Green Pass: basso l’impatto dell’obbligatorietà per le attività coinvolte, tra cui le sale giochi. Confcommercio: “Incassi in calo per forte riduzione dei consumi”

Per bar, ristoranti e sale giochi, attività per le quali dal 6 agosto scorso è diventata obbligatoria la presentazione del Green Pass, si tirano le prime somme per quanto riguarda l’impatto del provvedimento. Se il movimento IoApro parla di dittatura del certificato verde, quest’ultimo sembra aver avuto un bassissimo impatto sugli incassi. La riduzione infatti del fatturato per ristoranti non è dovuto all’applicazione del Green Pass. A dimostrarlo i dati del centro studi di Fipe Confcommercio. La rilevazione ad un mese dall’apertura, parliamo quindi di giugno, ha dimostrato i fatturati per questo tipo di attività ridotti del 50%, con una leggera differenza a vantaggio dei bar. I ristoranti hanno registrato un calo del 51,2%, mentre i bar del 46,8%. Nel periodo esaminato non c’era l’obbligo del Green Pass e quindi la situazione di incassi ridotti è da ricercarsi nel calo dei consumi delle famiglie che da oltre un anno e mezzo si trovano alle prese con una grave crisi economica. Visto che queste attività sono state spesso accostate anche a sale giochi, sale scommesse e sale bingo, il discorso è assolutamente trasportabile anche a quest’ultime ad un mese e mezzo/due mesi dalla riapertura. La mancanza di incassi in questo periodo va infatti ricercata in altri motivi e non sull’obbligatorietà del certificato verde ormai in possesso, tra l’altro, da circa l’80% della popolazione tra i 20 ed i 79 anni (tra vaccinati con prima e seconda dose e quelli che sono già stati colpiti dall’infezione). E trai concessionari di gioco non c’è quindi nessun allarme legato al Green Pass anche perché ci sono situazioni contingenti, come ad esempio la mancanza di palinsesto delle scommesse sportive, che ovviamente influiscono sull’accesso nelle sale. Se si considera che circa 8 italiani su 10, tra quelli che potrebbero essere interessati ad entrare nelle sale giochi, hanno a disposizione il Green Pass, è evidente che quest’ultimo non rappresenti un problema ed anzi potrebbe permettere di recuperare clientela visto che è una certificazione di ambiente sano e controllato. Vale anche la pena ricordare che il Green Pass è una misura adottata proprio a causa dei “novax” che rimangono il veicolo più impattante per quanto riguarda ospedalizzazioni e terapie intensive. Ricordiamo che tra i dati che vanno ad impattare su un possibile passaggio in zone a rischio chiusura totale, c’è la pressione sulle strutture sanitarie. E che questo rischio sia dovuto a chi non è vaccinato lo confermano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità di fine luglio. Su 150 ingressi in terapia intensiva, 123 non avevano ricevuto nemmeno una dose e 14 solo la prima. E tra poco si arriverà all’effetto paradosso, quando le vaccinazioni raggiungeranno livelli molto alti di copertura, i casi si verificheranno quasi esclusivamente tra i vaccinati. Il peso quindi dei novax è molto più alto rispetto a quello dei dati assoluti. In pratica il tasso di ospedalizzazione dei non vaccinati è circa 9 volte più alto rispetto ai vaccinati. Insomma il Green Pass sembra essere una valida alternativa al rischio chiusura che, come dimostrato dai due precedenti lockdown, andrebbe a colpire per primi proprio l’attività di gioco pubblico. es/AGIMEG