Giochi, la linea dura del Governo provoca un “buco” da 300 milioni per le casse dello Stato. Allo studio il rilancio del decreto delegato ed interventi con la nuova legge di Stabilità

Il Governo si appresta a fare i conti con un buco di 300 milioni di euro, ovvero la seconda rata – in scadenza a fine ottobre – della tassa da 500 milioni che con l’ultima legge di Stabilità è stata addossata alla filiera delle slot e delle videolottery. Secondo quanto apprende Agimeg da fonti istituzionali, al premier Renzi sarebbe stato comunicato che i concessionari non verseranno la seconda rata, facendo leva sia sui ricorsi amministrativi intentati, sia sugli impegni presi dallo stesso Governo. Il Tar Lazio – con una serie di ordinanze di metà luglio – ha preso tempo chiedendo a concessionari e Amministrazione di depositare ulteriori documentazioni (in particolare i Monopoli dovranno spiegare quanto la tassa incida sugli utili delle compagnie) e ha fissato una nuova udienza per il 21 ottobre, ovvero dieci giorni prima che scada il termine. Quindi verrà chiamata a pronunciarsi – tra le altre questioni – sulla richiesta di rinviare la questione alla Corte Costituzionale, dal momento che la tassa ha modificato radicalmente gli equilibri economici dei rapporti concessori. La Stabilità inoltre prevede che i concessionari paghino in prima persona la tassa, ma possano scaricarne parte del peso sugli altri soggetti della filiera. Sulla questione tuttavia sono intervenuti alcuni Tribunali civili, e in particolare quello di Roma ha affermato che le compagnie non possano imporre modifiche unilaterali a gestori e esercenti, ma solo risolvere i contratti con coloro che si rifiutano di sottoscrivere gli atti integrativi. In altre parole – stando a questa interpretazione – le concessionarie avrebbero poteri molto ridotti per ricondurre all’ordine gli altri soggetti della filiera.
Ed a questo proposito entrano in gioco gli impegni assunti dal Governo all’epoca del pagamento della prima rata. I primi 200 milioni vennero quasi integralmente anticipati dalle concessionarie (qualcuno dei quali ha potuto comunque contare sul supporto del resto della filiera che ha pagato la parte concordata con il concessionario stesso). Nel corso di una serie di incontri che si tennero a aprile per risolvere l’impasse, il Governo in cambio di questo sforzo si impegnò a ridisegnare la tassa intervenendo con il decreto sui giochi – previsto dalla delega fiscale – che doveva essere licenziato di lì a breve. In particolare, nel decreto si dovevano inserire i criteri per ripartire la tassa tra i vari soggetti della filiera. Com’è noto però il termine per varare il decreto è scaduto infruttuosamente a fine giugno.
Il Governo, sempre secondo quanto si apprende, non intende abbandonare il progetto di riordinare il comparto giochi, ma – visti i tempi lunghi – è intenzionato a inserire una serie di misure di carattere fiscale nella prossima legge di Stabilità. Per quanto riguarda la delega, sta valutando se riaprire i termini oppure presentare un disegno di legge ad hoc. In entrambi i casi però difficilmente il testo verrà varato prima del 2016, anche perché si deve risolvere la questione spinosa – che ha fatto naufragare il primo decreto – dei rapporti tra la filiera del gioco e gli enti locali. L’obiettivo è di arrivare a un’unica normativa nazionale in tema di apertura delle sale e distanze da luoghi sensibili come chiese e scuole in modo da superare l’attuale frammentazione. Di fatto ogni singolo Comune interviene in maniera autonoma, adottando spesso una disciplina del tutto differente da quelli limitrofi.
Già nella prossima legge di Stabilità, invece, dovrebbero essere inseriti una serie di interventi di carattere fiscale. Secondo quanto si attendono i concessionari, infatti, verranno apportati una serie di correttivi: oltre ai criteri di ripartizione, la tassa dei 500 milioni dovrebbe essere trasformata da un prelievo annuale in una una tantum. Il testo dovrebbe anche prevedere delle sanzioni per chi non dovesse pagare, intervento che nell’attuale disciplina non è previsto. Ma il testo dovrebbe anche risolvere una serie di questioni a lungo rimandate come il passaggio dalla tassazione sulla raccolta a quella sul margine. Insomma la questione è ancora aperta ed il Governo è atteso ad interventi risolutori per “correggere” l’errore di fine giugno, quando le riforme del Catasto e del settore giochi sono state di fatto cestinate. lp/AGIMEG