Giochi, via libera a 5 sale slot a Milano: “Inutile la nuova legge regionale”

La legge regionale lombarda votata all’unanimità nell’ottobre scorso ed entrata in vigore a fine gennaio avrebbe dovuto impedire l’apertura di nuove sale gioco e scommesse, per rispondere agli allarmi sempre più diffusi sulle ludopatie,  ma una circolare del ministero dell’Interno spiega il motivo per cui, nonostante l’entrata in vigore della legge, a Milano siano state autorizzate cinque nuove sale per slot machine.
Di queste – riporta la Repubblica Milano – una avrebbe già aperto. In città diventano così 126 i locali scommesse autorizzati dalla questura, a cui si aggiungono 5 sale bingo, con un totale di 1.223 postazioni di gioco. Non basta? I pubblici esercizi ( bar, tabaccherie ) che hanno slot machine sono 1.770, per un totale di 6.257 postazioni, una media di 4 per ogni insegna.  In base proprio a quella legge regionale non ci potrebbe essere più alcuna apertura di sale Vit in città, visto che nessun luogo sarebbe lontano più di 500 metri da uno dei tanti punti sensibili (ospedali, scuole) individuati dalla legge, con multe fino a 15.000 euro. E Lecco ha chiesto al ministero come comportarsi, ottenendo una risposta che si basa sul principio della gerarchia delle norme: la decisione del questore deve rispondere solo alle esigenze di ordine e sicurezza e non su norme stabilite da una «fonte di altro rango» (leggi: inferiore) per la tutela di interesse di salute e sociali come la lotta alla dipendenza dal gioco. Testualmente: bisogna «ritenere circoscritti ai soli requisiti richiesti dal Tulps i presupposti per il rilascio della licenza, nonché l’ambito dei successivi controlli di polizia, fermi restando i divieti e le limitazioni introdotte da normative locali» alle quali, comunque, «gli interessati debbono in ogni caso attenersi».
Chi vuole aprire una sala giochi, quindi, potrebbe essere multato dal Comune ( e le multe vanno da 5mila a 15mila euro per chi non rispetta la legge regionale) nonostante l’autorizzazione della questura. È chiaro che con questo doppio registro sia difficile capire come muoversi. «La legge regionale non basta, ha dei buchi, ecco perché abbiamo voluto introdurre norme specifiche nel regolamento edilizio», spiega l’assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris ( riferendosi al provvedimento ora al vaglio Secondo il ministero contano le norme nazionali. Chi apre rischia solo una multa del Consiglio comunale) andando al sodo: «Se fai una norma senza poi chiederti come faranno le amministrazioni locali ad applicarla, allora vuol dire che quella legge è fatta a metà». Si potrebbe, e questa è una ipotesi avanzata ieri in commissione consiliare, imporre un’autocertificazione a chi vuole aprire. cz/AGIMEG