Giochi, Toia (deputata europea PSE) ad Agimeg: “Necessari principi comuni tra gli Stati per controllare il gioco online. L’attività di gioco va regolata in modo equilibrato”

Si è svolto a Bruxelles, nelle sedi del Parlamento Europeo, l’incontro d’approfondimento dal titolo “Il gioco non è un azzardo”. L’onorevole Patrizia Toia, deputata europea dal 2004 nel gruppo del Partito Socialista Europeo, è intervenuta sull’argomento in una esclusiva intervista rilasciata ad Agimeg.

– Esiste la possibilità di una normativa europea comune sui giochi?

Una normativa europea comune sui giochi non solo è possibile ma è anche inevitabile. Alcune misure nazionali per contrastare la ludopatia, come ad esempio i registri che escludono alcune persone dai casino o i limiti su perdite, sono inefficaci se basta attraversare una frontiera per essere scavalcate. Inoltre il fenomeno del gioco d’azzardo online rappresenta una fetta sempre maggiore dell’intero settore e in quel caso il fenomeno è interamente transnazionale e va regolato a livello europeo. Per questo già nel 2013 al Parlamento europeo abbiamo approvato una risoluzione per chiedere alla Commissione di intervenire. Il 14 luglio 2014 l’esecutivo comunitario si è limitato ad approvare una raccomandazione agli Stati membri per invitarli ad adottare principi comuni sul gioco d’azzardo online. Penso che ora sia arrivato il momento di fare di più.

– E come si attuerebbe in ogni singolo stato membro?

L’Unione europea funziona secondo il principio di sussidiarietà, cioè Bruxelles interviene solo se e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri. Per il gioco d’azzardo online è evidente che è necessario l’intervento di autorità nazionale per raggiungere quegli obiettivi che si prefiggono le regole nazionali. Per il resto del gioco d’azzardo servono quantomeno delle regole minime comuni.

– Prima nel gioco c’era una forte componente gestita dalla criminalità organizzata. Anche se oggi il problema non è del tutto debellato, l’intervento dello Stato ha limitato in maniera concreta queste infiltrazioni. Nonostante questo però si parla di Stato biscazziere.

L’aver svuotato le casse della criminalità organizzata che si arricchiva con il gioco d’azzardo è sicuramente una cosa positiva. Questo però non può diventare una scusa per lasciare campo libero a un gioco d’azzardo patologico e distruttivo dal punto di vista sociale. L’attività va regolata in modo equilibrato. Il numeri forniti dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza fotografano una realtà che in Italia è cresciuta in dismisura e che va regolata. E’ giusta l’esigenza di ridurre gli introiti della criminalità organizzata, così come quella di alimentare le casse pubbliche, ma il gioco d’azzardo deve restare un’attività di intrattenimento, perché se diventa patologica il prezzo che paga l’intera società è sicuramente più alto di tutte queste stime.

– E quali iniziative sono state organizzate a supporto?

Per contrastare il gioco d’azzardo patologico è nato, tra gli altri, il movimento No Slot, che ha riunito amministratori e associazioni nel contrasto delle odiose macchinette, che anche il Governo vuole ridurre e regolare più severamente.

– Il maggior gettito fiscale dovuto alla liberalizzazione può essere impiegato in servizi per i cittadini. Come si sta comportando il governo?

Il maggior gettito fiscale deve essere impiegato dal bilancio dello Stato secondo le priorità individuate dal Governo, che sta facendo un ottimo lavoro coniugare le esigenze del welfare e della lotta alla povertà con quelle di risanare i conti pubblici. pc/AGIMEG