Giochi, Pagan (Federgioco) a Repubblica: “Tante sale locali e poche garanzie, serve un progetto per la legalità”

“Il rapporto tra gioco e territorio in questi anni è stato stravolto. Mentre si discuteva in modo serio su come riformare questo settore e soprattutto mentre ci si confrontava con la politica sulla razionalizzazione del mercato lungo il Paese, sono nate realtà locali che vivono di gioco ma senza adeguate garanzie. Ora qualcosa sta cambiando”. E’ quanto afferma Carlo Pagan, a.d. del Casinò di Campione d’Italia, da pochi mesi alla guida di Federgioco, la federazione che raggruppa le quattro case da gioco italiane, nonché vincepresidente dell’European Casinò Association. Anche se nell’ultima legge di Stabilità non è stato affrontato il capitolo Casinò, il manager rivela che “il confronto con il sottosegretario Baretta è costante, il governo ha mostrato attenzione al tema non certo perché voglia spalancare le porte dell’Italia ai Casinò, ma perché in queste case si è capito che lo Stato può ritrovare tutte le caratteristiche di legalità e controllo indispensabili quando si parla di gioco. da questo punto di vista la strada tracciata a livello europeo è solo una: il gioco viene ormai affidato solo a grandi realtà in grado di fornire specifiche garanzie. L’ultimo esempio arriva dall’Austria: è di questi giorni la decisione presa da Vienna di vietare il gioco su strada e concentrarlo all’interno delle Case da gioco istituzionali”. Quanto al tema della ludopatia, sempre più sentito in Italia, per Pagan si tratta di un argomento che “va affrontato seguendo linee di condotta già sperimentate con successo a livello europeo. In Svezia, Finlandia, Svizzera, solo per fare alcuni esempi, è stato messo in atto un codice di inibizione a auto inibizione che frena e in alcuni casi sbarra la strada a clienti con conclamate propensioni al gioco patologico. Un metodo efficace ma non applicabile in Italia, dove giuridicamente non si può inibire l’ingresso a un giocatore, pena la licenza di pubblico esercizio” ma “gli spazi di miglioramento sono ampi”. In merito alle polemiche che hanno coinvolto il Casinò di Campione d’Italia, sia per il contributo straordinario di 8 milioni di euro previsto dalla legge di Stabilità sia per l’inchiesta sul riciclaggio, il presidente di Federgioco è chiaro: “l’inchiesta si è chiusa con un’archiviazione, dopo un anno di indagini ne siamo usciti completamente puliti – spiega in un’intervista al supplemento di Repubblica, Affari & Finanza -. La storia degli 8 milioni è molto particolare e merita una spiegazione: noi abbiamo un incasso in euro ma, essendo un enclave, paghiamo stipendi in franchi svizzeri. Il cambio di valuta si è dimostrato disastroso dal punto di vista dei conti. L’intervento del governo non è stato certo effettuato per venire incontro a una cattiva gestione della Casa da gioco. semmai il contrario: a livello europeo Campione è secondo solo a Parigi in termini di fatturato”. dar/AGIMEG