La Lega Nord chiede ai Ministri Balduzzi e Riccardi di intervenire sul fronte gioco d’azzardo patologico

Marco Rondini e Massimo Bitonci delle Lega Nord hanno presentato ieri al Ministro della Salute, Renato Balduzzi, e al Ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, un’interrogazione perlamentare nella quale chiedono di sapere quali interventi hanno intenzione di adottare per fronteggiare le conseguenze dannose del gioco d’azzardo.

 

“La nostra società – ha spiegato Marco Rondini – risulta minacciata da nuove forme di psicopatologie, le cosiddette «dipendenze comportamentali», cioè situazioni in cui un soggetto si trova ad essere prigioniero dei propri comportamenti, che in un primo momento danno un piacevole intrattenimento ma poi, con il passare del tempo, si trasformano spesso in atteggiamenti compulsivi privi di controllo. Una di queste tipologie di dipendenza è il gioco d’azzardo, che ha subito negli ultimi anni un’accelerazione improvvisa grazie anche al gioco on-line (nelle forme, ad esempio, dei videopoker, e dei casinò on-line) e che viene ricompreso oggigiorno nelle cosiddette «tecnodipendenze»; si stima che in Italia siano 800.000 le persone dipendenti dal gioco d’azzardo e che siano quasi due milioni i soggetti a rischio. Si stima, altresì, che vengano spesi nel gioco circa 1.260 euro pro capite. L’emergenza è stata spesso denunciata, anche di recente, sia a mezzo stampa, sia per bocca di associazioni di volontariato e di enti che operano per fronteggiare tali forme di dipendenza.

A fronte di ciò, lo Stato sembra invece incentivarle, anche tramite campagne di informazione mirate, ad esempio, ad un gioco «legale e responsabile», come recita un documento predisposto dai Monopoli e destinato ai giovani. Lo Stato dovrebbe, al contrario, garantire i propri cittadini, soprattutto i più giovani, anziché avviarli a queste forme di intrattenimento, perché non è accettabile che esse producano la distruzione psicologica, oltre che economica, di molte famiglie italiane.

Analoghe preoccupazioni valgono per i più comuni videogiochi. Oggi più che mai, con l’evoluzione tecnologica, gli stili di vita, in particolare dei bambini e degli adolescenti, sono più sedentari rispetto al passato: il gioco all’aria aperta, gli spazi verdi urbani e i giochi di gruppo hanno lasciato il posto ad intrattenimenti ludici privi di socializzazione, di relazione sociale e di attività motoria.

Un elevato numero di bambini e di adolescenti- ha continuato – risulta attratto dal fascino dei videogiochi, in alcuni casi, peraltro, eticamente discutibili, e molto spesso i genitori stessi non trovano la capacità di porvi un rimedio. Queste tipologie di dipendenze non vanno sottovalutate. Spesso, invece, si tende a sminuirle, se non addirittura a considerarle come stimolo positivo per la crescita di un soggetto. La confusione che ancora vige nella dottrina e nel complesso dei dati scientifici in materia, privi di univocità, rischia di permettere a questo fenomeno di aggravarsi, in assenza di interventi efficaci, anche di carattere preventivo. Come sostiene buona parte della dottrina scientifica in materia, infatti, tali forme comportamentali possono portare conseguenze molto serie, non solo dal punto di vista economico (che nel caso del gioco d’azzardo costituisce un importante fattore negativo) ma anche nella sfera intima e personale, nel processo di sviluppo di una persona. Questi intrattenimenti, a detta di numerosi medici e psicologi, finiscono spesso per inibire lo sviluppo della coscienza etica e del sentire empatico. I rischi sono connessi a vari fattori: in primis l’abuso o l’uso scorretto di tali intrattenimenti, soprattutto da parte di minorenni, che portano spesso all’estraniamento dalla realtà, alla mancanza di empatia, quando non anche all’epilessia, al sovrappeso e ai disturbi della vista.

Vi sono poi i rischi legati ai contenuti violenti di alcuni videogiochi, il che può far aumentare l’aggressività nelle persone che ne fanno un uso eccessivo. L’utilizzo dei videogiochi, infatti, causa un significativo incremento della produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che, oltre a permettere l’apprendimento e il consolidamento mnemonico delle nuove informazioni, fa aumentare il comportamento aggressivo del giocatore, legato al piacere e alla ricerca di nuove ed intense emozioni. Anche il gioco d’azzardo viene considerato un vero e proprio disturbo del controllo degli impulsi, caratterizzato da un desiderio impellente e con forti ripercussioni non solo sulla sfera economica di chi ne è affetto (e di conseguenza, nel caso di minori o adolescenti, anche delle loro famiglie) ma anche sulla sfera sociale e di relazione dei medesimi. Non sono rare, infatti, le situazioni di disagio familiare capaci di provocare persino separazioni coniugali, oppure episodi tragici, come la cronaca nera ha riportato anche di recente (ad esempio: il suicidio di una giovane donna, nell’estate scorsa, dopo che aveva perso migliaia di euro al videopoker, o la morte per trombosi venosa di un adolescente, dopo che aveva giocato ininterrottamente per dodici ore ad un videogioco). In Italia – ha concluso l’onorevole della Lega Nord – è in continua crescita il numero di giovani (in particolare tra i 15 e i 19 anni) affetto da dipendenza da gioco e le istituzioni non possono rimanere inerti di fronte a simili patologie, in grado di pregiudicare l’equilibrio e il benessere psico-fisico dei soggetti che ne sono affetti, nonché la situazione economica di numerose famiglie italiane, peraltro già colpite dalla crisi finanziaria in atto”.
Rondini e Bitonci hanno quindi chiesto ai Ministeri della Salute e dell’Integrazione quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di fronteggiare l’aumento e le conseguenze dannose, anche dal punto di vista sociale e sanitario, del gioco d’azzardo nel nostro Paese e quali interventi di competenza intenda approntare, da un lato per prevenire l’insorgere delle patologie legate alla dipendenza dal gioco, dall’altro per aiutare le persone affette da tali comportamenti compulsivi e le loro famiglie. rg/AGIMEG