Giochi, Felici (dir. Agimeg) a Radio24: “Importante formare chi sta in prima linea. Evitare di ghettizzare l’offerta. Governo intervenga per riforma equilibrata del settore”

La formazione degli esercenti è il primo passo da fare per regolamentare l’offerta di gioco sul territorio. Il governo punta a ridimensionare la presenza in bar e tabacchi per concentrare gli apparecchi in sale dedicate, dove è più facile il controllo dei giocatori, ma soprattutto dove chi entra è consapevole di quello che trova. Un intervento a tutto tondo sul mondo del gaming italiano quello di Fabio Felici, direttore di Agimeg, che in diretta a Melog – cronache meridiane su Radio24 – Il Sole 24 ore, affronta la spinosa questione del gioco. “Formare chi sta in prima linea sarebbe il passo più importante da fare” sottolinea il direttore di Agimeg spiegando l’importanza della formazione per il contrasto al gioco d’azzardo patologico: “qui andiamo sul senso di responsabilità: se avessi un negozio e vedessi un ragazzo che esagera io interverrei. Ricordiamoci che il giocatore rovinato fa male a tutti”. Non si può negare che “le slot ormai sono diventate un elemento fondamentale per l’economia del negozio, ma questo non toglie che sia necessario una sorta di controllo”. Durante la trasmissione radiofonica ci si sofferma poi sul tema sale giochi; Felici spiega che “le sale giochi sono di fatto dei mini casinò. Quando ci si entra si è consapevoli che si sta entrando in una sala, si è consapevoli di quello che si trova. Diversa è la situazione nei bar: si potrebbe entrare per prendere un caffè ma poi sentirsi attratto dalla macchinette”. Con la proposta di ridurre fino all’azzeramento la presenza di apparecchi da gioco in bar e tabacchi per concentrarli in sale dedicate, “il governo vuole intervenire sugli inconsapevoli”. Parlando delle normative locali, il direttore di Agimeg rileva come in Italia ci siano “regolamenti comunali a macchia di leopardo su cui il governo sta cercando di intervenire. Basti pensare agli eccessi di Bergamo e della sua ordinanza denominata anti Gratta e Vinci, dove il sindaco ha vietato qualunque genere di gioco d’azzardo in città – fatta eccezione per Lotto, SuperEnalotto, Bingo e Totocalcio – in tre fasce orarie: 7,30-9,30; 12-14; 19-21. Per non parlare di tutti quei regolamenti ferrei sulle distanze dai luoghi cosiddetti sensibili. Quello che dice Baretta che si rischia di creare veri e propri quartieri a luci rosse, di ghettizzare il gioco è un rischio molto grosso. A chi è malato non fanno differenza pochi metri di distanza”. Parlando più nello specifico del fenomeno del gioco d’azzardo patologico, Felici rileva che “non esiste una dimensione della ludopatia perché non c’è uno studio unico. Ci sono studi diversi con una forbice molto ampia di dati diversi, finché non conosciamo l’impatto reale del fenomeno è difficile capire come affrontarlo”. Dopo alcuni interventi degli ascoltatori, il direttore di Agimeg ne approfitta per “sfatare subito un luogo comune: con la crisi di gioca di meno, non di più. Secondo i dati ufficiali dei Monopoli, la spesa media degli italiani è scesa negli ultimi anni. Non solo, ricordiamoci che anche il gioco è un’attività imprenditoriale come tante altre”. Per concludere, Felici rileva che “in un Paese fatto di squilibri serve una riforma equilibrata. Il governo deve intervenire tutelando i giocatori patologici e gli interessi erariali. Ricordiamoci che il proibizionismo non serve a nulla e nella storia non ha mai funzionato. La slot non è né un diavolo né la Madonna di Lourdes: mi auguro la riforma del settore possa vedere la luce evitando una caccia alle streghe”. dar/AGIMEG