Le tre regioni italiane più restrittive nei confronti del gambling

Se diamo uno sguardo alle classifiche, sia a livello mondiale che europeo, l’Italia occupa saldamente uno dei primi posti nella spesa media per gioco d’azzardo. Il fatturato legale che genera presenta cifre a nove zeri, tanto da essere considerato come la terza industria della penisola. Al centro di accese e dibattute polemiche, tra sostenitori e proibizionisti, si è cercato nel corso del tempo di regolamentare il fenomeno soprattutto per porre un freno alla piaga dilagante della ludopatia, che colpisce le fasce più deboli della popolazione italiana.
Attualmente, al centro del dibattito politico legislativo nel nostro paese, emerge il tema della pubblicità legata al gioco d’azzardo. In ambito Europeo sono tre i paesi, Inghilterra, Ungheria e Spagna, che hanno cercato di individuare una strada che potesse portare alla limitazione della pubblicità sul gioco al fine di limitarne gli effetti negativi. Una questione ancora aperta nel nostro paese, dibattuta già a partire dal 2012, quando le regioni italiane hanno cominciato a dotarsi di leggi tendenti a contrastare il gioco d’azzardo patologico. Queste  oltre a essere tutte caratterizzate dall’introduzione della norma che vieta  l’ubicazione delle sale da gioco a 500 metri dai luoghi sensibili, hanno sottolineato infatti il divieto di pubblicità per queste tipologie di attività. Nonostante lo scarso ed effettivo impegno da parte dello Stato a rendere effettivi e dare un supporto a tali regolamenti, le regioni hanno continuato a sostenere campagne e a portare avanti azioni restrittive nei confronti del gioco d’azzardo, al fine di limitare i danni di un’attività che mina all’economia delle famiglie italiane.
La prima regione ad aprire le danze ai provvedimenti legislativi in merito, è stata la Liguria, con Genova, prima città italiana a prevedere un regolamento contenente norme più restrittive rispetto a quelle previste nelle normative statali e regionali in materia.  Secondo le leggi regionali i comuni possono autonomamente legiferare in materia attraverso dei regolamenti, e a promuovere politiche contro la diffusione del gioco d’azzardo. L’esempio di Genova è stato seguito da altri comuni, tra cui quello di Savona, che ha imposto limiti restrittivi all’apertura di esercizi deputati all’attività, quali videolottery e slot machine nei bar.
A seguire l’esempio della Liguria, il Veneto, un’altra delle regioni tra le prime a legiferare in materia. E’ proprio di questi giorni la notizia che ci arriva dal comune di Rovigo, in cui il giro di vite ha riguardato in particolar modo VLT e slot machine, insieme alla riduzione degli orari per dedicarsi al gioco. La regione ha inoltre predisposto una tassazione maggiore per i bar con le slot vietando persino l’affissione dei cartelli agli ingressi dei bar o delle varie ricevitorie, che annunciano le vincite di qualche fortunato di turno.
Nel marzo 2014 la Regione Emilia Romagna aveva approvato il Piano integrato per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio di dipendenza dal gioco patologico 2014-2016, sottolineando l’importanza di una stretta collaborazione nella lotta al gioco di comuni, uffici commerciali e associazioni del terzo settore che si occupano del fenomeno.

Oggi, in Emilia Romagna anche le banche dicono ‘no’ al gioco d’azzardo. Nel mese di luglio di quest’anno, la Banca Popolare dell’Emilia Romagna e il colosso Unipol, si sono stretti nella decisione di adottare provvedimenti restrittivi verso i clienti che hanno un qualsiasi legame col mondo del gambling. I provvedimenti hanno riguardato il blocco delle transazioni di gioco su carte di credito e bandendo dalle filiali la vendita di lotterie e Gratta e Vinci. La decisione di Unipol è inoltre quella di rinunciare ad investire nel settore e non concedere credito alle imprese attive nel gioco d’azzardo.
Il dilemma resta sempre quello di una mancanza di una legge nazionale capace di uniformare la regolamentazione del gambling nel nostro Paese. Fino a quando il Governo non detterà delle linee guide precise il dibattito sul tema gambling continuerà senza limiti, danneggiando uno dei settori più vivi dell’economia italiana.