifica su un campione limitato di giocatori: alcuni giocavano liberamente e altri li frazionavano, sostanzialmente quello che fanno regioni e comuni. Il risultato è stato che quelli che venivano interrotti con una certa frequenza perdevano ancora di più lucidità, avevano una dissociazione psichica e aumentavano l’aggressività. Gli altri mantenevano un livello lineare e costante nel gioco”. È quanto dichiarato da Luigi Nevola, presidente associazione La Sentinella e capogruppo della Lega Nord a Bolzano a margine del convegno “Liberi di scegliere Basta proibizionismo”, organizzata questa mattina dalla Federazione, Sts e dall’Istituto Milton Friedman a Torino. “È come se io dicessi a dei fumatori in sala oggi: avete un’ora di tempo per fumare poi vi stoppo per due ore. In quell’ora tenderanno a fumare il più possibile in una situazione di carenza che è stata imposta. È un effetto studiato. Purtroppo non so se in male fede o perché era uno studio di 19 pagine, ma non ha avuto un grande successo. La politica non ha voglia e tempo di approfondire il discorso, ma urge agire in fretta. A Bolzano abbiamo fatto una battaglia feroce con l’assessore alla sanità Stocca cercando di dimostrargli in maniera scientifica cosa accade e tentando di mostragli questi dati, ma non siamo mai stati ascoltati. A dicembre una mozione del M5S prevedeva una maggiore frammentazione degli orari, una soluzione impossibile a Bolzano dove è vietato giocare sul 95% del territorio provinciale: noi siamo riusciti a bloccare questa normativa che chiedeva di inasprire le norme”. E sul ruolo della politica ha aggiunto: “Io sono convinto che alla politica non interessi molto il mondo del gioco che è un ambiente molto difficile da comprendere: il politico è un tuttologo che deve percepire consensi. Oggi si crede che sposare la causa degli imprenditori del gioco voglia dire perdere il consenso della gente, ma in realtà non è così. Il 2,3% degli italiani pensa che debbano essere fatte delle politiche sul gioco, il 60% degli italiani non sono proibizionisti, sono giocatori normali. Oggi c’è scarsa competenza e approfondimento e una stigmatizzazione anche da parte dei media su questa questione”. gpm/AGIMEG