Giochi, un “poker” di onorevoli di PD, Scelta Civica, PDL e SEL presentano Proposta di Legge per il divieto assoluto di ogni forma di pubblicità

“E’ vietata in modo assoluto qualsiasi forma di comunicazione commerciale, di pubblicità, di sponsorizzazione diretta e indiretta o di promozione di marchi o prodotti di giochi con vincite in denaro, offerti in reti di raccolta sia fisiche sia online”. E’ questo uno dei due articoli che compongono la proposta di legge presentata alla Camera dagli onorevoli Lorenzo Basso (PD), Stefano Quaranta (SEL), Mario Sberna(Scelta Civica) e Rosanna Scopelliti (PDL), tra i promotori dell’intergruppo parlamentare contro il gioco d’azzardo. “L’industria del gioco ha conosciuto negli anni di crisi una crescita senza precedenti, maturata soprattutto negli anni più duri della crisi economica – si legge nella presentazione della proposta di legge -. In pochi anni slot machine e sale da gioco sono purtroppo entrate a far parte del panorama delle nostre città, con il loro carico di solitudine, disperazione e illegalità. Gli italiani maggiormente colpiti da questo fenomeno appartengono soprattutto alle fasce di popolazione più povere. Purtroppo, nonostante specifiche iniziative parlamentari in tal senso, l’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato ha smesso di pubblicare sul proprio sito web i dati sulla raccolta giochi successivi al 2012. Tali dati vanno quindi reperiti in rete e indicano in oltre 80 miliardi la raccolta nel 2014, un volume pari a quasi il 4 per cento del PIL nazionale, che arriva a coprire il 12 per cento della spesa delle famiglie italiane. In Italia esistono 400.000 apparecchi da intrattenimento (slot-machine) e oltre 6.000 locali o agenzie autorizzati, frequentati da 15 milioni di giocatori abituali, tra cui 3 milioni di giocatori soggetti al rischio del gioco patologico e circa 800.000 giocatori già patologici. Il solo costo sanitario annuale per curare le persone dipendenti dal gioco patologico ammonta a 5-6 miliardi di euro, mentre il gettito erariale generato ammonta a 8 miliardi di euro. Dal 2003 a oggi la raccolta è aumentata di oltre il 500 per cento, passando da 15,5 a oltre 80 miliardi di euro. Di fronte a questi numeri, che nascondono migliaia di drammi familiari e umani, bisogna passare da un approccio politico che incoraggia il gioco, consentendone la pubblicità e allargando le possibilità di farvi ricorso, ad un diverso e più maturo atteggiamento, che ne riconosca i gravi pericoli e gli altissimi costi sociali. È tempo di considerare la dipendenza dal gioco, alla stregua della dipendenza dal tabacco o dell’alcool, come un comportamento socialmente dannoso, il cui abuso porta alla dipendenza da gioco d’azzardo o GAP (gioco d’azzardo patologico), vera e propria malattia riconosciuta a livello internazionale dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’atteggiamento del legislatore deve indirizzarsi senza esitazione verso una regolamentazione disincentivante. Due termini che devono viaggiare sempre uniti: «regolamentazione», perché il proibizionismo farebbe scivolare l’intero settore nelle mani della criminalità organizzata; «disincentivante», perché ci si deve impegnare ad intraprendere e sostenere politiche informative e deterrenti, che rendano edotti i cittadini sui gravi rischi connessi all’abuso dei giochi con vincita in denaro. Le regioni e gli enti locali, che sopportano il peso maggiore delle ricadute sociosanitarie negative del gioco, sono da tempo impegnati in azioni volte a contrastare il fenomeno, attraverso gli strumenti loro consentiti dalla legge e spesso senza riguardo al colore politico delle amministrazioni, a confermare che il problema sociale costituito dall’azzardo è percepito in modo diffuso e traversale sul territorio e solo nel legislatore nazionale trova orecchie ancora sorde. Iniziative come le leggi regionali lombarde o il regolamento comunale di Genova hanno infatti prodotto risultati lusinghieri in termini di contrasto alla diffusione dell’azzardo. In questi anni sono poi cresciute fortemente l’organizzazione e la forza del movimento “no slot” – composto da una serie di realtà, istituzionali, religiose, sanitarie, dell’associazionismo laico e cattolico – impegnato a richiedere un cambiamento di approccio nella legislazione italiana. Come sapete nel mese di giugno è scaduta la delega prevista nella legge 11 marzo 2014, n. 23, cosiddetta “delega fiscale”, per un riordino complessivo della normativa in materia di gioco, senza che il Governo la emanasse il decreto legislativo di cui erano circolate varie bozze, severamente criticate dal mondo no slot . Il fallimento del tentativo di riordino globale della materia dimostra come sia fondamentale rilanciare una strategia di piccoli passi, singoli interventi contenuti per dimensione ma determinanti per effetto. La presente proposta di legge si propone dunque di incidere su uno degli aspetti più controversi del settore dell’azzardo: la pubblicità. E mira ad introdurre quel divieto assoluto, su cui tante convergenze già si sono realizzate in questo Parlamento e che diverse proposte di legge hanno provato ad introdurre, andandosi però a scontrare con problemi di varia natura, fra cui la mancanza di copertura finanziaria. Per evitare questo tipo di ostacoli la presente proposta di legge volutamente interviene solo per introdurre il divieto di pubblicità e per disciplinare le relative sanzioni, tralasciando di inserire altre pur meritevoli novità in materia di azzardo. Il principio di fondo è semplice: se il gioco d’azzardo può diventare malattia internazionalmente riconosciuta e comporta costi sociosanitari altissimi a carico della collettività, in cosa si distingue dai prodotti derivati dal tabacco per i quali già la legge n. 165 del 10 aprile 1962 disponeva il divieto di pubblicità? Quale ragione vieta di promuovere il fumo mentre permette di far precedere eventi sportivi seguitissimi come i mondiali da una successione ininterrotta di spot pubblicitari di giochi e scommesse? Una ragione semplicemente non c’è – concludono gli onorevoli – e, siccome nessuno mai penserebbe di tornare a consentire la pubblicità dei tabacchi, è davvero ormai tempo di introdurre il divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo. Confido pertanto in una celere approvazione della presente proposta di legge”. La proposta di legge conta appena due articoli e nel secondo si prevede una sanzione amministrativa di 200 mila euro. “La violazione del divieto di cui al comma 1 – cita l’art. 2 – è punita con la sanzione amministrativa di euro 200.000. La sanzione è irrogata al soggetto che commissiona la comunicazione commerciale, la pubblicità, la sponsorizzazione o la promozione, al soggetto che le effettua, nonché al proprietario del mezzo con il quale esse sono diffuse”. sb/AGIMEG