Il Ministero dell’Economia intervenga “per garantire la assoluta interoperatività delle singole banche dati affinché la Guardia di Finanza possa avere pieno accesso alla banca dati dell’Agenzia delle entrate in modo da risalire con certezza ai titolari di movimenti di denaro provenienti dai punti di scommessa clandestini che rappresentano un danno all’erario italiano ed una fuga di capitali all’estero, ad oggi, inarrestabile”. E’ quanto chiede in un’interrogazione a risposta orale l’on. Dorina Bianchi (NCD) per contrastare la diffusione dei ctd collegati a bookmaker esteri. L’on. Bianchi ricorda infatti che “ancora oggi il sistema integrato delle banche dati non è completato, come ammesso dal comandante della Guardia di finanza Capolupo, in audizione davanti la Commissione parlamentare sull’anagrafe tributaria”. E quindi ricorda le cifre esposte dal comandante Capolupo: la rete parallela si stima sia composta da “almeno seimila” CTD, che complessivamente raccolgono giocate per “due miliardi di euro, esentasse e totalmente al di fuori dal circuito economico italiano”; e ancora, spiega la Bianchi “ad oggi, la Guardia di finanza è riuscita a chiuderne quasi duemila, ma, causa la facilità di aprire punti di scommessa, giungere ad una totale chiusura diventa un’impresa a dir poco impossibile”. Sottolinea quindi che “secondo fonti della guardia di finanza, le postazioni possono fruttare non meno di duemila euro al giorno, esentasse e con costi di gestione minimi”. E ricorda ancora che il Comandante Capolupo ha definito il settore “ormai fortemente infiltrato dalla criminalità organizzata “, e come “in grado di riciclare capitali illeciti con estrema facilità”. gr/AGIMEG